5.2 Sussurri

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Asper sgattaiolò attraverso i cunicoli sotterranei che portavano all'interno delle mura di Menastir, erano stretti, quasi claustrofobici, creati solamente per ospitare la fuga di una, al massimo due persone sufficientemente importanti per sapere d...

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Asper sgattaiolò attraverso i cunicoli sotterranei che portavano all'interno delle mura di Menastir, erano stretti, quasi claustrofobici, creati solamente per ospitare la fuga di una, al massimo due persone sufficientemente importanti per sapere della loro esistenza. Non erano mai stati usati dalla creazione di secoli orsono della fortezza e l'umidità risultava insopportabile, le cascate rendevano quelle vie scivolose e ricche di fenditure da cui l'acqua entrava senza ostacoli, creando ruscelli sotto al terreno in cui bagnarsi per intero era troppo facile. Fortunatamente però, sfregandosi contro la roccia nuda, anche spiragli di luce riuscivano a farsi strada, diradando almeno in parte l'aria soffocante che si respirava là sotto. Se solo fosse stato più alto o meno agile, non ci sarebbe mai passato lì dentro ed ogni volta che proseguiva a rasento del soffito tagliente, si chiedeva come Maitreya avrebbe fatto se mai un giorno avesse avuto la necessità di utilizzare la sola via d'uscita dalle mura dopo il cancello, che dopotutto era lo sbocco principale verso l'esterno ma tremendamente semplice da bloccare. Trovò finalmente la grata di ferro che chiudeva il passaggio, la sospinse ed entrò nelle prigioni abbandonate di Thora Koshra, un luogo che non vedeva anima umana da tempo incalcolabile. Non solo perchè raggiungerle era pericolosamente complicato, ma anche perchè non tutto il castello poteva essere utilizzato con i relativamente pochi servitori che ancora rimanevano a curarsene ed i prigionieri che oramai erano inesistenti. Maitreya preferiva la morte alla prigionia e forse, questo era anche una fortuna per quanti fossero capitati sotto il suo giudizio. Chiuse la porta che dava sulla stanza della botola e tolse un masso dalla parete vicina per nascondervi dietro le chiavi che servivano ad aprirla. Non era mai certo di quale fosse quello preciso, l'intero muro era composto da pietre che si sfilavano con una facilità incredibile per destabilizzare l'idea che vi fosse celato qualcosa in chiunque desse loro un'occhiata e nemmeno per lui era immediato riconoscere la posizione esatta. Si voltò poi per afferare una fiaccola e dirigersi nelle proprie stanze, a ragionare su come e se dire a suo fratello ciò che aveva scoperto. Maitreya non gli avrebbe creduto, se fosse andato a parlargli in prima persona, e poi avrebbe chiesto come faceva a saperlo e rivelare l'esistenza del suo informatore non era ciò che più desiderasse. Tutti possedevano spie sparse nei luoghi più indiscreti ma la sua era diversa, non gli procurava chiacchiere e supposizioni della loro capitale, diramava le sue conoscenze tra le città di maggior interesse politico, tra cui Igniphetra, di cui era sostanzialmente diventato impossibile sapere qualcosa da quando Ferni era al trono. No, non sarebbe andato a spifferare ciò che aveva appreso in maniera così diretta, aveva anche lui una dignità ed anche se possedeva dieci anni in meno di Maitreya, non era disposto a farsi sottomettere e ridurre ad un servetto addestrato per fare il lavoro che il re non faceva: informarsi. Era così sicuro di sé, suo fratello, da non ritenere importante sapere cosa succedesse tutt'intorno alle sue terre, ma Asper non condivideva affatto quel modo d'agire, così, dal momento in cui aveva conseguito il raziocinio bastante per crearsi proprie idee, si era messo in moto per tirare dei fili che lo congiungessero a tutte le Terre Comuni. L'aveva fattoper sè e per Maitreya stesso ma fino a quel momento non aveva provato il bisogno di renderlo partecipe della sua vita nascosta, la pace non crea i disagi della guerra né tantomeno segreti importanti, purtroppo però Ferni sembrava più che intenzionato a frantumarla.
