Capitolo 24

143 15 12
                                    

Quando uscì rassegnato dalla porta di casa mia, mi affrettai a pulire le tracce d'acqua: non desideravo affatto che i miei genitori potessero farmi il terzo grado in proposito.

Avevo dovuto combattere contro me stessa per non cedere, per non tenerlo tra le mie braccia per tutta la notte, per non prendermi cura di lui e asciugargli i capelli fradici per la pioggia. Deliberatamente avevo deciso di negarmi la gioia di saperlo al sicuro, al mio fianco. E probabilmente lo avevo fatto perché il dolore era ancora troppo forte per concedergli il mio perdono. O forse perché sei semplicemente una sciocca, mi rimproverai mentalmente, salendo le scale per rifugiarmi nuovamente nella mia stanza. Ancora troppe cose erano da chiarire, nell'ultimo mese avevo vissuto un inferno di dubbi e mi ero tormentata ogni giorno alternando senso di colpa e frustrazione.

Non avrei curato le sue ferite senza prima essermi presa cura di me. Speravo solo che avrebbe capito.

Presi il telefono e per un attimo rimasi a fissare lo schermo illuminato. La foto sullo sfondo ritraeva me e Jude, poco prima che partisse. Mi accasciai sul letto, continuando a fissare quell'immagine con attenzione. Il suo viso era illuminato da un sorriso che potevo ritenere sincero. La mestizia nei miei occhi, invece, stonava con il sorriso che mi ero imposta di sfoggiare. Solo in quel momento realizzai con chiarezza che io non ero innamorata di Jude. Non volevo e non avrei più dovuto prenderlo in giro. E non dovevo nemmeno ingannare me stessa. Avevo bisogno di stare sola, di chiarirmi le idee. Mandai un messaggio a Keri, che probabilmente avrebbe letto il mattino dopo: Abe è stato qui. Non posso dirti che è tutto ok, ma ora so cosa voglio e cosa no.

Il mattino seguente, mentre aprivo la finestra della mia stanza per far entrare un po' d'aria, vidi Keri in piedi davanti al vialetto di casa mia, in mano una busta della pasticceria.

Aveva un modo tutto suo di risolvere tutti i momenti critici, il quale prevedeva inevitabilmente la presenza massiccia di zuccheri, grassi e carboidrati. Qualcosa doveva aver ereditato da sua madre, dopotutto. Non potevo dire di disdegnare quel gesto, che mi faceva sentire coccolata e trasmetteva tutto il suo affetto nei miei confronti.

Corsi ad aprirle la porta, abbracciandola con forza e sottraendole immediatamente il sacchetto, per sbirciare all'interno.

"Wow, cupcakes al cioccolato. Keri Kendall, mi vuoi sposare?" le domandai scherzando allegra.

Mi guardò come se fossi scema, poi me lo chiese anche a voce: "Ma sei scema?" Feci spallucce.

"Sapevo che me lo avresti chiesto" dissi con nonchalance, avviandomi alla cucina.

"Caffè?" domandai distratta, mentre armeggiavo fra le tazze e i piattini.

"Pensavo tu fossi sconvolta, sinceramente. Non fraintendermi, sono contenta che tu stia bene..." Mi spiegò sedendosi sullo sgabello di fronte all'isola.

"Anche io lo pensavo. Cioè, sono veramente incazzata con Abe e so che è tutto un grande casino..." Sistemai le tazze sull'isola, con decisione. "Però ho appena capito cosa mi rendeva confusa. Ed è come se questa cosa mi avesse aperto gli occhi su tutta quanta la mia vita." Sottolineai il concetto con un gesto plateale.

"Uhm. Quindi hai capito che ami Abe e che..." la interruppi sul nascere.

"Ok. Non esagerare, Keri. Non sto dicendo questo." Obiettai, versando il caffè nelle tazze. "Non lo sto neanche negando, è vero..." ammisi "Ma non è questo il punto, non ora. Quello che ho capito è che io e Jude non siamo fatti per stare insieme. Non avrei dovuto assecondarlo. Era così...beh, era troppo facile. Troppo veloce. Lui non si merita questo. Insomma, devo lasciarlo, prima che si faccia strani piani per il nostro futuro insieme." Feci una faccia preoccupata nel pronunciare le ultime tre parole.

"Becky, so benissimo che non sei innamorata di Jude. Però a volte divertirsi non fa male, ti ha aiutato a passare questo mese. Non sto dicendo che tu l'abbia usato, solo che a volte bisogna cercare di voltare pagina e tu ci stavi provando. Quello forse non era il tuo lieto fine. Forse a te servirà qualcosa di più esplosivo di un muscoloso giocatore di football, ricco e figo. È troppo banale per una tipa speciale come te." Disse Keri d'un fiato sorridendo divertita.

"Ma quindi non sei arrabbiata con me?" le chiesi incerta.

"Diavolo, Becky, perché dovrei esserlo? Sei la mia migliore amica, ma cosa ti frulla in quella testolina?" mi domandò afferrando un cupcake.

"Non lo so, pensavo che dato che stai con Philip ti sarebbe dispiaciuto che io rovinassi il gruppo." Confessai, sentendomi improvvisamente sollevata.

"Philip?" mi chiese lei sbalordita. "Chi diavolo è Philip?" La guardai come se fosse completamente andata di testa, ma non feci in tempo ad insultarla. "L'ho lasciato, sai, quando stavamo tornando dal viaggio, il giorno del tuo compleanno."

Restai con la bocca spalancata per lo stupore. "E non mi hai detto niente? Perché l'hai lasciato?" chiesi, senza capacitarmi della notizia assurda che mi aveva appena dato.

"Avevi già i tuoi casini, tesoro. E sai, era troppo...banale per una tipa come me. Inoltre, devo ammettere che abbiamo avuto alcune divergenze, se così si può dire."

Incrociai le braccia al petto. "Che tipo di divergenze esattamente?" le chiesi, con aria inquisitoria. Un'espressione buffa si dipinse sul suo viso, per poi sparire subito dopo, lasciando posto ad uno sguardo serio.

"Quando non hai risposto al telefono, la sera del tuo compleanno...volevo partire subito. In un paio d'ore saremmo stati qui. Ma lui ha cominciato a dire cazzate su come te la saresti cavata benissimo senza di me, così..."

Mi sentii in colpa. "Non dirmi che l'hai lasciato a causa mia!" Lei sorrise divertita.

"Macché, quello non aveva capito niente della scala dei miei valori!" disse lei battendo il pugno sul tavolo con la sua nota teatralità.    

We were friendsWhere stories live. Discover now