Ventottesimo Capitolo

720 32 0
                                    

Facing the days as I grow into my own
Loving and hatings the same.
And three-fold I told you,
It comes back with laughter
Over and over again.
It's coming back.

(Releasing the demons – Godsmack)

****************

STUDIO DEL PRIMARIO, UNA SETTIMANA DOPO.

"Non c'è niente da fare, comunque la guardiamo questa faccenda sembra non avere sbocchi." esclamò Shinra, sospirando sconsolato e riavviandosi i capelli.

Shizuo, seduto accanto a lui, braccia conserte e gambe incavallate, a tali parole chinò la testa, aggrottando, al contempo, le sopracciglia.

"Eppure un modo per togliersi dai piedi quel criminale dobbiamo trovarlo! Non possiamo permettere che uccida altre persone, né possiamo lasciargli tormentare di nuovo Izaya! Nonostante il forte attacco di panico e lo sgomento iniziale ha reagito abbastanza bene allo stress... I suoi progressi non devono essere intaccati ancora!" dichiarò il dottor Kobayashi, poggiando i gomiti sulla scrivania e congiungendo i polpastrelli delle dita, mentre osservava, serio, i ragazzi innanzi a sé.

"Come ci dovremmo comportare allora? Ormai abbiamo ben capito di non poterlo né denunciare né avvicinare... Inoltre Nishimura è pur sempre un personaggio pubblico... Anche se assoldassimo il migliore dei killer la sua morte solleverebbe un polverone." affermò l'Heiwajima, alzando gli occhi e ricambiando lo sguardo del vecchio medico.

"Vaglieremo di nuovo al setaccio tutte le varie possibilità. Ma intanto prepariamoci un bel caffè. Ci aspetta un lungo pomeriggio..." concluse quest'ultimo, sospirando ed avviandosi lentamente alla macchinetta disposta vicino alla finestra.

****************

I tre uomini quel giorno rimasero in riunione per quasi quattro ore, cercando in tutti i modi di trovare una soluzione, ma alla fine, purtroppo, non riuscirono a venire a capo di nulla.

Shizuo ad un certo punto uscì dallo studio, chiudendosi la porta alle spalle... Gli altri dovevano discutere anche di alcuni pazienti ed egli ne approfittò per sganciarsi e recarsi subito dall'informatore.

Nonostante le parole del primario sulla salute di quest'ultimo fossero state piuttosto positive, il biondo sentiva, malgrado ciò, che qualcosa non andava: è vero, il ragazzo sembrava abbastanza tranquillo, ma in quell'ultima settimana s'era mostrato fin troppo taciturno per i suoi gusti.

Passava la maggior parte del tempo in piedi, in silenzio, davanti alla finestra, ma a nessuno era dato di sapere cosa gli passasse per la testa in quei momenti... A domande del tipo "Come stai?" oppure "Qualcosa ti turba?" lui rispondeva sempre con un "è tutto ok!" o con un "Ho solo un po' di mal di testa, colpa dei tranquillanti!" e la discussione finiva lì, a dispetto dei vari tentativi messi in atto per riuscire a farlo parlare.

L'Heiwajima, tuttavia, evitava d'insistere troppo, cercando in tal modo di non procurargli ulteriore stress... Ma seguitava comunque a preoccuparsi.

Ed esisteva pure un secondo pensiero che lo tormentava... Egli non riusciva a spiegarsi il motivo per cui l'aguzzino avesse utilizzato, per il biglietto degli "auguri", proprio un aforisma di Oscar Wilde.

Come faceva a sapere che la sua pulce andava matta per quello scrittore?

Era stato solo un caso?

Oppure c'era dell'altro?

Rimuginando sulla questione, giunse infine davanti alla stanza e bussò alla porta.

"Avanti." si sentì rispondere, dopo qualche secondo.

BREAKDOWN | by LavrielDove le storie prendono vita. Scoprilo ora