Capitolo 13

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Il diploma di Abe si sarebbe tenuto il giorno prima del mio esame di storia. Avrei dovuto regolarmi e non fare troppo tardi, anche se a quanto pareva non era esattamente l'intenzione di Keri, convintissima che una festa non sarebbe stata tale senza stravizi e senza fare le ore piccole. Ero riuscita almeno in parte a ridimensionare le sue aspettative rispetto ai vari festeggiamenti per quella giornata e dovevo ammettere che fosse già un risultato. Ad essere onesti, ero tesa come una corda di violino: innanzitutto ero ansiosa di fare un tentativo per aggiustare le cose tra me e il mio migliore amico, ma ero anche emozionata per questo traguardo, sapevo che per lui era davvero importante.

Finalmente le temperature erano aumentate, così optai per indossare un vestitino blu elettrico e un paio di ballerine, limitando il trucco ad un po' di mascara e lucidalabbra.

Dato che non avevo l'auto, prendemmo quella di Keri e fummo in città in meno di due ore.

Il prato sul retro della scuola era stato riempito di sedie pieghevoli di legno, mentre in fondo, dalla parte dell'edificio, era stato allestito il palco per la consegna dei diplomi. I ragazzi dell'ultimo anno erano tutti pronti al grande momento, emozionati nella loro tunica blu cobalto. Tra loro individuai il mio migliore amico, che se ne stava silenzioso in disparte. Mi ero guardata intorno e non avevo visto né suo padre, né Lucas. La rabbia aveva già iniziato a ribollirmi dentro. Ero indignata per questo loro atteggiamento di disinteresse che stavano dimostrando. Non meritavano un figlio e un fratello come Abe. Mi avvicinai, per fargli vedere che io c'ero. Quando mi vide il suo sguardo si illuminò. E il mio anche. Il cuore iniziò a battere all'impazzata, come se non fossi abituata a vederlo. Mi stupii di non essermi mai resa conto di cosa significasse per me averlo accanto. Gli sorrisi dolcemente.

"Ciao Abe." Lui si mise una mano sulla fronte, per ripararsi dalla luce del sole.

"Ciao Becky." rispose, senza aggiungere altro.

"Sono qui con Keri, ti saluta; è laggiù, la vedi?" lui annuì. "Sei emozionato?" domandai.

"No, solo non vedo l'ora che sia finita." Mi sembrava stanco.

"Sei un grande. Sono così orgogliosa di te. Se riesco ti farò un sacco di foto, quindi cerca di sorridere." mi raccomandai. Abe annuì, poi il preside iniziò a parlare al microfono, così mi allontanai per tornare al mio posto.

Quando chiamarono Abe io e Keri urlammo come pazze, lei batteva le mani e io scattavo foto a non finire. In qualcuna riuscii anche a rubare un timido sorriso di Abe, ma i suoi occhi erano terribilmente tristi e io ero insofferente. Avrei fatto qualsiasi cosa per renderlo felice, volevo saltare sul palco e abbracciarlo, dirgli che io ci sarei sempre stata per lui. Invece io avevo rovinato le cose rifiutandolo, e ora lui mi teneva lontana. Potevo dargli torto?

Cercammo, ad ogni modo, di festeggiare al meglio, anche se ero ancora profondamente indignata per l'assenza di suo padre e di suo fratello. Feci finta di nulla solo perché quella era la giornata speciale di Abe e non avrei permesso a ciò che rimaneva della sua famiglia di rovinarla. Avevamo trascorso il pomeriggio insieme al parco, passeggiando e prendendo un po' di sole distesi sopra ad un vecchio lenzuolo che aveva Keri nel bagagliaio della sua auto. Avevo risparmiato per potergli offrire la cena e gli avevo fatto confezionare una torta spassosissima, con una sua foto buffa posizionata al centro. Alla fine della cena, fra una bevuta e l'altra, eravamo parecchio su di giri. Keri si assentò un attimo per andare al bagno a sistemarsi il trucco, così ne approfittai per dare a Abe il mio regalo. Lui lo scartò lentamente, nonostante la curiosità. Si stava godendo quel momento, ne ero contenta. Quando estrasse il dono dalla scatola rimase senza parole. Era un portafotografie pieno di spazi, in cui avevo messo fotografia di noi due, fin da piccolissimi. Nella prima istantanea eravamo nel recinto della sabbia, a tre anni. Lui teneva la paletta e io cercavo di rovesciare un secchiello più grande di me. L'ultima foto invece ci ritraeva davanti all'albero di Natale, mentre indossavamo dei cappelli da Santa Claus e facevamo un'espressione buffa. Lui percorse con il dito tutte le foto, una ad una, rivivendo i momenti immortalati sulla pellicola e incastonati sotto al vetro, mentre la sua espressione cambiava di continuo, in preda all'emozione. Cercò di non guardarmi negli occhi. Lo capivo, a me veniva da commuovermi solo al pensiero.

"Grazie" mormorò confuso, per poi abbracciarmi a lungo, stringendomi quasi fino a togliermi il respiro. Io ricambiai quella stretta cercando di trattenere le lacrime di commozione.

Quando Keri tornò al tavolo gli diede il suo regalo, stemperando la tensione. Abe estrasse dalla carta da pacco un orsacchiotto in tenuta da diploma che diceva "Congratulazioni!" spingendo sulla pancia. Lo facemmo parlare più volte, ridendo insieme.

Lo riaccompagnammo a casa e scesi dall'auto per salutarlo.

"Congratulazioni Abe. Sono tanto, tanto orgogliosa di te." Lo abbracciai forte nuovamente e lui fece lo stesso con me.

"Io... Non so come ringraziarti Becky." Gli diedi un buffetto sulla spalla.

"Non devi ringraziarmi, tu hai fatto lo stesso per me." Lo salutai, allontanandomi verso l'auto. Poi Keri mise in moto e partì.

We were friendsOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz