3.2 Strategie

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« Mi credi tanto pazzo, vecchio? » lo derise, poggiandogli una mano sulla testa nuda, totalmente priva di capelli ed avvicinandosi con le labbra al suo orecchio « Non sai nulla, di strategie militari

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« Mi credi tanto pazzo, vecchio? » lo derise, poggiandogli una mano sulla testa nuda, totalmente priva di capelli ed avvicinandosi con le labbra al suo orecchio « Non sai nulla, di strategie militari. » sospirò e tornò distante non solo fisicamente.
« Temo per voi. » ammise imbarazzato, non tanto a causa dell'esplicita critica che un neonato di guerra gli avesse rivolto, quanto piuttosto per colpa dei suoi sentimenti. Voleva bene a Ferni, nonostante lui non avesse alcun rispetto per la sua persona, come avrebbe voluto bene ad un figlio. Poteva risultare capriccioso ed irriconoscente ma rimaneva tale.
« Mio ingenuo amico, non attaccherò i Fenrir stanotte. Li voglio solamente provocare al punto giusto, solleticare l'ego di Maitreya per indurlo a muoversi contro di noi di sua volontà. La Dhevýr sarà effettiva solo in caso di minacce imminenti, e nessuno, eccetto l'orgoglio ferito di Maitreya, avrebbe il coraggio d'interrompere una pace che dura ormai da decenni. » riprese a camminare, abbandonando Yed ai mille pensieri che l'avrebbero investito con una frase sibillina, farcita di implicazioni, quale gli disse per chiudere ildiscorso « Chi viene attaccato, dopotutto, non è mai dalla parte del torto. »

Le guardie si esibirono in vistosi gesti di omaggio e rispetto mentre aprivano sincronizzati le ante del portone per l'ingresso di Ferni nella Reknamàr, la Sala delle Consultazioni di Igniphetra, un ambiente dalla forma circolare, delimitato da fr...

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Le guardie si esibirono in vistosi gesti di omaggio e rispetto mentre aprivano sincronizzati le ante del portone per l'ingresso di Ferni nella Reknamàr, la Sala delle Consultazioni di Igniphetra, un ambiente dalla forma circolare, delimitato da fregiate colonne ed archi a tutto sesto in marmo verde e bianco. Al centro di questa, tondo anch'esso, torreggiava un tavolo attorno cui attendevano già due persone, un uomo ed una donna, scintillanti nelle armature scheggiate dai raggi del sole mattutino, che penetravano dalle grandi trifore situate tutt'attorno. Donavano un aspetto quasi etereo a quel luogo, giocando con luci ed ombre che le vetrate colorate alle finestre producevano. Gli ospiti s'alzarono riverenti mentre Ferni prendeva posto al loro fianco e si risedettero solamente dopo che lo ebbe fatto anche il loro sovrano. Era una riunione formale quella a cui erano stati convocati, dunque seppur scorresse almeno in parte lo stesso sangue tra i tre, i due comandanti sentivano l'impellente dovere di attenersi alle più rigide regole di costume. Su un qualsiasi campo da combattimento, avrebbero osato persino schernire Ferni per la sua prevedibilità nelle mosse, ma quella mattina indossava, poggiata tra i folti capelli neri del capo, la corona dei Rekkar dei Draghi, un simbolo che riusciva ad incutere servilismo al più baldo dei cavalieri. Per di più, i due rubini, che costituivano gli occhi del Drago che gli avvolgeva tutta la testa, parevano lampeggiare incupiti, come se una tempesta li stesse per avvolgere.
« Avete gli uomini che vi ho chiesto? » domandò Ferni, scostandosi una ciocca dal viso e facendo roteare gli occhi prima sulla donna e poi sull'uomo.
« I più deboli, sì. Come avevi ordinato. » rispose Serhatan, dimenticando per un istante di non star parlando con il proprio cugino ma con il suo sovrano. Ferni annuì, ignorando volontariamente l'errore, troppo compiaciuto dalla risposta positiva.
« Moriranno tutti, Ferni. Lo sai questo vero? » Autybe si fece avanti, il cuore di una guerriera racchiuso in un involucro di pietà e sentimentalismi femminili. Non riusciva a concepire il motivo che potesse spingere suo cugino a mandare avanti una scorta di uomini solo per farli trucidare. Ai suoi occhi, non aveva senso perdere ragazzi giovani che col tempo sarebbero potuti diventare assai abili nell'arte della spada, tutto per provocare i Fenrir.
« M'importa solo che voi torniate vivi. Del massacro di quelle pecore me ne farò una ragione. » sorrise, insensibile. Autybe cercò nello sguardo del fratello un qualche segno che dimostrasse che non era solo lei a volersi tirare indietro, Serhatan sorrise a sua volta, però era un sorriso triste, che nonostante l'apparente noncuranza rivelava i suoi reali pensieri. Autybe non era l'unica a trovare quell'attacco una strage inutile.
« Maitreya deve credere che sia una ribellione popolare. Ci servono delle persone docili ed inesperte. Il popolino non sa combattere. » ammise lui, con voce incrinata, renitente ad affermare ciò che stesse per dire, eppure in cuor suo consapevole che non c'era altra via. La notizia del ritorno dell'unico legittimo erede, dopo cinque anni di tirannia forzata da parte di un bastardo, non poteva che generare tumulti ed accordi per un futuro ritorno di Veer al comando. E poi, negli anni in cui aveva effettivamente preso tra le proprie mani le redini del potere, quel ragazzo era stato amato. Intransigente e spietato, sapeva però cosa volesse dire essere giusto, critico con se stesso ed incline ai suggerimenti migliori, ascoltava chiunque volesse parlare e centellinava le loro parole, dividendo proficuo e dannoso. Veer era stato un re tra i più meritevoli e Solana una regina delle più dolci e premurose, anche il popolo aveva saputo accoglierla benevolmente nel proprio animo assieme al marito. Nessuno si era mai realmente capacitato di come Ferni avesse convinto così tante persone ad aderire ai propri propositi, non c'erano motivi per spodestarli ed uccidere entrambi. Perlomeno, non motivi palesi, il cuore della disfatta di Veer infatti palpitava di interessi politici ben più grandi di un solo regno, intessuti avidamente da Ferni per tutta la sua breve esistenza di reietto. A quel tempo, si annusava da giorni nell'aria la paura per una nuova guerra di conquista, stavolta a nome dei Fenrir, sulle numerose e vaste Terre Libere, idea a cui Veer non pareva essere contrario, legato a Maitreya da un legame morboso e deleterio. Probabilmente fu quello il motivo della sua disfatta, l'aver concesso troppo ad un uomo senza scrupoli ed ambizioso per natura, ragionò Serhatan, estraniandosi per un attimo dalla conversazione. Ritornò al presente quando sentì il suo re ululare soddisfatto e tamburellare le mani sulla superficie liscia e lucente del tavolo.
« Direi che manca solo la partenza. Vi aspetta una lunga marcia a piedi. Non voglio cavalli né tantomeno Viverne, quindi desumo vi convenga partire fin da subito. » si alzò « I ritardi non sono ammessi. Fra due giorni dovete essere tornati. » scostò la sedia di legno chiaro ed attese che anche i propri cugini facessero lo stesso. Entrambi chinarono lievemente il capo in un cenno d'assenso e Ferni li lasciò soli, più soddisfatto che mai di quanto i propri progetti fossero in procinto di compiersi. Autybe ispezionò il fratello con gli occhi, cercando di penetrare nelle vaste profondità del suo subconscio, ma lui si levò a sua volta. « E' meglio che ci prepariamo. »
« Vuoi farlo davvero? » la donna si guardò intorno per assicurarsi che nessuno li stesse sentendo ed avvicinò la bocca all'orecchio di Serhatan « Possiamo unirci a Maitreya. A Veer. Io gli voglio ancora bene. »
Il suo interlocutore parve ponderare assai seriamente la proposta ma alla fine corrugò la fronte in segno di resa « Ho paura di Ferni, ho paura di quello che potrebbe farti. Non lo tradiremo, promettimelo. » le prese la mano, l'unica parte del corpo non protetta da uno spesso strato di metallo color oro, ed assaporò il suo profumo carezzandosi la guancia « Ti amo. »
«Te lo prometto. » sussurrò Autybe, prima di essere colta da un casto bacio del fratello.

