Capitolo 33

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Ritornare alla vita universitaria fatta di lezioni, di turni di lavoro e seminari aveva dato un ritmo alla mia esistenza. Ora riuscivo a rimandare i pensieri almeno fino a sera, se andava tutto secondo i piani. La sera avevo la mia migliore amica a tenermi impegnata impedendomi di pensare ai miei casini, almeno fino a quando non rimanevo sola nel mio letto e mi concedevo qualche fugace momento per rimuginare prima di abbandonarmi al sonno.

L'ultima trovata di Keri era la festa d'autunno. Una delle tante occasioni per festeggiare di cui la vita universitaria era costellata.

"Cosa c'è da festeggiare, Keri?" le domandai scettica, appoggiando i piatti nel lavabo, mentre facevo scorrere l'acqua in modo che diventasse più calda.

"Becky, sei insopportabile quando ti deprimi!" mi disse facendo i capricci come una bambina. "È una festa universitaria, noi siamo universitarie! Dobbiamo assolutamente andarci! So che ci va quel ragazzo che ho conosciuto la settimana scorsa in segreteria. È un figo pazzesco, dobbiamo andarci!" cercò di convincermi, sapevo che non avrebbe lasciato andare facilmente. Iniziai a insaponare i piatti, lasciando che l'acqua tiepida mi scorresse tra le dita.

"Non lo so, Keri, non penso di sentirmi pronta per andare ad una festa." dissi cupa.

Mi prese per un braccio, distogliendomi dai piatti. Mi fissò preoccupata e seria.

"Becky. Non puoi stare così per sempre. Devi andare avanti, dico sul serio." La voce le uscì decisa, con un tono fin troppo duro. "Ultimamente ti stai lasciando andare, ti tormenti troppo. Perché non vieni con me? Solo qualche ora, ci rilassiamo e divertiamo un po', vediamo come va. Che ne dici?" chiese speranzosa, addolcendosi. Sospirai rassegnata.

"Ok, va bene. Verrò. Ma solo perché non voglio privarti della gioia di conoscere quel tipo. Almeno non potrai incolparmi se rimarrai zitella e acida come me."

Pensai immediatamente a Abe, quando scherzosamente mi chiamava "vecchia zitella" e un dolore insopportabile mi strinse il cuore. Mi mancava il mio piccolino, quel ragazzo meraviglioso con cui ero cresciuta e che aveva reso la mia vita sempre speciale, anche nei momenti peggiori.

Keri si mise a saltellare contenta per la stanza, poi venne ad abbracciarmi, esultando.

"E ora inizia il countdown. Abbiamo una settimana di tempo per inventarci un outfit pazzesco. Saremo favolose!" mi disse facendomi l'occhiolino e trotterellando via felice.

Decidemmo di concludere la serata guardando un film su Netflix. Mi strinsi nella felpa della tuta, percorsa da un brivido di freddo. Keri mi allungò la ciotola con i pop-corn, ma rifiutai. Avevo lo stomaco chiuso. Il film era di una comicità grottesca tanto da risultare noioso. Sorrisi tra me e me, riconoscente. La mia migliore amica ce la stava mettendo tutta per alleggerire il carico. Era molto protettiva con me e le volevo un bene dell'anima.

Quando il campanello suonò a quell'ora di notte ci colse di sorpresa. Ci guardammo con aria interrogativa, poi Keri si alzò per andare a controllare.

Sentii una voce maschile, ma non capii di chi si trattasse finché Keri non lo fece accomodare.

Lucas entrò in casa, decisamente imbarazzato. Indossava una camicia a quadri e un paio di jeans scoloriti che ricadevano sugli scarponi da lavoro.

Lo guardai presa da una strana inquietudine.

"Che succede?" gli domandai, incerta se mostrarmi ancora arrabbiata con lui nonostante la mia preoccupazione. Ne uscì un atteggiamento sulle difensive, ma non mi interessai molto di quello che avrebbe potuto pensare di me.

"Cercavo te." mi disse in un tono che sembrava quasi apprensivo. L'agitazione mi faceva venire le lacrime agli occhi. Le ricacciai indietro con decisione. Gli indicai la cucina con la mano, in un movimento incerto. Lui mi precedette e prese posto al tavolo.

We were friendsWhere stories live. Discover now