Capitolo 5

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Mi incamminai verso il campus nel primo pomeriggio, avrei dovuto frequentare la lezione di storia se volevo sperare di passare quell'esame. La professoressa Sanders era molto puntigliosa, ma amavo la sua materia. C'era qualcosa di magico nell'immaginare persone come me che millenni prima avevano portato a termine imprese gloriose e che avevano combattuto per conquistare il mondo: a volte mi immaginavo come sarebbe stata la mia vita calata nelle usanze e nei costumi di qualche popolazione vissuta in epoche antiche. Quando ne parlavo con Abe o con Keri mi prendevano in giro ridendo come matti, dandomi della svitata. Li lasciavo fare, sapendo che non era loro intenzione ferirmi. Del resto sono sempre stata una con le sue stranezze, una tipa tra le nuvole, ecco. Nonostante questo non mi dispiaceva essere così.

Passai dalla caffetteria: non avevo alcuna intenzione di andare a lezione senza una buona dose di caffeina. Abe era ancora nei miei pensieri. In questo momento doveva essere a casa. Anche se suo padre sarebbe stato al lavoro fino a sera, sapevo che per lui era davvero difficile stare in quella casa da quando sua madre, Myranda, era morta. Lucas non era certamente di grande aiuto: era sempre stato schivo. Con Abe non aveva un buon rapporto, soprattutto da quando la situazione si era fatta più difficile. Non mi era mai stato molto chiaro tutto quell'astio che Lucas provava verso Abe, ma alla fine ero giunta alla conclusione che probabilmente non si erano mai confrontati tra loro sulla perdita della madre. Tutto quel silenzio li aveva allontanati e resi duri nei confronti l'uno dell'altro. Quando il padre si ubriacava e perdeva le staffe Lucas se ne infischiava, facendosi i fatti suoi, mentre Abe cercava sempre di convincerlo a smettere, di fargli capire che le cose potevano andare diversamente. E finiva per pagare cara la sua insistenza.

Una ragazza bionda mi porse la tazza di carta contenente il caffè. Sembrava insofferente nell'attesa di ricevere i soldi, che alla fine trovai sul fondo dello zaino, porgendoglieli.

Salutai con un cenno frettoloso per poi uscire. Mi mescolai agli studenti che si dirigevano verso l'edificio principale, lasciando liberi i pensieri.

In classe presi posto a metà dell'aula, tirando fuori il blocco degli appunti e scrivendo la data sul lato superiore del foglio. L'immagine di Abe nella mia cucina, con solo i jeans addosso e i capelli umidi, comparve fugace nella mia mente. La scacciai con un gesto stizzito.

"Sono disposto ad offrirti un caffè pur di sapere a cosa stavi pensando." Mi disse Jude allegro, sedendosi nel posto vuoto accanto al mio. Di solito prendeva posto in terza fila, accanto a una tipa tanto bella quanto antipatica. Lo guardai un po' smarrita per qualche secondo, poi gli mostrai il bicchiere, ormai vuoto, del caffè.

"Per oggi ho già dato con la caffeina." Liquidai così la domanda inopportuna. "Miss America non sentirà la tua mancanza?" domandai un po' acida indicando con la penna la bellona della terza fila.

"Sembra quasi che tu sia gelosa, Becky." Ridacchiò lui, estraendo il manuale dallo zaino.

"Oh, no. Tutt'altro." Mi affrettai a ribattere. "Mi dispiace per lei, poverina, ci sta guardando con odio." Dissi a mezza voce, accorgendomi che la professoressa aveva varcato la soglia e il silenzio si stava diffondendo.

Ripensai alle teorie di Keri sull'ipotetica cotta di Jude per me, ma poi mi concentrai sulla lezione. Non avevo intenzione di perdere il mio tempo dietro a queste sciocche congetture. Perché erano congetture. Io non attiravo quel tipo di ragazzi, quelli con gli occhi chiari e un fisico da paura.

Alla fine della lezione mi diressi di fretta verso l'uscita, avevo in programma di fare un salto in biblioteca prima di tornare a casa. Jude mi affiancò nel giro di pochi minuti.

"Dove scappi?" mi domandò con un sorriso smagliante. Doveva aver fatto una corsa per raggiungermi, ma non potevo saperlo con certezza, dato che era un giocatore di football e in quanto tale una semplice corsetta non lo avrebbe di certo messo in affanno.

"Biblioteca" risposi molto sinteticamente, abbassando lo sguardo e continuando a camminare rapida.

"Oh, wow. Non stacchi mai un attimo." commentò, mostrandosi sorpreso.

"Non sei l'unico a dover consegnare quella tesina, Jude." Gli dissi un po' infastidita dal suo modo di pressarmi, per poi rimproverarmi mentalmente. Sembravo davvero antipatica e non era questo che volevo mostrare a Jude. Ero solo imbarazzata e non sapevo come affrontarlo.

Alzò le mani, in segno di resa. "Colpito e affondato!" esclamò divertito, continuando però a seguirmi. "Ti va di uscire una di queste sere?"

Rimasi un po' stupita. Balbettai qualcosa di incomprensibile: "Mah, io... Beh, ecco...".

Non sapevo cosa rispondere e mi affannavo nella ricerca di parole adatte ad una proposta fatta così a bruciapelo.

Jude era un bel ragazzo, non mi aspettavo di piacergli davvero. Insomma, non mi ero mai considerata una gran bellezza e non pensavo minimamente di poter interessare ad un tipo come lui.

Lui approfittò della mia titubanza e non lasciò che finissi la frase. "E' perfetto! Passo a prenderti domani sera!" Concluse, allontanandosi veloce e disperdendosi tra la folla.

We were friendsWhere stories live. Discover now