Capitolo 35

134 12 19
                                    

Uscii a fatica, facendomi strada tra la folla di gente che sembrava inchiodata al pavimento. A furia di sgomitare raggiunsi la porta, che era già spalancata. Lasciai l'appartamento e mi fiondai giù per le scale, guardandomi intorno in cerca di Abe.

Uscita dall'edificio il buio mi rallentò nel mio intento. Dovevo abituarmi alla poca luce per poter distinguere le cose intorno a me.

"Abe!" chiamai, sperando che mi rispondesse. Mi aggirai rapidamente nei dintorni del giardino, poi uscii sulla strada, percorrendo qualche metro in una direzione, senza risultati. Ripercorsi la stessa distanza verso casa, ma di Abe nessuna traccia. Le scarpe con il tacco erano una vera tortura ed ero piena di frustrazione e tristezza.

Tornai verso la festa con aria mesta e le lacrime che spingevano agli angoli degli occhi. Volevo andarmene, ma non avevo intenzione di lasciare Keri da sola, anche se probabilmente se la stava cavando alla grande anche senza di me.

Rientrai nel giardino, dove non c'era quasi nessuno, tranne un paio di persone che fumavano in un angolo accanto all'ingresso.

Poi lo sguardo mi cadde più lontano e vidi quella sagoma, vicino agli alberi. Mi avvicinai incerta, pensando che potesse trattarsi di Abe. Chiamai ancora il suo nome, sperando in una risposta che non giunse. Feci ancora qualche passo in quella direzione, cauta. Più mi avvicinavo, più il profilo mi sembrava familiare. Infine lo riconobbi. Era lui. Se ne stava appoggiato al tronco di un albero, con una bottiglia tra le mani.

"Abe." Dissi senza riuscire ad aggiungere altro. Lo raggiunsi maledicendo i tacchi alti ad ogni passo. "Che ci fai qui?" domandai, desiderando ardentemente che mi rispondesse. "Ti ho seguita. Ero sotto casa tua e non te ne sei neanche accorta! Stavi correndo da lui, eh?" disse sprezzante. "Senti, non è come pensi. Non c'è niente tra me e Jude. Siamo solo amici, ora."

"Perché mai adesso mi mettevo a dare spiegazioni?" Mi domandai inferocita.

"Non mi interessa" biascicò lui, evidentemente ubriaco.

"Vedo che hai bevuto..." constatai rattristata.

"Cos'è, sei qui per fare la maestrina?" mi chiese velenoso, attaccandosi alla bottiglia con aria di sfida.

"Ma che dici? Senti, ti ho scritto diversi giorni fa, non mi hai mai risposto..." mi faceva paura il suo tono, così astioso.

"Beh, ero impegnato. E comunque vedo che ti davi da fare con quel tipo." Mi avvicinai, volevo vederlo meglio mentre gli parlavo. Quando gli fui più vicina però mi pentii di non essere stata più distante. Aveva lo sguardo più triste che gli avessi mai visto.

"Abe, non dire così. Non è vero." Dissi con la voce incrinata dal pianto. "Perché mai adesso ti sei messo a bere in quel modo?" gli domandai.

"Cazzo, Becky. Perché?" mi domandò con una nota di disperazione nella voce. Mi prese per un polso, avvicinandomi a sé. "Me ne frego di tutto, Becky, ma c'è una cosa che non posso ignorare..." disse con affanno, fissandomi negli occhi "Io ti voglio. E tu stai con quell'idiota." Rabbia e disperazione si mischiavano nelle sue parole, insieme agli effetti dell'alcol. Mi lasciò andare, come se l'ondata di rabbia lo avesse abbandonato di colpo, lasciando spazio ad un vuoto triste e cupo. Gli presi una mano, mentre con l'altra gli tolsi la bottiglia dalle mani, buttandola un po' lontano da noi.

"Abe. Non sto con Jude. Lo sai. Se mi conosci almeno un po', sai che non ti direi una bugia. Hai solo visto una parte di quello che è davvero successo. So che sei arrabbiato con me, ma non sei l'unico che ha bisogno di tempo per capire. Credi che per me sia una passeggiata? Eri con quella tipa, al centro commerciale. Che cosa devo pensare?" gli domandai cercando risposte.

We were friendsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora