Venticinquesimo Capitolo

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NAGOYA, CLINICA KOBAYASHI.

DUE GIORNI DOPO, TARDO POMERIGGIO.

Izaya, silenzioso, giaceva nel proprio letto, voltato verso la finestra, in posizione fetale, osservandosi con gli occhi vitrei, arrossati dal poco riposo, la mano sinistra, sul cui ago cannula avevano di nuovo ripristinato la flebo con i tranquillanti, nonostante il dosaggio fosse stato mantenuto piuttosto basso.

"Niente da fare, non vuole collaborare..." mormorò Shinra, togliendosi gli occhiali e sospirando preoccupato, mentre si voltava verso la porta della stanza in cui era stato ricoverato l'informatore, il quale, dopo la terribile crisi nervosa di due notti prima, versava in una condizione d'ostinato e tenace mutismo.

L'Heiwajima, sospirando a sua volta, si passò una mano fra i capelli, accigliato.

"Rifiuta d'incontrare sia lo psichiatra sia lo psicologo, rifiuta di mangiare... E non ha la benché minima intenzione di raccontarci come sono andate le cose, chi lo ha aggredito e perché." seguitò il giovane medico, allargando le braccia e sollevando gli occhi al cielo, esasperato.

"Non poteva reagire in maniera peggiore..." concluse poi, grattandosi la testa, e riportando lo sguardo sull'amico, il quale iniziò a percorrere lentamente avanti ed indietro una porzione di corridoio, sempre più torvo, riflettendo sulle ultime giornate trascorse.

Anche con lui Izaya si era comportato nello stesso identico modo, e tale situazione lo stava facendo impazzire... Non riusciva proprio a sopportare l'idea che quella dannata pulce avesse, ancora una volta, innalzato intorno a sé una fottutissima ed impenetrabile muraglia, perseverando, con cocciutaggine, a vegetare nel silenzio ed a farsi del male.

"Ora basta. Vado di nuovo a parlargli. Se non la pianta di fare il cretino lo ammazzo!" sbottò all'improvviso, avviandosi a passo svelto verso la stanza e lasciandosi alle spalle uno Shinra più che interdetto.

"Shizuo... Aspetta! Siamo in una clinica, non puoi metterti a fare casino!" lo ammonì quest'ultimo, in apprensione, raggiungendolo e bloccandolo per un braccio.

"Lo so benissimo. Ma non riesco proprio a tollerare il fatto che quell'idiota stia continuando a crogiolarsi a tal modo nel dolore di sua spontanea volontà! Finirà con l'uccidersi sul serio, se va avanti così!" esclamò il giovane, stizzito, indicando, scattoso, con l'indice destro, la porta della camera, ma cercando tuttavia di non alzare troppo la voce.

L'altro sospirò ancora, socchiudendo le palpebre e portandosi le mani sui fianchi, mentre iniziava a tamburellarvi sopra con le dita ed a riflettere attentamente sulla questione.

"E va bene... Ma vedi di non esagerare." dichiarò poi, serio, riportando gli occhi sul biondo.

Uno sguardo d'intesa.

"Non lo farò." lo rassicurò lui, deciso.

"Beh, allora... In bocca al lupo." gli augurò Shinra, sorridendo appena, piuttosto speranzoso.

"Crepi!" esclamò l'amico, sorridendo a sua volta e voltandosi per entrare.

Egli, forse, sarebbe potuto essere l'unico capace di infrangere le barriere con cui Izaya si era nuovamente fatto scudo, poiché testardo al pari del "rivale" e forte abbastanza da riuscire a non arrendersi, persino nel caso in cui gli fossero occorsi giorni per ottenere anche un sol minimo risultato.

**************

Il sole ormai era quasi del tutto tramontato e la stanza si trovava immersa nel silenzio e nella penombra.

L'informatore giaceva immobile sulla materassa, ancora leggermente sollevata nella parte anteriore, sempre voltato verso la finestra, coperto fin sotto le spalle.

BREAKDOWN | by LavrielWhere stories live. Discover now