Capitolo 34

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Keri ormai aveva un solo pensiero fisso. La festa d'autunno era diventata la sua ragione di vita. Aveva comprato tre vestiti nuovi, anche se probabilmente alla festa ne avrebbe indossato uno di quelli che aveva già.

Tornai dalla libreria talmente stravolta che l'idea di andare ad una festa non mi esaltava affatto. Tuttavia avevo fatto una promessa a Keri, non mi potevo tirare indietro. Non le avrei mai fatto questo torto. Lei era sempre stata presente per me, era arrivato il momento di ricambiare. Dopotutto era una festa, che male poteva farmi?

Mi buttai sotto il getto caldo della doccia, cercando di lavarmi via la tensione e lo stress. Avevo bisogno di rigenerarmi per essere al top. Keri aveva acceso la musica a tutto volume, creando l'atmosfera perfetta per caricarsi. Si aggirava per la casa saltellando qua e là e cantando a squarciagola. La adoravo per la sua esuberanza. Mi trasmetteva energia e ne avevo un disperato bisogno. Dopo numerosi consulti, finì per indossare un vestito aderente nero con una cintura alta color bronzo che le fasciava la vita. La guardai ammirata camminare sicura sui tacchi. Era meravigliosa, anche senza trucco: avrebbe sicuramente spezzato molti cuori quella notte. Una volta deciso il suo outfit ci dedicammo al mio, che però fu decisamente meno appariscente, sebbene elegante.

Un paio di jeans neri attillati e una camicetta di raso azzurro. E per completare il tutto un paio di scarpe con un tacco discretamente alto, che Keri mi costrinse ad indossare non senza dover insistere parecchio. Lasciai i miei lunghi capelli sciolti, in modo che le ciocche mosse ricadessero morbidamente sulle spalle. Aiutai Keri a ritoccare il trucco, sfumando l'ombretto nero sulle palpebre.

Alla fine, dopo qualche ora di preparativi sembravamo pronte per una sfilata di moda più che per una festa universitaria, dove forse l'eleganza era l'ultima cosa presa in considerazione, dopo copiosi litri di birra alla spina e musica a tutto volume.

La festa non era molto lontana da casa. Era stata organizzata nell'appartamento di uno dei giocatori della squadra di football, un certo Kevin Marshall, mai visto in realtà, ma a Keri non sembrava un dettaglio così rilevante.

Non stava più nella pelle. Facemmo una passeggiata fino a raggiungere l'edificio, dal quale arrivava già il rumore della musica a tutto volume. Seguimmo un gruppetto di ragazzi e ragazze, chiaramente giunti per il nostro stesso motivo.

Una volta entrati fummo accolti da un chiasso incredibile e da una folla notevole, dalla quale emerse un tipo muscoloso che ci offrì subito una birra a testa. Guardai Keri smarrita, afferrando il bicchiere.

"Dai, andiamo da quella parte, c'è meno ressa!" mi gridò in un orecchio, cercando di farsi sentire. Raggiungemmo un punto in cui c'era meno gente e ci guardammo intorno curiose. Guardai verso il divano dall'altra parte della stanza e mi parve di vedere Abe. Distolsi lo sguardo, incredula, per riguardare, constatando che probabilmente avevo avuto un'allucinazione. Bevvi un lungo sorso di birra, preoccupandomi per la mia precaria salute mentale. La serata non stava promettendo bene ed era appena cominciata. Improvvisamente mi sentii chiamare e trasalii, presa alla sprovvista. Jude mi sorrise, sembrava quasi sorpreso di vedermi. Indossava una camicia a maniche lunghe arrotolate, sopra un paio di jeans scoloriti. Anche lui aveva un bicchiere di birra in mano, ma il suo modo di fare disinvolto suggeriva che non fosse il primo.

"Becky, non pensavo che saresti venuta! Ti piace la festa?" chiese con un tono molto allegro. Sorrisi imbarazzata.

"Sì, carina." Dissi non troppo convinta.

"Ti stai annoiando?" mi chiese facendomi l'occhiolino.

"Veramente non mi sto annoiando, c'è Keri..." le parole mi morirono sulle labbra, quando vidi Keri dalla parte opposta della stanza che mi faceva segni per comunicarmi che era sul punto di lavorare sul ragazzo carino, l'unico motivo che ci aveva condotte alla festa.

"Beh insomma, non mi sto annoiando" dissi, piuttosto seccata. Un improvviso flusso di gente ci spinse verso la cucina, piena di bicchieri e bottiglie mezze vuote. Jude sembrava non avere molta intenzione di lasciarmi perdere, così cercai di intavolare un discorso. "Non c'è Philip?" domandai, portandomi il bicchiere alle labbra, giusto per ingannare il tempo.

"Penso sia qui da qualche parte, avrà trovato qualche ragazza carina.." mi spiegò noncurante.

"Capisco..." dissi senza troppo interesse. Lui si avvicinò, abbracciandomi goffamente. "Sono davvero contento che tu mi abbia perdonato! Saremo buoni amici, te lo prometto!" disse entusiasta.

Cercai di divincolarmi dalla presa, scuotendo la testa sorpresa da quella manifestazione di affetto così goffa. Ma quando alzai lo sguardo oltre la spalla di Jude, vidi Abe che ci fissava, non troppo lontano. Questa volta non potevo sbagliarmi: era lui. Quando si accorse che lo avevo visto si allontanò a grandi passi verso l'uscita. Rimasi immobile per qualche secondo, pensando rapidamente a cosa avrei dovuto fare. "Scusami Jude, devo andare!" Pronunciai queste parole in tutta fretta, per poi precipitarmi fuori dalla stanza.

We were friendsWhere stories live. Discover now