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THE ESCAPE (2)

Non appena arrivai di fronte la scuola di danza, mi accorsi che Max mi aspettava seduto sui gradini dell'ampia scalinata.

Non mi notò subito, e io colsi l'occasione per osservarlo senza che lui se ne accorgesse.

Avevo ormai rinunciato a definire con un unica parola lo stile di Max in fatto di moda, semplicemente perché cambiava ogni volta che lo vedevo.

Quel giorno, ad esempio, era tornato l'outfit eccentrico che gli avevo visto indossare sul tetto della biblioteca.

Ai piedi calzava un paio di Vans scoordinate; la destra di colore giallo, la sinistra verde.

Sorrisi. Quello era decisamente l'abbigliamento che più gli si addiceva.

Ai jeans neri aveva abbinato una maglia a maniche lunghe con sopra stampata la scritta: I LOVE FICTIONAL CHARACTERS MORE THAN REAL PEOPLE. *

Ridacchiai e mi avvicinai a lui. «Bella maglietta.»

Max girò di scatto la testa verso di me. Un ampio sorriso gli illuminò il volto quando mi vide e si affrettò ad alzarsi.

«Vorrei ben dire, la frase l'ho scritta io.»
Osservandolo meglio, restai sorpresa nel constatare che portava degli occhiali da vista.

Un improvviso senso di familiarità mi fece sussultare. Avevo l'impressione di averlo già visto mentre li indossava, come in un déjà vu.

Ma sapevo che era impossibile.

Inclinai la testa. «Non sapevo portassi gli occhiali.»

Che domanda idiota.

C'erano un sacco di cose che non sapevo di Max.

«Di solito metto le lenti a contatto, ma non sono riuscito a trovarle. Sospetto che quello stronzo del mio amico JJ me le abbia spostate.» Il suo sorriso si fece rassegnato. «Si diverte a rubarmi le cose quando è ubriaco.»

Sentii uno strano calore alla bocca dello stomaco.

Seppur insignificante, quel piccolo aneddoto sulla vita di Max mi fece sorridere.

Ogni volta che mi raccontava qualcosa su di se, o sulla sua routine quotidiana, mi sembrava di conoscerlo un po' meglio.

Ero certa che non ne avrei mai avuto abbastanza.

«Allora, qual è il piano Miss Holmes?»

Gli indicai il borsone di danza che mi pendeva dalla spalla. «Devo posare questo negli spogliatoi e pregare che nessuno mi veda. Non potevo lasciarlo a casa, mia madre l'avrebbe notato di sicuro.»

Max fece schioccare la lingua. «Ah, Danika. Non ti facevo proprio una fuorilegge. Dai, andiamo, l'autobus per North Cambridge parte tra dieci minuti.»

Max iniziò a salire le scale, ma si bloccò di colpo quando gli posai una mano sul braccio.

Sentii la pelle iniziare a formicolare nel punto in cui lo stavo toccando.

Il suo sguardo risalii lentamente dalla mia mano verso il viso, fino a posarsi sui miei occhi.

Il verde delle sue iridi era diventato più chiaro, luminoso, quasi ipnotico da guardare.

Avvertii ogni parte di me squagliarsi sotto il calore del suo sguardo e dovetti faticare per riprendere il controllo dei miei polmoni.

Provai il bizzarro impulso di scappare, ma allo stesso tempo sentii il bisogno di avvicinarmi di più a lui.

Perfect DaughterWhere stories live. Discover now