Capitolo 28

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Per qualche ora non avevo pensato ad altro che a rilassarmi e divertirmi con la mia migliore amica, era stato davvero rigenerante. In auto, al ritorno, ridevamo come pazze, facendo battute stupide e inebriandoci di quel divertimento privo di ombre.

Tutto prese una piega inaspettata quando Keri iniziò a rallentare, ormai giunta davanti a casa. La sentii mormorare appena: "Oh-oh... guai in vista!" La guardai con aria interrogativa, poi, osservando in che direzione puntava il suo sguardo, mi accorsi di Jude, in piedi dall'altra parte della strada, appoggiato alla sua automobile.

"Vuoi che resti?" domandò lei, voltandosi a guardarmi apprensiva. Aprii lentamente lo sportello, mentre decidevo il da farsi. La guardai convinta.

"Vai, tranquilla. Me la caverò." Appoggiai la borsa davanti al cancello di casa e salutai Keri mentre ripartiva lasciandomi ad affrontare Jude, che ora mi fissava determinato.

Era arrivato il momento di chiarire, ma era meglio così. Presi un respiro profondo ed espirai per scacciare la tensione, mentre lui si avvicinava a me, attraversando la strada.

"Ciao, Jude" dissi, cercando di mantenere lo sguardo nei suoi occhi fieri.

"Avresti dovuto chiamarmi" mi disse diretto, senza girarci intorno. Deglutii, giocherellando con i laccetti del mio vestito leggero. Un brivido mi percorse la schiena.

"So che avrei dovuto dirtelo di persona, mi dispiace molto di non averne avuto il coraggio. Volevo anche io che funzionasse, sei un bravo ragazzo Jude, ma io...non mi sento pronta." dissi, cercando di spiegare.

"Ovviamente mi aspettavo che almeno me lo dicessi di persona. E poi cosa vuol dire che non ti senti pronta? Pensavo che ricambiassi...cosa significa? Perché questo cambiamento improvviso?" domandò, insistente.

"Non sono pronta per una storia." Ribadii. "Pensavo che avrei potuto...con te. Insomma, ci trovavamo bene, ma mancava qualcosa. Non mi sembra giusto illuderti ancora."

Lui provò ad ascoltare, ma le mie scuse dovevano sembrargli banali, perché lo vedevo innervosirsi ogni momento di più.

"Ma che cosa stai dicendo? Perché non parli chiaramente? Sembra che tu non voglia spiegarmi davvero! Non posso accettare queste quattro parole di giustificazione, non significano niente! Cosa dovrei pensare?" Disse visibilmente arrabbiato, come non lo avevo mai visto. Non mi piaceva il modo in cui mi incalzava.

"Non intendevo offenderti. Voglio solo dire che non può funzionare, ok?" gli spiegai, sperando che gli bastasse sentire questo.

Mi si avvicinò in un modo che mi mise in allarme. Sentivo la sua aggressività e mi faceva paura. "Ma sarà pur successo qualcosa? Non sarai una psicopatica! Un giorno ti svegli e capisci che non puoi stare con me? Mi sembra una cazzata, Becky." Scossi la testa, senza sapere cosa rispondere.

"C'è un altro?" mi domandò allora, colto dal sospetto.

"Ma che cosa stai dicendo?" risposi indignata. "Non c'è nessun altro. Ma non puoi esserci nemmeno tu. Non mi sento di stare con qualcuno, non ora, non con te, Jude." Dissi fredda, cercando di allontanarmi dalla sua vicinanza così invasiva.

"Non ho ancora finito!" mi gridò, vedendo che mi allontanavo.

"Abbassa la voce" sibilai, arrabbiandomi. "Non aggredirmi così, sto cercando di spiegarti come stanno le cose." Aggiunsi. Ero tesa come una corda di violino. Sentivo i muscoli contrarsi e tremavo, percorsa da una scarica di adrenalina.

"C'è qualche problema?" Entrambi ci voltammo, stupiti di essere stati interrotti. A pochi passi da noi, Abe fissava Jude con aria di sfida, i pugni stretti, lo sguardo carico di ostilità.

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