10.4 Decisioni

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« Non ti potrei mai odiare

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« Non ti potrei mai odiare. » Mothalthin si abbassò a sua volta, lasciando scivolare in terra la pelliccia. Rabbrividì per il freddo improvviso ma non si lasciò frenare nel suo intento, raggiunse il volto del fratello e gli carezzò i capelli ricci. Era trascorso oltre un decennio dall'ultima volta che aveva toccato Maitreya senza che lui si scostasse o fosse intenzionato a causargli sofferenza ed al tocco, una sensazione di tepore gli scaldò i polpastrelli, propagandosi per tutto il corpo e proteggendolo dalla durezza del clima.
« Come puoi non odiarmi dopo tutto quello che ti ho fatto? » ripensò ai primi anni, durante i quali il suo unico pensiero era stato infliggere dolore al fratello. Lo aveva torturato giorno dopo giorno, per ore intere, rimanendo a guardare mentre il suo corpo riversava in terra, misto al sangue, anche la voglia di vivere, la speranza di una fine e la fiducia nei Celesti. Si era compiaciuto delle imprecazioni di Mothalthin, togliergli la fede aveva instillato in lui una soddisfazione più profonda di qualunque altra; addirittura maggiore dell'aver piantato in gola uno stiletto al padre e soffocato la madre. Era stato qualcosa di viscerale, un orgoglio venefico incomparabile. Eppure, nel sentire il palmo della sua stessa vittima carezzargli la nuca, si vergognò per la prima volta delle sue azioni.
« Perchè l'avrei fatto anch'io, se avessi avuto la tua convinzione. Forse prima però avrei cercato di confermarla. » accennò una risata, sperando di alleviare la tensione che percepiva nell'aria. Vedere Maitreya in lacrime era già un'immagine straziante, se poi si trovava in ginocchio con l'unica intenzione di chiedere perdono per le proprie colpe, lo strazio risultava qualcosa di indicibilmente insostenibile. Era come guardare il più fiero dei cavalieri cadere in battaglia sotto un fendente scoccato di spalle, un infido colpo che non avrebbe potuto schivare neppure accorgendosene in tempo. Mothalthin non lo aveva più visto piangere dal giorno della morte di Gaverna e non avrebbe mai creduto possibile che un giorno, quegli occhi traboccanti disperato rancore, sarebbero stati capaci di bagnarsi per lui.
Fu prossimo ad unirsi al pianto del fratello per la calma ritrovata, dopotutto avevano appena firmato la pace di una guerra silenziosa durata più di un decennio, ma un fremito gli percorse i nervi e lo fece rinascere nel contesto reale con un sonoro tonfo.
« Maitreya » Mothalthin afferrò i polsi di Maitreya per richiamare anche lui alla vita concreta, per farlo tornare lucido il tempo necessario affinché lo ascoltasse « guardami. »
Attese che il minore acquistasse sufficiente forza per rivolgergli uno sguardo ed accolse il suo volto tra le mani chiuse a coppa « Questo non è il tempo adatto a compiangere le azioni sbagliate. Hai bisogno di alleati, siamo soli in una guerra che si sta addensando sulle nostre teste come tempesta. Io l'ho vista, devi credermi, Kùmnovyr mi ha mostrato cosa ci attende » incatenò gli occhi marroni del fratello ai propri, ed intravide in essi il furore, che molte volte li aveva infiammati, giacere in attesa di essere svegliato « il cielo piangerà sangue per i suoi stessi figli, nessuno verrà risparmiato. Ho veduto migliaia e migliaia di vittime ricoprire il terreno di tutte e nove le Dinastie e coloro ancora in vita calpestarle per tenersela stretta. Non sarà un capriccio a generarla, come è accaduto con la Refestghà, gli uomini sanno odiare assai meglio degli dei, non ci sarà fine fintanto che uno solo avrà ancora fiato in corpo. Niente pace, niente compromesso, niente riposo. Piangere adesso è ciò che di più sbagliato puoi fare, risparmia le lacrime per quando saranno veramente necessarie. Torna in te, sii l'uomo che hai saputo essere fino ad ora: forte, deciso ed insanamente spietato. Forse allora ci potremo salvare, e se non ci salveremo, potremo vedere provare per una prima ed un'ultima volta cosa significa morire nella gloria sotto lo stendardo issato della guerra. » parlò, premendo progressivamente più forte sugli zigomi spigolosi del fratello. Doveva rimediare allo squarcio di umanità che aveva trafitto l'oscurità impenetrabile di Maitreya, non era quello il momento giusto per abbandonare se stessi alla disperazione o tutto sarebbe stato perduto ancora prima di iniziare. Mothalthin non era il sovrano, non poteva prendere decisioni rilevanti per l'Ostro, doveva essere il suo Rekkar a farlo, per soccorrere quel che rimaneva da essere soccorso. Ferni stava dilagando come un fiume in piena per tutte le Terre e presto li avrebbe sommersi. Non potevano rimanere con le mani in mano ad attendere di annegare.
Maitreya ricambiò la presa, poggiando i palmi sul dorso delle mani fredde che lo stavano richiamando alla propria esistenza, ed ai suoi problemi che si estendevano ben oltre quelli personali. Veer aveva ragione, aveva sempre avuto ragione, ma lui era stato sordo ad ogni sua parola fino a quell'istante. Dovevano rimanere uniti, solo così sarebbero stati in grado di fronteggiare il futuro. E Mothalthin ne faceva parte, in lui si nascondevano potenzialità immense, considerando anche solo il legame indissolubile che lo congiungeva ai Celesti, il quale da una parte lo rafforzava e dall'altra lo rendeva partecipe della loro medesima conoscenza. Quale stolto era stato nel credere di poterlo recidere come un arbusto secco.
