Undicesimo Capitolo

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ORA DI PRANZO.

KAWAGOE HIGHWAY, APPARTAMENTO DI SHINRA.

"Santo Cielo!" esclamò di nuovo quest'ultimo, seduto sul divano, coi gomiti sulle ginocchia ed entrambe le mani fra i capelli, mentre, ancora una volta, percorreva con gli occhi tutta quella merda sparpagliata, in disordine, sul basso tavolino di fronte a sé.

L'Heiwajima, in silenzio accanto a lui, gambe accavallate e sguardo basso, fumava nervoso.

"Ti chiedo scusa per averti coinvolto... Ma io... Io ora non so davvero come comportarmi. Non avrei mai creduto... che... DANNAZIONE!!!" sbottò all'improvviso, spegnendo, con un veloce e stizzito scatto della mano, la sigaretta nel portacenere.

Subito dopo aver scoperto quella roba gli era quasi venuto un attacco di cuore, per lo shock, e ora faticava persino a guardarla, tormentato dal senso di colpa per come aveva infierito sul rivale nel loro ultimo scontro.

Shinra era rimasto a dir poco basito nel momento in cui, aprendo la porta, si era trovato davanti uno Shizuo dal volto tirato e pallido come la cera.

L'aveva fatto accomodare nell'elegante salotto, chiedendogli preoccupato se fosse accaduto qualcosa, e lui, sedendosi sul sofà e reggendosi la fronte con una mano, gli aveva mostrato la terribile cartella, suggerendogli, serio, di mettersi a sedere.

L'altro gli aveva dato un'occhiata e nell'appartamento era sceso il gelo, inutile dire che nessuno dei due quella mattina si era recato a lavoro.

Quei documenti ricostruivano perfettamente, in ordine cronologico, le violenze che Izaya aveva dovuto subire... Ed erano state numerose.

L'ultima si era consumata in modo particolarmente violento.

Inoltre riassumevano l'insieme degli eventi scaturiti in seguito al suo ricovero in ospedale, come ad esempio l'operato della polizia, degli avvocati, l'inchiesta, gli arresti...

L'Orihara era anche stato sottoposto ad un interrogatorio, svoltosi, per fortuna, in forma privata, vista la sua giovane età, durante il quale, non senza fatica, aveva descritto nei particolari ogni cosa, arrivando al punto di accusare un malore, data la brutalità delle vicende.

Ciò che Shizuo aveva scorto nei suoi occhi il giorno prima era davvero l'inferno... Un inferno personale che l'informatore si portava appresso da almeno dieci anni.

E le foto... Insieme agli scatti perversi effettuati durante le aggressioni, vi erano anche quelle del dopo ricovero, rese necessarie al fine di testimoniare gli abusi subiti.

Ma quante ancora ne aveva dovute passare, fuori dal carcere minorile?

Ad un certo punto, con la coda dell'occhio, in una delle tante il biondo aveva riconosciuto il suo collo segnato e aveva distolto subito lo sguardo, maledicendosi.

Anche lui glielo aveva stretto, l'ultima volta che si erano azzuffati.

E alcune ritraevano i polsi, completamente tumefatti.

Ecco perché Izaya s'era alterato tanto sul fiume.

Glieli aveva afferrati per bloccarlo, sovrastandolo col proprio corpo e ricordandogli di sicuro le violenze alle quali era stato sottoposto.

"Dio... Era solamente un ragazzino!" esclamò l'Heiwajima, colmo di rabbia, mentre, scattoso, si alzava dal divano e si spostava a lato, verso l'ampia finestra, osservando incollerito a braccia conserte la città al di fuori.

La splendida giornata di sole non sarebbe servita a rasserenare la situazione, tuttavia.

"Ancora non riesco a credere a ciò che ho letto e ho visto... In tutti questi anni... Io non mi sono mai reso conto di niente! Ritenevo semplicemente fosse un tipo bizzarro, un bastardo... Non ho mai pensato a quel suo cambiamento come possibile conseguenza di un trauma..." mormorò Shinra, amareggiato, scuotendo la testa.

BREAKDOWN | by LavrielDove le storie prendono vita. Scoprilo ora