Capitolo 6

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Quando varcai l'uscio di casa vidi subito le valigie di Keri. Appoggiai tutto alla rinfusa sul tavolino del salotto e la chiamai. Invece di rispondermi lei corse dall'altra stanza per raggiungermi e mi si aggrappò al collo. Risi cercando di togliermela di dosso.

"Keri, per favore, fammi respirare! Anche io sono contenta di vederti." Ancora ridendo la spinsi, buttandola sul divano.

"Sono troppo contenta di essere qui con te!" mi disse raggiante "E sono giorni che non faccio altro che mangiare! Dovevo tornare per forza. Allora? Raccontami tutto! Che hai fatto senza di me in questi giorni?".

La assecondai, raccontandole i fatti principali, prima di Abe e poi di Jude. Lei mi ascoltò con molta attenzione fino alla fine, poi incrociò le braccia, trafiggendomi con uno sguardo presuntuoso.

"Becky Thompson, tu sei la donna del tutto-o-niente! Cosa ti avevo detto? Cadono tutti ai tuoi piedi!" poi scoppiò a ridere, e la sua voce squillante invase la casa.

Da una parte su Jude dovevo darle ragione, ma su Abe avevo le mie riserve. E comunque non me la sentivo di assecondare né uno né l'altro, lei lo sapeva bene. Misi il broncio, facendomi pensierosa.

"Oh, Becky! Ma perché non ti lasci andare? Hai solo diciannove anni, è ora che tu ti diverta un po'!" La guardai non troppo convinta. "Hai detto di sì a Jude, spero! E poi è così carino!" strinse a sé un cuscino, con lo sguardo trasognato.

"Beh" borbottai "non me ne ha dato il tempo, ha detto che viene a prendermi domani sera."

Lei lanciò il cuscino per aria con un urlo di gioia. "Dobbiamo festeggiare!" esclamò alzandosi.

"Ti prego, vieni anche tu con noi! Non voglio uscire da sola con lui!" mi lagnai.

"Non se ne parla." Disse categorica, scuotendo la testa energicamente. Poi sembrò ripensarci su "A meno che lui non abbia un amico super figo da presentarmi! In quel caso potrei decisamente ripensarci...!" confessò, con l'espressione più buffa che le avessi mai visto fare.

Passammo il resto della serata a chiacchierare. Mi stordì con i racconti delle sue giornate a casa, dei suoi genitori e della sorella minore. Io la lasciai fare, mi piaceva il suo chiasso festoso, era sempre allegra e positiva: mi aiutava a staccare dai pensieri che ora affollavano la mia testa.

A metà serata crollò addormentata sulla mia spalla, mentre eravamo comodamente appostate sul divano. La scossi leggermente.

"Sei stanca eh?" nel sentire quelle parole sorrise stiracchiandosi, ancora mezza assonnata.

"Sarà meglio che vada a farmi una bella dormita." Ammise, sparendo nella sua stanza in breve tempo.

Erano le undici di sera e ancora di Abe nessuna notizia. Sapevo che quando era in crisi non amava farsi vedere da me. Era abituato a mostrarsi forte, sempre pronto a sostenere me, mai a cercare il conforto. Ma io stavo comunque in pensiero e non riuscivo a lasciarlo in pace per troppo tempo. Mi misi comoda a letto, con l'intenzione di leggere un po' prima di dormire. Guardai lo schermo del cellulare, ancora niente. Così iniziai a digitare. Abe Tyler. Se non mi dici come stai e come sta andando mi costringerai a partire per venire lì in men che non si dica. Non farmi stare in pensiero. Lo spedii senza pensarci troppo, era ora che mi dicesse come stavano le cose. La sera prima era stata un inferno e non volevo lasciarlo solo. La risposta giunse in poco tempo: Per fortuna l'ho letto subito, non vorrai venire qui ad annoiarmi! Sto bene sciocchina. Ti ringrazio.

Sorrisi, un po'sollevata. Non sparire. So quello che stai passando piccolino. Premetti sul tasto di invio. La risposta arrivò in poco tempo: Vecchia zitella. Se non la smetti con quel soprannome ti farò talmente tanto solletico da metterti ko! Ridacchiai tra me e me. Ci scambiammo qualche altro messaggio scherzoso, poi mi addormentai, senza riuscire nemmeno ad aprire il libro. 

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