Yed rimase in ascolto nello stretto stanzino adiacente alla Reknamar fintanto che Autybe e Serhatan non si furono allontanati

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Yed rimase in ascolto nello stretto stanzino adiacente alla Reknamar fintanto che Autybe e Serhatan non si furono allontanati. Era squallido origliare i propri figli ed il suo sovrano durante una misera conversazione riguardo delle strategie di cui era già venuto a conoscenza, per di più senza averne il permesso, eppure aveva sentito di doverlo fare. E seduto sul pezzo di legno traballante che doveva fungere da panchina, situata in uno dei tanti vani tra i suoi cunicoli che si diramavano come radici sotto Teélhana Koshra, comprese il motivo. Da padre, conosceva Autybe meglio di se stesso e nonostante non avesse voluto ammetterlo apertamente, temeva per la sua incolumità. Impulsiva, tenace e giusta, una bambina dal cuore e dai capelli di fuoco. La sua bambina, quella che aveva appena sentito complottare contro Ferni. E se qualcuno oltre lui l'avesse sentita? I sospiri sono così udibili quando non soffia il vento, e le sue parole, anche se con tutta la volontà aveva tentato di nasconderle, si erano sentite. Le aveva sentite lui, fin troppo bene, la fedeltàdi Serhatan avrebbe potuto salvarla se tali insinuazioni fossero giunte ad orecchie indesiderate, oppure no. Yed non era il solo a saper origliare, glielo aveva ripetuto più volte, ma quanto grande è sempre stata la loro testardaggine. Abbassarsi alla stregua di un mendicante, di un lecchino, propinando a Ferni le parole che voleva sentirsi dire, non assicurava a nessuno che il giovane Rekkar avrebbe ascoltato esclusivamente le sue, di informazioni. Né tantomeno che avrebbe risparmiato i suoi figli. Eppure di questo ne sembravano tanto certi da dimenticarsi di essere vulnerabili come tutti. Sentì le proprie labbra inumidirsi e cominciare a muoversi freneticamente: stava pregando, pregando i nove Celesti che l'aiutassero.

**********************************Ho pubblicato oggi perchè domani non ci sarei riuscita, spero che attendere così tanto tra un capitolo e l'altro non faccia saltare troppo i nervi! Grazie a chiunque legga fino a questo punto

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Ho pubblicato oggi perchè domani non ci sarei riuscita, spero che attendere così tanto tra un capitolo e l'altro non faccia saltare troppo i nervi!
Grazie a chiunque legga fino a questo punto.

Ayduin

Le Cronache di Meknara - Sangue di DragoWhere stories live. Discover now