Ventiseiesimo Capitolo

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DIVERSI MESI DOPO, PRIMAVERA INOLTRATA.

A dispetto di ciò che tutti si aspettavano e dei programmi iniziali dello stesso Shinichi, dal giorno dell'attentato alla stazione di Shinjuku egli non si era più fatto vivo.

Era tornato già da tempo dal suo viaggio in Italia, e in alcune occasioni era pure comparso in televisione, acclamato dall'intera Tokyo per aver vinto una nuova e difficile causa ai danni di un imprenditore corrotto... Ma non aveva più cercato di ricontattare Izaya, né aveva più provocato danni alla città o ad i suoi abitanti.

Nessuno, tuttavia, si era dimenticato del terribile incidente, i telegiornali spesso ne parlavano ancora... E la Polizia, almeno apparentemente, si stava dando da fare per risolvere il caso, mentre, al contempo, continuava a dare la caccia al pericoloso e misterioso assassino stupratore di bambini.

Ma gli agenti parevano brancolare nel buio... Gli indizi scarseggiavano...

Tali erano le menzogne che venivano rifilate ogni giorno alla popolazione per ordine dello stesso Nishimura, il quale, grazie ai numerosi agganci posseduti costruitosi nel tempo, ora stritolava, compiaciuto, al giogo delle propria perversione, l'intero paese, rendendolo inconsapevolmente schiavo di ogni suo capriccio.

NELLO STESSO MOMENTO, CLINICA KOBAYASHI.

SECONDO PIANO.

"Dannato bastardo!!!" sibilò l'Heiwajima, furioso, alzandosi di scatto e sbatacchiando malamente il giornale a terra.

Shinra sospirò, passandosi una mano fra i capelli.

"A che gioco sta giocando quel delinquente??? Eh??? Crede abbasseremo la guardia solo perché adesso si sta divertendo a fare l'avvocatino onesto???" seguitò l'altro, iniziando a percorrere nervosamente avanti ed indietro il piccolo corridoio di fronte al portone del reparto in cui era stato ricoverato l'informatore.

Il suono dei tacchetti delle sue scarpe, nello scontrarsi con l'elegante pavimento in marmo, color grigio antracite, rimbombava frenetico fra le pareti, sovrastando di netto il ritmato cadenzare dell'antico orologio a pendolo appoggiato ad una di queste.

"Shizuo, controllati. Lo sapevamo non sarebbe stato facile..." replicò l'amico, raccogliendo il quotidiano e fissando, corrucciato, la prima pagina, sulla quale vi era un articolo dedicato proprio a Nishimura, in cui egli veniva acclamato ed osannato per le "grandi capacità" manifestate in ambito giurisprudenziale.

Il biondo, nervoso, si avvicinò di nuovo all'entrata e si lasciò cadere stancamente a sedere sopra una delle sedie in legno col piano d'appoggio in velluto beige, che riprendevano lo stile antico ed austero dal quale era caratterizzato l'intero edificio.

"Lo so. Ma quel bastardo continua la sua vita come niente fosse! Non possiamo denunciarlo e nemmeno avvicinarlo, a quanto ho capito..." rifletté poi, incrociando le braccia al petto.

"No. Io e mio padre, tramite le nostre conoscenze, siamo riusciti a sguinzagliare una squadra di uomini addestrati appositamente per tenere d'occhio tipi pericolosi come lui... Ci stanno aiutando persino alcuni compagni di Shiki... Ma Nishimura ha un sacco di guardie del corpo che non lo mollano un secondo... Per non parlare della sua villa... La sorveglianza è pari a quella che abbiamo qui. Ad ogni modo... Non credo accetterebbe mai di trattare con noi." dichiarò il giovane medico, sedendosi accanto all'altro ed incavallando le gambe.

"Ma non riesco a capire cosa diavolo significhi questo stallo! Perché non ha ancora cercato di molestare la pulce? Perché non ha più cercato d'inviargli minacce di morte? Di sicuro è venuto a conoscenza del suo tentato suicidio e della particolarità di tale clinica, ma non mi sembra il tipo che si lascia facilmente spaventare... E poi... Perché non ha più tentato d'ammazzare nessuno, noi compresi?" Quest'attesa... Sta diventando frustrante." protestò Shizuo, sconfortato.

BREAKDOWN | by LavrielWhere stories live. Discover now