« Come fai a confidare ancora in loro dopo che hanno ignorato tutte le tue richieste d'aiuto? » fu l'unica cosa in grado di dire che avesse un senso. I pensieri che gli infestavano la mente avevano tutti le sembianze di cenci smunti, opachi, le ombre di loro stessi che, perdendo la strada su cui proseguire, avevano perso anche una ragione d'esistere. Non riuscivano a riacciuffare una direzione verso cui incamminarsi e quindi lo lasciavano inerme a domandarsi cosa avrebbe giovato fare. Vivere o morire, risvegliarsi magari un giorno ed avere l'onore di ripercorrere i propri passi, aggiustando la rotta verso una meta migliore.
« Si può cessare di credere in qualcosa quando non si hanno prove che essa esista. Fintanto che ve ne sono, anche tra le più flebili quali la speranza, è contro natura smettere di credervi. » concluse la propria constatazione e Mothalthin tacque; rimase ancora per qualche istante a godere dell'intenso affetto che si riversava nel suo corpo al tocco del fratello e poi si rialzò, sistemando nuovamente sulle spalle la pelliccia ed assaporandone il calore più deciso, eppur sterile se paragonato a quello affettivo.
Maitreya rivolse lo sguardo a terra e strinse i pugni prima di riprendere lo spadone a due mani, arma l'aveva accompagnato dal momento stesso in cui aveva avuto la forza necessaria per sollevarla agilmente ed utilizzarne al massimo le virtù. Lo reinserì nel fodero e con la vista puntata assai più lontana del paesaggio oltre le fenditure, mosse la bocca per parlare.
« Sosterremo Cassivellanus nella sua ascesa al trono. In cambio, lui sosterrà noi contro Ferni. L'esercito di Ermosed è stato tra i più grandi della storia, unirci ad esso ci garantirà un ottimo scudo iniziale per sostenere il primo attacco. »
« Ferni non attaccherà per primo. »
« Non ho specificato chi sarà ad avere l'ardore di compiere la mossa iniziale. E se non sarà lui, avremo più tempo per organizzarci » nelle pupille nere di Maitreya apparve un sussulto, quasi che sul fondo di quei pozzi neri ci fosse appena stato uno schianto « i riti funebri per la morte di suo padre avranno luogo domani, sono già trascorsi i sei giorni previsti per il riposo del corpo. Confido nel fatto che porrai la richiesta con discrezione, approfittando del momento più opportuno. Cassivellanus sembra essere piuttosto fragile, e vulnerabile. Non vorremmo che si spezzasse dalla parte sbagliata. » abbassò progressivamente il tono della voce, fino a ridurla ad un sussurro che persino Mothalthin faticò a comprendere del tutto. Colse il senso generale e si compiacque della velocità con cui il fratello minore avesse messo in moto i pensieri, nonostante lo sbigottimento mantenesse saldo l'assedio al suo animo e lo si notasse dalla tensione che gli sfregiava il volto, guerreggiando per la supremazia sulla solita espressione imperturbabile.
« Ctekratos è lontana. Troppo per raggiungerla in un solo giorno. » arrestò Maitreya mentre già si era girato per andarsene, il dilemma su come giungere in cima alle Morhaves in meno di una giornata non era da sottovalutare.
« Veer ti accompagnerà a dorso di Brea. Per dare credibilità ad una richiesta tanto importante, è necessario un viso altrettanto importante. » parve avere la risposta pronta da quanto velocemente proferì la soluzione del dubbio ed il maggiore sospettò che quel piano non gli fosse venuto in mente su due piedi. Evidentemente Maitreya non si era vanamente abbandonato al dolore della convalescenza di Asper, come invece molti avevano sospettato. Il suo essere schivo, segretamente silenzioso ed ammantato di una tristezza innaturale doveva aver prodotto qualcosa di più grande di una comune, rinnovata ferocia dopo la tempesta. Per tutti quei giorni in cui il suo comportamento era risultato diverso ed all'apparenza inutile, aveva iniziato a tessere una tela che potesse inghiottire quella di Ferni, nonostante fosse nata dopo e le dimensioni non giocassero a suo favore.
« Quella ragazza... » Mothalthin si prese un attimo per riordinare le idee e richiamò a sè il sovrano un'ultima volta, con una questione di poco conto « non è possibile portarsela appresso, non alla celebrazione mortuaria di un sovrano. Sarebbe sacrilego introdurla in una cerimonia tanto sacra senza invito. »
« Rimarrà qui. Insieme ad Arian. Lo dirò io a Dhoveerdhan che non ho alcuna intenzione di far lei del male. Non m'interessa. » alzò le spalle, come se fosse già convinto che Veer avrebbe accettato di rivestire il ruolo assegnatogli. Dopotutto, non aveva molte altre possibilità tra cui scegliere.
S'incamminò infine verso la porta che avrebbe dovuto varcare con una consapevolezza in meno, e dietro la schiena udì Mothalthin fargli i complimenti. In quel momento fu certo che stesse sorridendo e le sue labbra si piegarono a loro volta, timidamente mostrando uno stralcio di pace ritrovata.

 In quel momento fu certo che stesse sorridendo e le sue labbra si piegarono a loro volta, timidamente mostrando uno stralcio di pace ritrovata

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Le Cronache di Meknara - Sangue di DragoWhere stories live. Discover now