14.6 Legami

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Attese, il Grande Sapiente attese in silenzio, lasciando che il tempo si fermasse il necessario per concedere a Vissia di accettare il suo passato, di rimembrarsi chi fosse stata e di accettarsi

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Attese, il Grande Sapiente attese in silenzio, lasciando che il tempo si fermasse il necessario per concedere a Vissia di accettare il suo passato, di rimembrarsi chi fosse stata e di accettarsi. Perché soltanto accettando ogni ferita, ogni cicatrice, ogni ingiustizia subita avrebbe potuto andare avanti e non impazzire nello smarrirsi di nuovo. La Shàkbara non le avrebbe mai permesso di tenere strette a sé quelle memorie, lui poteva ridargliele ma sarebbero rimaste soltanto per poche ore. Vissia doveva accettare se stessa, superare le difficoltà che aveva preferito ignorare od aggirare ed infine costruire su quelle stesse macerie un nuovo futuro. Un futuro lontano da quello immaginato, sperato, forse anche odiato. L'universo, i Celesti, lo scorrere inarginabile degli eventi, tutti l'avevano voluta lì per un motivo. Un motivo magari persino futile, superficiale, ignoto persino a lui, eppure esistente. Lei era a Thora Koshra per un motivo, Veer l'aveva incontrata per un motivo. Niente avveniva per caso, non se si trattava della Shàkbara.
« Piccola mia » il Grande Sapiente la strinse al proprio petto, carezzandole la nuca « non sei senza passato né senza futuro, hai una strada tortuosa innanzi a te da percorrere, ma ci saranno sempre le persone che ti amano ad aiutarti. Possono essere lontane, puoi averle scordate, ma nel tuo cuore avranno un posto sicuro, nonostante tutto. Basta ricordarti che non sei sola. Non sei sola, Vissia. I ricordi sono evanescenti gingilli, i sentimenti, e solo i sentimenti, contano davvero. Accettali, falli tuoi, non ti abbandoneranno mai più »
« Perché mi dimentico di loro? Perché ho dimenticato mio fratello, mia madre? Cosa ho fatto per meritarmi questa solitudine? » biascicò tra un sospiro ed una lacrima, le parole strascicate sulla tunica di Almashan e le mani strette attorno alla morbida stoffa.
« Non è una perdita la tua, ma una conquista. L'hai già capito, dentro di te. Non hai bisogno di aggrapparti al passato per sapere chi sei, vivi oltre. Sei qui perché dovevi essere qui, la Shakbàra ti ha voluta scegliere, ti ha resa partecipe della sua esistenza. Godine appieno, il suo favore è il favore degli Dei. Nessuno ha mai dovuto soffrire inutilmente, con il favore degli Dei »
« Sono loro a togliermi la memoria? Per quale motivo? Perché io? »
Vissia alzò la testa abbastanza da incontrare il volto di Almashan e leggervi la risposta. Lottò con se stessa per non distogliere l'attenzione e lasciarsi nuovamente stordire dalla mole di sensazioni che continuavano a trafiggerla, tutto per cercare di trovare un senso alla vita.
« È la Shàkbara, l'energia insita nell'universo dalla sua creazione, che ti cancella la memoria. Non vuole vederti legata al mondo in cui sei nata, non vuole tu senta la necessità di ritornarvi, di conseguenza s'impegna per tagliare i fili che ad esso ti collegano. Si perdono i ricordi del mondo a cui non si appartiene: Veer ha dimenticato perché il suo posto è nel Focolare, tu hai dimenticato perché il tuo posto è al suo fianco. Devi credere di essere sola, di non avere nessuno da cui tornare, devi rimanere a Laukr, il Continente dell'Oltreoceano. Il tuo futuro, per un breve periodo o forse per sempre, è qui »
« Perché io? Cosa devo farci con questo favore di Dei che non conosco? » la ragazza si asciugò le lacrime, gli occhi arrossati, infiammati da uno spirito combattivo lodevole, s'incastrarono in quelli di Almashan. Doveva avere delle risposte, voleva averle, le erano dovute dopo tutto quello che aveva passato. Confusione, perdizione, dolore, sofferenza, curiosità, affetto, accoglienza, amore, non poteva essere stato vano tutto ciò.
« Non serve che tu conosca loro, è sufficiente loro conoscano te. Non so perché ti abbiano scelta, non so per cosa ti abbiano scelta, forse nemmeno loro lo sanno. La Shàkbara è un felino, puoi tentare di sottometterla ma non abbasserà mai totalmente il capo, ubbidendo riverente. Ha i suoi capricci, motivati capricci che nessuno comprende. Se dovessi essere uno di questi, Vissia, ti aspettano grandi responsabilità. Solo le cose veramente importanti si fanno desiderare a tal punto. » Le cinse le spalle con un braccio, stringendola a sé e confidando nelle fiamme crescenti che percepiva indurirle la pelle, scottarle la carne e metterla alla prova. Se avesse chiesto aiuto, non avrebbe avuto la forza di continuare. Se avesse resistito a tali provocazioni, la forza non le sarebbe più mancata. Era una lotta interiore, necessitava di una morte: o moriva la ragazzina o moriva la donna; chi delle due si sarebbe fatta valicare dall'altra, avrebbe influito per il resto dei suoi giorni sulla mente di Vissia. Ma Almashan già sapeva chi avrebbe trionfato, quel fuoco ardente non stava bruciando la salma della donna.
« Tieni » disse infine, intromettendosi nello scontro che stava facendo tremare le membra di Vissia fin nelle viscere e slacciando la collana con la fenice, simbolo del suo culto. Le prese una mano e gliela chiuse attorno al ciondolo.
