Ventiquattresimo Capitolo

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KAWAGOE HIGHWAY, CASA KISHITANI.

TRE GIORNI DOPO.

"E quindi abbiamo deciso di prolungare il trattamento con i sedativi ancora per un po', data la situazione." esclamò Shinra, incavallando le gambe e seguitando a bere il suo caffè.

"Si, probabilmente è la cosa migliore da fare." concordò Shizuo, ruotando, all'interno della tazzina ancora fumante, il cucchiaino, il quale tintinnava leggermente, a contatto con la fine porcellana.

"Ciò non vuol dire che Izaya continuerà a rimanere in stato d'incoscienza, la dose comunque sarà somministrata in quantità minore. In tal modo riuscirà, spero, a rimanere abbastanza tranquillo e così, forse, potrà raccontarci per bene come sono andate le cose." riprese l'amico, serio, terminando un attimo dopo la sua bevanda.

L'altro sospirò, ripensando con tristezza ai fatti accaduti nell'ultima settimana.

A Shinjuku si era verificata una strage, quella dannata pulce aveva cercato d'uccidersi e pure lui adesso doveva considerarsi in pericolo di vita.

Già, proprio lui, da tutti soprannominato Mostro, per la forza incredibile di cui era dotato.

Su insistenza del giovane medico aveva accettato di farsi guardare le spalle da Celty, e ciò lo mandava in bestia, dato che non aveva mai avuto bisogno di una guardia del corpo in tutta la sua vita.

Egli stesso poi lo era, che diamine!

La sera prima avevano inoltre dovuto raccontare a Mairu e Kururi del fratello, giustificando tuttavia il suo ricovero con un forte esaurimento nervoso per il troppo lavoro, al fine di non turbarle eccessivamente.

A causa del massacro perpetratosi alla stazione, la notizia di un tentato suicidio era passata completamente inosservata, per cui la scusa avrebbe retto benissimo e nessuno avrebbe posto domande scomode.

Le ragazze comunque non l'avevano presa molto bene... Nonostante non lo vedessero tutti i giorni, sembravano essere parecchio affezionate ad Izaya.

Shinra aveva poi loro proposto di trasferirsi nel proprio appartamento, almeno fino a che l'informatore non fosse stato dimesso, omettendo la preoccupazione per il fatto che entrambe, facendo di cognome Orihara, sarebbero potute essere in pericolo.

In tal modo, di giorno sarebbero state protette da Simon e la sera non sarebbero rimaste da sole.

La presenza in casa della Dullahan era comunque una rassicurazione.

Mentre l'Heiwajima, inquieto, rifletteva e tamburellava con le dita sul tavolo della cucina, iniziò all'improvviso a squillare un cellulare.

"E' il mio!" esclamò l'amico, alzandosi e facendo per andare in salotto, a prenderlo.

Le parole che pronunciò tornando erano quelle che Shizuo s'aspettava d'udire da giorni.

"Izaya si è svegliato." affermò il giovane medico, sorridendo.

CIRCA MEZZ'ORA PRIMA, NAGOYA.

CLINICA PSICHIATRICA KOBAYASHI, STANZA N. 7.

Dove sono?

Non riesco a muovermi.

Il mio corpo sembra così pesante...

E le mie palpebre... Non si sollevano.

Perché... Mi sento così?

Cosa diavolo mi è successo?

BREAKDOWN | by LavrielWhere stories live. Discover now