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THE FAMILY REUNION

La mattina del mio compleanno mi svegliai a causa di una strana sensazioni sul viso: qualcosa di bagnato e appiccicoso mi stava inumidendo la guancia.

Senza aprire gli occhi, agitai le mani davanti al viso, cercando di scacciare la fonte di quella strana sensazione.

In quel frenetico agitarsi di mani, colpii qualcosa di piccolo e peloso.

Ma che diavolo...?

Un verso di dolore mi fece aprire di scatto gli occhi.

Due occhietti azzurri mi fissavano indignati.

Un gatto. C'era un gatto sul mio letto.

Sussultai dallo spavento e scivolai giù dal materasso, finendo rovinosamente per terra.

Sentii qualcuno scoppiare a ridere istericamente dietro di me, mentre cercavo di liberarmi dalle lenzuola ingarbugliate attorno alle gambe.

Mi alzai in piedi e osservai quella piccola palla di pelo, che saltava da un lato all'altra del letto, arcuando la schiena e soffiandomi contro.

Non poteva avere più di tre mesi, ed era adorabile mentre cercava di sembrare minaccioso.

«Ma cosa cavolo...»

La risata dietro di me si fece sentire di nuovo. «L'ho appena comprato e già stai cercando di ucciderlo.»

Mi girai di scatto al suono di quella voce familiare e per poco non lanciai uno strillo.

«Jensen!» Mi buttai fra le sue braccia aperte e lo strinsi a me, chiudendo gli occhi.

Lui ricambiò l'abbraccio, senza smettere di ridere. «Hey...»

«Oh, mio dio, mi sei mancato tantissimo!» Mi staccai da lui e sussultai, quando diedi una buona occhiata al suo viso.

Mi staccai e lo scrutai per bene.

Lo zigomo destro era gonfio e violaceo, un graffio gli segnava il sopracciglio sinistro mentre il labbro era chiaramente spaccato.

Espirai di scatto quando avvertii una morsa bloccarmi lo stomaco.

Jensen alzò un dito, in avvertimento. «No, non fare quella faccia, Danika! È stata solo una zuffa, te l'ho detto, sto bene.»

A me quello non sembrava il risultato di una semplice zuffa.

Sentii gli occhi inumidirsi. Perché non poteva semplicemente essere sincero con me?

«Jensen...»

«Penso che tu abbia steso il tuo regalo di compleanno.» mi sorpassò e si avviò verso il mio letto, dove il gattino si era acciambellato sulle lenzuola disfatte.

Sospirai e lasciai cadere la questione.

Quando riflettei meglio sulle sue parole ebbi un sussulto di sorpresa.

«Regalo di compleanno? Vuoi dire che è mio?» chiesi, emozionata.

Se il suo intento era quello di distrarmi, c'era riuscito benissimo.

Jensen fece un sorrisetto storto. «Certo che è tuo! Non l'ho mica comprato per me, sai che odio i gatti.»

Per poco non mi misi a saltellare dalla gioia.

Avevo sempre desiderato un animale domestico, ma mia madre ne detestava la maggior parte, per cui non ci era mai stato concesso di tenerne uno in casa.

«Mamma lo sa,» disse Jensen, come se mi avesse letto nel pensiero. «Ha detto che puoi tenerlo a condizione che non esca dalla tua stanza.»

«Oh, mio dio!» Urlai, correndo di nuovo ad abbracciarlo.

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