Epilogo

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Era una serata tranquilla, la tipica serata di maggio in cui le temperature non sono ancora abbastanza calde per uscire con abiti leggeri ma che permettono di passeggiare tranquillamente nell'aria tiepida della notte.

Era notte inoltrata e Londra dormiva, illuminata dal chiarore della luna piena. Non c'erano molti Babbani in giro, e tutta la popolazione magica in città ancora non si azzardava ad uscire liberamente per le strade di notte: la guerra contro Voldemort si era conclusa solo da poche ore e i nemici ancora in fuga costituivano un pericolo costante.

Una lieve brezza fresca smuoveva le fronde degli alberi davanti al numero 12 di Grimmauld Place. Le luci all'interno dell'appartamento erano spente e non si udiva alcun rumore.

All'esterno, chiunque avesse guardato in quella direzione non avrebbe visto altro che i numeri 11 e 13, a loro volta con le luci spente.

All'interno del numero 12, invece, gli unici due abitanti della casa avevano abbandonato dopo ore la loro postazione sul divano del salotto per andare in camera da letto.

Harry Potter aprì la porta che recava ancora inciso il nome di Sirius Black, nonostante quella fosse diventata ormai a tutti gli effetti la sua camera, e vi fece entrare Draco Malfoy che lo teneva per mano.

I due ragazzi si scambiarono un lungo e lento bacio davanti alla porta, muovendosi alla cieca nella penombra della stanza.

Harry si separò dal compagno una volta sola per chiudere la porta alle loro spalle, nonostante in casa non ci fosse nessuno, ma non lasciò mai la mano di Draco.

Il biondo si muoveva impacciato in quella stanza che non conosceva, ma la presenza di Harry al suo fianco contribuiva a rendere la sua permanenza in quella casa meno imbarazzante.

Il giovane Grifondoro si tolse gli occhiali da vista e li poggiò su uno dei comodini accanto al letto, poi tornò a baciare il suo ragazzo. Erano passati mesi da quando si erano trovati l'ultima volta in una situazione tanto intima, ma riuscivano a muoversi con notevole familiarità, come se in realtà non fosse passato neanche un giorno.

Draco permise alle mani del moro di accarezzargli il petto e di sbottonargli pian piano la camicia pulita che aveva indossato poco prima e la fece cadere a terra senza preoccuparsene più di tanto. La cinta dei pantaloni raggiunse il capo di seta leggera pochi secondi dopo.

Harry passò una mano tra i capelli morbidi del Serpeverde, accarezzando quelle onde dorate e riscoprendole morbide come le ricordava.

"Mi sei mancato" bisbigliò il moro con tono flebile dando voce ai suoi pensieri. Draco credeva addirittura che il ragazzo non si fosse neanche accorto di aver parlato ad alta voce.

Il biondino allacciò le braccia al collo del compagno ed inclinò la testa per dargli maggiore accesso alla sua bocca. Teneva gli occhi chiusi: guardarsi intorno era impossibile al buio, e comunque già tutte le emozioni che stava provando in quel momento bastavano per fargli toccare il cielo con un dito.

Harry spinse Draco contro il letto e lo accompagnò fino al materasso senza staccarsi per un secondo dalle sue labbra. Il compagno, intanto, assecondava ogni sua mossa senza protestare.

Si stesero entrambi sul letto, Draco di schiena e Harry sopra di lui, con le braccia puntellate sul materasso per mantenere l'equilibrio.

Continuarono a baciarsi a lungo, facendo vagare le braccia sui rispettivi corpi in una lunga carezza che soddisfaceva solo in parte il bisogno di sentirsi vicini, più vicini.

Le mani di Draco raggiunsero l'orlo della maglia del moro e la sollevò e, con un po' di fatica, riuscì a sfilarla dalla testa del fidanzato.

Harry si abbassò ancora un po' sul corpo di Draco fino a far sfiorare i loro petti nudi e non smise mai di baciarlo, ma le carezze delle loro lingue si fecero più veloci, abbandonando la dolcezza e la lentezza usate fino ad allora.

Unspoken - DrarryWhere stories live. Discover now