Capitolo 23

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Era l'alba. Sentivo il cinguettio degli uccellini provenire dal giardino, mentre il sole faceva già capolino, illuminando con la luce chiara del mattino la mia stanza.

Mi trascinai fino al bagno: avevo bisogno urgente di una doccia che lavasse via tutto quanto.

Ora dovevo cercare di capire cosa fare. Restai un pezzo sotto il getto forte dell'acqua, lasciando che mi rinvigorisse un po' alla volta. I miei occhi fissarono il quadrante dell'orologio appeso alla parete. Ero stata sotto l'acqua per quasi un'ora.

Alla fine uscii senza osare guardarmi allo specchio e mi diressi a passi lenti verso la mia stanza. Quando varcai la soglia per poco non mi venne un colpo.

"Becky Thompson, cosa diavolo combini?" mi chiese Keri, aggredendomi con tono isterico.

Realizzai di non averle mandato l'ultimo messaggio, ma non capivo bene di che cosa stesse parlando.

"Ho chiamato fino a mezz'ora fa e tu non hai risposto. Quando sono arrivata tua madre mi ha raccontato di ieri sera, di come sei rientrata in quel modo... e..." cercò di darsi una calmata "Dio, Becky. Perché non mi hai detto niente? Cosa è successo piccola?" disse dolcemente, guardandomi evidentemente preoccupata.

Presi posto sul letto, al suo fianco. Le raccontai di Abe, di come avevo reagito e della mia nottata. La vidi commuoversi, mentre si allungava verso di me per stringermi forte.

"Vedrai, sistemeremo tutto." Mi disse con sicurezza, alzandosi dal letto. "Ora però abbiamo bisogno di una colazione con i fiocchi! Non sei d'accordo?" chiese allegra, trascinandomi al piano di sotto. Mia madre aveva già preparato la colazione anche per lei. Cercai di ridimensionare l'accaduto, i miei sentimenti e ragionai sul da farsi. Per ora non volevo fare nulla. Avrei semplicemente aspettato, non volevo precipitare le cose.

Corsi a prendere il telefono, vidi le chiamate di Keri, i suoi messaggi preoccupati. C'erano anche diverse chiamate di Jude e un paio di messaggi. Avevo fatto preoccupare anche lui. Lo richiamai, cercando di rassicurarlo, spiegandogli che avevo dimenticato il telefono silenzioso e che mi ero addormentata presto.

Sembrò credere alle mie parole, così mi rilassai. L'ultima cosa che mi serviva era che Jude si preoccupasse per me.

Keri passò quella giornata insieme a me, era il solito portento nel distrarmi e farmi ridere.

Dopo cena mi abbracciò forte.

"Sei sicura? Se vuoi posso restare per questa notte." Mi chiese scrutando il mio sguardo.

"No, Keri, non è necessario, ora sto bene." Lei sembrò soddisfatta. Ero felice di averla rassicurata, non mi piaceva che si preoccupasse troppo per me.

Poco dopo mi accorsi che il tempo stava cambiando: i tuoni erano sempre più forti, segno che stava per arrivare un temporale.

Rimasi per un po' a guardare fuori dalla finestra, avvistando qualche fulmine in lontananza e godendomi l'affascinante spettacolo.

Non avendo chiuso occhio la notte precedente ero talmente stanca che mi buttai presto a letto, pregando che per una volta i miei pensieri non tornassero a farmi visita. Tenni accesa l'abat-jour per farmi compagnia, mentre avvolta nel lenzuolo cercavo le parole giuste da scrivere a Jude per la buonanotte.

Inevitabilmente sentivo di non essere coinvolta al cento per cento. Mi dispiaceva, perché Jude era un bravo ragazzo, sapevo che stravedeva per me. A peggiorare le cose c'era il fatto che, anche se la cosa mi faceva sentire una totale sfigata, non avevo mai avuto un fidanzato e non sapevo cosa avrei dovuto provare. Magari l'amore era proprio così. Attrazione e fascino, un po' di attenzioni e un sincero interesse. Però l'emozione travolgente e quella sensazione di farfalle allo stomaco di cui tanto si parlava, non le avevo provate davvero per lui. Con Abe invece... Mi censurai, costringendomi a non pensarci, dopotutto aveva ragione Keri: se non avessi vissuto quella storia con Jude non avrei capito dove mi avrebbe portato.

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