Raggiunse il cortile interno e vi passò attorno, sotto il porticato che lo delimitava, curandosi di sembrare il più naturale possibile. Gli avrebbe scritto una lettera anonima, ragionò, includendo solo le informazioni strettamente necessarie per far capire a Maitreya cosa l'aspettasse, e l'avrebbe infilata sotto la porta della sua stanza, sperando che la vedesse in tempo. Sembrava non vi fosse traccia del fratello, aveva percorso molti dei corridoi principali di Thora Koshra e non l'aveva incontrato, né lui né Veer né Kaitos. Generalmente quel dannato lupo si aggirava sempre guardingo tra le mura ed era impossibile non incontrarlo con un conseguente spavento per la sua apparizione improvvisa e silenziosa, eppure anche lui pareva evaporato: che si fosse trattenuto più del previsto nel mondo reale e nella sua assenza qualcosa che non sapeva era successo? Si decise a cercare Isar, poco convinto che Kaitos potesse trovarsi con lui, ma almeno il suo Fenrir possedeva un olfatto adatto a compiere una ricerca con qualche possibilità in più di successo. Non si capacitava del perchè il lupo di suo fratello lo seguisse sempre come un'ombra, gli animali erano indipendenti seppur legati alle corrispettive Dinastie, vivevano una propria esistenza a parte, ma per Kaitos non era lo stesso. L'unione che aveva con Maitreya era qualcosa di morboso, innaturale ed invidiabile, Asper avrebbe davvero voluto che anche Isar si comportasse a quel modo, non lasciandolo mai, ed invece era solito farsi gli affaracci suoi a discapito di cosa lui volesse o meno. E se aveva l'ardire di chiamarlo a sé, Isar era capace di ignorarlo fino a che Asper non lo trovasse materialmente e costringesse a seguirlo. Era il primo di una qualunque Dinastia, con ogni probabilità, a cui il proprio animale non desse ascolto, nemmeno dopo aver tentato di addestrarlo. I Rok, i Turul e gli Alicanti, pur avendo le ali, sapevano essere più presenti di Isar che aveva zampe e mura a fermarlo. Trovò il suo lupo sdraiato all'ombra di una colonna, su un balcone che dava con la vista sulla parte di Menastir dentro le mura, le case immerse nella luce del giorno si srotolavano fin dove l'occhio non poteva giungere, ben tenute, le vie pulite assumevano l'aspetto di radici atte a trasportare la linfa vitale verso il cuore pulsante e sapevano di vivacità mista a colori. Niente a che vedere con ciò che si trovasse all'esterno.
« Isar, kersiot navè Kaitos? » si avvicinò all'animale, carezzandogli il muso affinchè lo portasse dove il compagno si trovasse, ma non parve aver udito le sue parole. Insistette nel mantenere la posizione sdraiata con la quale l'aveva accolto, sventolando con piccoli scatti le enormi orecchie, infastidito dal respiro di Asper che gli si addensava contro. Il ragazzo gli porse di nuovo la domanda, allontanando la mano e tornando in posizione eretta e dopo minuti interminabili vide l'ammasso di pelo grigio alzarsi e pigramente iniziare a camminare senza neppure rivolgergli l'attenzione. Lo stava portando dove gli aveva chiesto o semplicemente voleva andarsene? Solo quando vide Isar fermarsi ad aspettare che lo raggiungesse, ebbe la conferma che non stava tentando di sfuggire alla sua richiesta. Asper gli passò accanto, sorpassandolo, e vide gli occhi azzurri del lupo seguire ogni sua mossa, immobile.
« Non farti pregare santo cielo! » gli parlò nella lingua comune, consapevole che i Fenrir preferivano l'Ohtil ma comprendevano qualunque gergo. Mosse allora le zampe, superando Asper a sua volta e schiaffeggiandolo con la coda, più per dispetto che non per errore.

 Mosse allora le zampe, superando Asper a sua volta e schiaffeggiandolo con la coda, più per dispetto che non per errore

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Le Cronache di Meknara - Sangue di DragoWhere stories live. Discover now