Ventunesimo Capitolo

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Izaya sollevò lentamente le palpebre.

Alcuni spicchi di sole filtravano attraverso il rotolante, trapassando la penombra della stanza e finendo per infrangersi di sbieco sull'armadio di fronte, la cui superficie veniva di conseguenza decorata da buffe ed oblique linee di luce.

Ancora mezzo addormentato, e profondamente compiaciuto sia dalla morbidezza delle lenzuola sia dal calore generale irradiatosi intorno al suo corpo, tentò a poco a poco di fare mente locale e mettere a fuoco lo spazio in cui si trovava.

"C'è qualcuno qui con me..." pensò fra sé e sé, iniziando all'improvviso a percepire la presenza di un altro corpo dietro di lui, che lo abbracciava.

"Shizu... Chan?" si domandò, confuso, aggrottando le sopracciglia.

"Oh nooo..." mugòlò un attimo dopo, mentre si portava una mano sugli occhi, sgomento, ricordando il triste e raccapricciante spettacolo offertogli durante la nottata.

"Oh no... Cosa?" gli domandò all'orecchio una voce, bonariamente divertita.

L'Orihara trasalì.

"Sei... Sei già sveglio?" farfugliò poi, a disagio, irrigidendosi ed evitando di voltarsi.

"Da circa una mezz'oretta..." gli rispose il giovane, stringendoselo al petto e dandogli un lieve bacio sulla guancia.

"Ah... Capisco..." bofonchiò l'informatore, piuttosto imbarazzato, facendo per allontanarsi e sollevarsi a sedere.

"Dove credi di andare?" gli sussurrò affettuosamente il biondo, mentre ridacchiava e lo bloccava all'istante, avendo già intuito il motivo di tanta irrequietezza.

"Da... Da nessuna parte..." si giustificò lui, irrigidendosi ancora di più ed abbandonando subito i propri propositi, conscio d'esser stato scoperto.

"Izaya... Non fuggire da me. Non ne hai motivo, lo sai." gli mormorò allora l'Heiwajima, continuando ad abbracciarlo da dietro ed avvicinandogli le labbra al collo, su cui depositò un altro bacio leggero.

Egli, all'inizio contrariato, iniziò poco a poco a rilassarsi, sia per le parole rassicuranti appena udite, sia perché, come al solito, quella confortevole stretta riuscì ad abbattere le sue difese in un soffio di vento.

Piano piano dunque si voltò, portando gli occhi sul viso del compagno.

"Stai... Bene?" gli domandò questi, serio, passandogli delicatamente una mano fra i capelli.

"Si... Più o meno..." mormorò l'Orihara, appoggiandogli la fronte su una spalla, mentre con le dita di una mano gli afferrava di nuovo un lembo del pigiama, intento a riflettere sul netto cambiamento nel quale la propria vita era incorsa, dopo che Shizuo aveva scoperto quei maledetti documenti.

L'abbraccio e la comprensione ricevuti sulla spiaggia avevano in parte interrotto la violenta spirale di furia autodistruttiva in cui era rimasto invischiato per tutti quegli anni, ed ora sentiva molto meno il bisogno compulsivo di sfogare il proprio malessere sugli altri, perché come aveva detto Shinra, il sano legame che si stava costruendo a poco a poco con il biondo stava lentamente sanando la sua visione, fino ad ora distorta, dei rapporti in generale.

Tuttavia, la presenza dei pericolosi istinti suicidi e quegli stramaledetti incubi non accennavano a volersene andare e ciò, purtroppo, costituiva un bel problema.

"A cosa pensi?" gli chiese ad un tratto Shizuo, notandolo ancora irrigidirsi.

"A... Niente. Riflettevo." gli rispose lui, immobile.

"Verremo a capo di questa situazione, stai tranquillo." lo rassicurò l'altro, rigirandosi fra le dita una ciocca di capelli neri.

"Non... Non stavo riflettendo... Su quello." mormorò l'Orihara, a disagio.

BREAKDOWN | by LavrielWhere stories live. Discover now