Diciannovesimo Capitolo

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"Rimani... Izaya."

"Io... Ok."

Il biondo sorrise.

Lo sguardo leggermente imbarazzato dell'Orihara ed il suo lieve ed impacciato annuire con la testa, nel mentre decideva di restare, lo avevano riportato con la mente agli anni passati a rincorrersi per le strade della città, gridandosi ingiurie a tutto spiano.

"Certo... Ne sono cambiate di cose..." rifletté, serio, intanto che sostituiva le lenzuola al proprio letto, nel quale, per quella notte, avrebbe dormito il giovane.

Shizuo era un uomo di parola, non avrebbe fatto assolutamente niente per nuocergli, stavolta.

Tuttavia il pensiero che l'altro si sarebbe sdraiato sul suo materasso, con indosso uno dei suoi pigiami, gli mandava in fuoco il cervello, e non solo.

"Ahhh... Sarà meglio mi dia subito una calmata, non posso permettermi di agire impulsivamente come mio solito!" borbottò fra sé e sé, sospirando e passandosi una mano fra i capelli.

Si voltò poi verso la porta, accostata, dietro cui si trovava il piccolo corridoio collegante cucina e salottino con bagno e camera da letto.

L'informatore lo stava percorrendo avanti ed indietro, parlando al cellulare con le proprie sorelle e ridacchiando ogni tanto alle loro battute.

Il fatto che gli stesse mostrando anche solo un briciolo di quel che si poteva definire vita quotidiana, indicava un ulteriore rinsaldamento della confidenza venutasi a creare fra loro.

Era bella la sensazione di calore che ne scaturiva.

Shizuo ripensò alla triste storia raccontatagli durante la serata e sospirò di nuovo, chiedendosi, esterrefatto, con quale cuore un padre avesse potuto vomitare addosso al figlio parole tanto meschine.

"E inoltre... E' possibile addirittura arrivare a rinnegarlo, un figlio, se non si condividono con lui determinate idee?" si domandò amareggiato, aggrottando le sopracciglia.

Evidentemente si.

Izaya non aveva voluto intraprendere la carriera dei genitori, ed era un uomo... A cui piacevano gli uomini.

Anche il biondo possedeva gli stessi requisiti, e solo Kasuka, il quale poi non aveva mai mostrato nessun segno di ribrezzo per la cosa, ne era a conoscenza, ma sapeva per certo che i suoi non l'avrebbero mai allontanato per tal motivo e non si sarebbero mai comportati nel modo in cui invece aveva fatto Shirou.

Improvvisamente si rese conto di quanto fosse fortunato ad avere una famiglia del genere.

"Shizu-chan... Ma non hai un pigiama un po' più piccolo da prestarmi?" gli domandò ad un tratto l'Orihara, entrando all'improvviso nella stanza e sviandolo dai suoi pensieri.

Egli, non appena posati gli occhi su di lui, iniziò a ridacchiare, divertito.

"Che cavolo ti prende adesso?" gli chiese l'informatore, sollevando un sopracciglio, perplesso.

"Ahahahah... No... E' che... Ti ho dato quello più misero che avevo... Ma ci sguazzi ancora dentro!" gli rispose l'altro, cercando di contenersi.

"Mica sono tutti alti un metro e novanta!" protestò Izaya, portandosi le mani sui fianchi.

"E comunque..." iniziò poi, con una nota di malizia nella voce.

"Ciò che non possiedo in altezza IO lo ricompenso in intelligenza, a differenza di te!" esclamò, sornione, mentre si lasciava cadere mollemente a sedere sul letto.

"Ripetilo e ti ammazzo." sentenziò Shizuo, avvicinandoglisi e sogghignando, intanto che gli appoggiava le mani sulle ginocchia piegate e premeva la propria fronte sulla sua.

BREAKDOWN | by LavrielWhere stories live. Discover now