« Per ricordarti che non sei sola quando dimenticherai di nuovo. Stringila e sentirai l'affetto di chi ti ama, non saprai da dove proviene ma sarà tanto potente da darti la certezza che qualcuno ti pensa. La fenice rinasce dalle sue ceneri, rinasci dal tuo passato Vissia. E se dovessi avere bisogno di me, sussurra il nome di Godhýr, Rhyonna ye Hèris. Io ti sentirò. »
Strinse il palmo sull'effimera bellezza di quel dono, ne ammirò i contorni sinuosi delle piume, gli occhi rossi di pietre preziose, il becco e gli artigli dorati. Ringraziò il Grande Sapiente senza nemmeno aver dissolto ogni suo dubbio e la indossò. Il prezioso colore del metallo da cui era forgiata si poggiò sopra il tessuto rovinato della sottoveste, distogliendo l'attenzione dalla sporcizia, distogliendo la sua portatrice dal dolore del passato.
« Dimenticherò ancora » disse a se stessa, strofinando il fiato sul corpo della fenice, aperto in volo davanti i suoi occhi « dimenticherò ancora » ripeté, la voce tremula, in bilico tra il pianto e l'accettazione.
Non trovava giusta la sua condizione in quanto non ne conosceva il motivo. Non era nessuno, non era mai stata nessuno, questa certezza non era venuta meno neppure per un istante, eppure si trovava lì. E Bastian non c'era. La luce che aveva visto roteare in quella stanza della presunta casa di Veer, che l'aveva avvolta, mozzandole il respiro e bruciandole il futuro, si era agitata e dimenata soltanto per lei, si era svegliata dal suo sonno leggero sotto i suoi passi. Era stata lei a percuotere l'apnea della Shàkbara, come vento che anima le spighe ocra dei campi di grano e le fa danzare fino a spezzarsi, percuote la superficie del mare e ne ricava onde, disperde i tumuli di terra e scopre le ossa dell'universo seppellite all'alba dei tempi.
Era stata lei.
La consapevolezza s'intagliò un posto nel suo cuore e vi si richiuse all'interno, diventandone parte. Prese a scorrere insieme al sangue e le irrorò la mente di domande.
« Che cos'era? » chiese soltanto, staccandosi dal corpo di Almashan e socchiudendo le palpebre, diffidente. Non poteva essere sicura di quanto lui sapesse, eppure un grido dentro di lei l'avvertiva di non sottovalutare quella figura, poteva avere le risposte a tutte le domande alle quali Veer non riusciva più a far fronte. Entrambi avevano dimenticato, diventando reciprocamente inutili. Almashan era una speranza.
« Un sigillo, uno dei tanti disseminati ovunque sia qui che nel tuo vecchio mondo, con il compito d'impedire alla Shàkbara di manifestarsi. È pericoloso unire due realtà tanto diverse, lo sanno bene i Celesti, per questo i canali sono stati chiusi. E lo sono da secoli ormai. Ho fatto parte dei dieci Grandi Sapienti che li hanno creati, so dove si trovano e so che non possono essere spezzati da nessuno se non da uno di noi. Romperlo significherebbe sacrificare i nostri poteri, rinunciare all'immortalità, perdere la possibilità di rinascere dopo la morte. Veer è riuscito ad arrivare da te perché uno come me, il suo precettore Moryshan, Grande Sapiente dei Draghi, lo ha mandato. Ha sacrificato se stesso per salvarlo, per portarlo da te. Non ha scelto casualmente di farvi incontrare. La tua somiglianza con Solana non è accidentale, anche se non so giustificarla » le spiegò, allungando una mano per carezzarle il viso pregno di lacrime « hai troppe cose a cui pensare ora, basta farti domande. Ci sarò sempre per delle risposte, ma per adesso è sufficiente così. Esci da questa stanza, va' a cambiarti, Mocma è tornata da poco, sei al sicuro dai tuoi segreti » concluse Almashan, alzandosi ed incamminandosi verso l'uscita mentre Vissia rimaneva a fissare il vuoto, lo sguardo vacuo incastrato in un angolo della camera. Abbassò la maniglia, finemente adornata di fiori sul collo del lupo, e le rivolse le spalle: non avrebbe creduto possibile che una ragazzina quale Vissia fosse in grado di sopportare sulle sue spalle il peso di una vita fatta deviare all'improvviso dalla sua rotta. Si sarebbe dovuto ricredere, l'atteggiamento da lei mantenuto, nonostante l'ira, lo sconforto e la rabbia suonate alternate come corde di un liuto, era stato sorprendentemente onorevole. Stava imparando ad aggredire i problemi, a non lasciarsi schiacciare, a scontrarsi con l'inevitabile. Tutto ciò non avrebbe fatto altro che giovarle nel futuro plumbeo, addensato gravoso sulla sua testa.
« Io so chi sono » la sentì dire, ormai già uscito in corridoio e prossimo ad allontanarsi.

Sì, dolce Vissia, adesso sai chi sei.

Non sono solita fare spazi autore, purtroppo la mia loquacità non è delle migliori, però questo sentivo la necessità di scriverlo

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Non sono solita fare spazi autore, purtroppo la mia loquacità non è delle migliori, però questo sentivo la necessità di scriverlo. 
Volevo ringraziare chiunque mi stia ancora seguendo, nonostante le parti comincino a diventare tante ed io non riesca a pubblicare con costanza, causa impegni universitari. 
Volevo ringraziare chiunque abbia anche solo letto una parola di questa mia farneticazione, chi abbia votato, commentato, sia entrato a dare un'occhiata. Per me ogni singolo gesto conta tantissimo, quindi, semplicemente, grazie. 

Ayduin. 

Le Cronache di Meknara - Sangue di DragoWhere stories live. Discover now