Di ritorni e di incontri

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Eccomi di nuovo!

Questo capitolo è molto frettoloso, noterete che si passa da una situazione all'altra quasi senza logica, ma non vorrei ripetere alla lettera gli avvenimenti del libro (anche se, noterete, un paio di dialoghi verso la fine sono ripresi dai capitoli 28 e 29 di harry Potter e i Doni della Morte), per cui ho saltato alcune scene non fondamentali.

Spero che la lettura sia comunque piacevole e scorrevole!

A presto con il nuovo capitolo, vi auguro...

BUONA LETTURA!!



I giorni successivi alla fuga trascorsero con un'insolita staticità.

I mal di testa di Harry sparivano del tutto durante il giorno, ma ogni sera tornavano, più terribili che mai, accompagnati da sogni confusi che somigliavano tanto ad incubi.

Il dolore si faceva sentire anche quando il ragazzo pensava a Malfoy e s'interrogava sul motivo per il quale il ragazzo avesse deciso di aiutarli a fuggire. Proprio non riusciva a capire perché lo avesse fatto, ma non poteva pensarci neanche un istante per non rischiare di cadere a terra vittima del dolore.

Tutta quella situazione preoccupava anche Hermione, il moretto lo capiva dalla sua espressione ogni volta che lo vedeva soffrire. Eppure Harry poteva affermare con assoluta certezza che i suoi due amici nascondevano qualcosa, sapevano più di quello che volevano fargli capire, e la cosa lo infastidiva tanto.

Che sapessero quale fosse la causa dei suoi mal di testa?

E se era così, perché non glielo dicevano? Perché non lo aiutavano a "guarire", se sapevano come?

O, forse, non c'era rimedio?

Ogni volta che Harry si poneva queste domande si dava subito dell'idiota: i suoi amici non avrebbero mai fatto nulla di male nei suoi confronti, anzi! Gli erano sempre stati vicino, lo avevano sempre aiutato a risolvere ogni tipo di problema.

Se avessero potuto, lo avrebbero aiutato anche in quel caso.

Eppure il dolore continuava, persistente, a rubargli il sonno, l'allegria, il sorriso. Ormai il ragazzo si aggirava per i boschi come un corpo senz'anima, parlava poco, teneva sempre lo sguardo basso e la mente rivolta altrove.

L'unica cosa che sembrava dargli forza era la bacchetta di biancospino che stringeva sempre tra le mani, quasi fosse un talismano o qualcosa di simile.

Non era la sua bacchetta, questo lo sapeva bene, e l'arma che lo aveva accompagnato da quando aveva solo undici anni gli mancava da morire! Eppure quella bacchetta non gli sembrava del tutto estranea, la sentiva, in un certo senso, sua.

Ron e Hermione non avevano potuto far altro che notare l'attaccamento dell'amico nei confronti della bacchetta di Malfoy e, conoscendone il motivo, non sapevano se esserne felici o meno.

Era chiaro che una parte di Harry, se pur inconsapevolmente, fosse ancora legata al giovane Serpeverde. La domanda che i due si ponevano, però, era: questo legame avrebbe finito per riportarli insieme, così da far tornare la felicità in Harry, o sarebbe stata la sua condanna a morte?

Purtroppo, nessuno conosceva la risposta a quella domanda.

La situazione cambiò radicalmente una mattina quando, dopo aver passato la notte di guardia, il Prescelto raggiunse i compagni con un'eccitazione percepibile nella voce e nei gesti.

"E' a Hogwarts!" urlò svegliandoli.

Hermione sobbalzò allarmata, ma quando capì che non c'erano pericoli in vista guardò l'amico in cagnesco, arrabbiata perché questi l'aveva svegliata tanto bruscamente.

Unspoken - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora