Settimo Capitolo

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SHINJUKU, STESSA SERA DEL DIVERBIO.

Dopo essersi recato a trovare Mairu in ospedale, l'informatore rientrò nel proprio appartamento.

L'aveva vista abbastanza bene e nel profondo ne era felice.

Entrambi si erano anche un po' sfottuti (lei gli aveva pure sussurrato un "Muori!" come era solita fare [1] mentre Kururi ridacchiava) ma il giovane, provato com'era, aveva faticato tantissimo per riuscire a mantenere l'atteggiamento di sempre.

Le gemelle non potevano saperlo ma stavolta avevano quasi rischiato di perderlo sul serio, il loro fratello maggiore.

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Toltosi in fretta la giacca, Izaya si diresse in camera a prendere la cartella che teneva nell'armadio e poi se ne tornò al piano di sotto, per sedersi sul divano a gambe incrociate ed iniziare ad osservarla, serio.

Sfilò l'elastico ma non ebbe il coraggio di aprirla.

Ripensò invece, con raccapriccio, a ciò che era accaduto con Shizuo.

Come erano potute precipitare a tal punto le cose?

Con che faccia adesso lo avrebbe guardato negli occhi?

Sentiva la testa e il cuore in fiamme, mentre si rigirava il plico fra le mani.

Passò un dito sopra l'etichetta al centro e rilesse quel dannatissimo nome.

ORIHARA IZAYA

Il suo nome.

Socchiuse gli occhi, amareggiato.

Perché sapeva fin troppo bene che quei documenti costituivano la reale causa della sua logica contorta.

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[1] spoiler delle novels.

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IL GIORNO DOPO, SHINIGAWA.

ORE 20:15, RISTORANTINO SUL MARE.

La coppia sedeva ad un tavolo vicino alla porta finestra, dalla quale si poteva ammirare una bella fetta d'Oceano Pacifico.

Parlavano in inglese.

L'informatore indossava raffinati pantaloni neri a vita bassa e scarpe dello stesso colore e stile.

Portava inoltre una maglia a collo alto, anch'essa nera ed elegante, che gli arrivava poco sopra i fianchi.

La tipa era un'ufficiale di polizia in borghese, una bella donna, di qualche anno più grande di Izaya, con il fisico snello e slanciato, bei lineamenti, tutte le curve al posto giusto e i capelli scuri raccolti in una lunga coda di cavallo.

"Avete fatto un buon lavoro Mr. Orihara! E' un piacere fare affari con voi." affermò, soddisfatta, sorseggiando dell'umeshu.

"Vi ringrazio. Dunque, credo di potermi ritenere svincolato da ogni onere a questo punto." rispose il giovane, portandosi a sua volta il calice alla bocca ed accavallando elegantemente le gambe.

"Volete già liberarvi di me?" domandò maliziosa lei, mentre poggiava i gomiti sul tavolo ancora apparecchiato e il viso sul dorso delle mani intrecciate.

"Non mi permetterei mai di farvi un affronto simile Miss Fujiwara." dichiarò l'informatore, con lo stesso tono.

"Ecco i dati che avevate richiesto." seguitò poi, tirando fuori dal lungo cappotto poggiato sulla sedia una busta bianca.

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