Trentatreesimo Capitolo

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La beffa più grande che il Diavolo abbia mai fatto è stato far credere al mondo che lui non esiste.

(Dal film "I soliti sospetti")

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Sovrannaturale.

Una parola scomoda, utilizzata per indicare un elemento altrettanto scomodo e sottovalutato forse da una buona fetta di popolazione mondiale...

Perché gli esseri umani, oramai troppo occupati ad autocompiacersi nella loro immensa magnificenza, non prestano certo più attenzione a quei miti e a quelle leggende le quali, seppur ben conosciute, lasciano il cosiddetto "tempo che trovano" e vengono gettate con noncuranza nel dimenticatoio.

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NOTTE FONDA, ANCORA SUL TETTO DELL'EDIFICIO.

"Cosa significa tutto questo?" pensò Nevan, disorientato, mentre, nel frattempo, osservava la giovane sconosciuta lasciarsi alle spalle l'altra donna misteriosa ed avanzare senza indugio verso di lui.

Non aveva la benché minima idea di chi entrambe fossero.

"La ragazza sulla moto... E' Celty Sturluson, il leggendario centauro nero, lei invece..." iniziò quindi Izaya, avendo già indovinato i pensieri dell'avversario ed indicando Anri con un cenno del capo.

"E' il mio asso nella manica!" esclamò poi, cercando di mostrarsi il più sicuro possibile e ripristinare quella temibile aura oscura, la quale lo caratterizzava da sempre, intanto che ricominciava a sfoggiare, con aria sfrontata, il suo proverbiale sorrisetto.

L'avvocato, tentando dunque di riprendersi dall'iniziale confusione, dopo qualche secondo di silenzio sollevò all'improvviso un sopracciglio, altezzoso, voltandosi di nuovo verso l'informatore.

"E tu intenderesti battermi con l'aiuto di una motociclista con la fissa per i costumi di Carnevale..." ribatté subito, il tono ironico, riferendosi, con tali parole, alla falce nera della Dullahan.

"E con il sostegno di un'adolescente? Sul serio, devi aver perduto la ragione." dichiarò infine, incredulo, riprendendo subito dopo a sogghignare, anch'egli, in modo spaventoso.

A quell'uscita poco cortese, tuttavia, Celty sgasò abbondantemente, facendo così rombare il motore, e roteò per aria la propria arma, diffondendo intorno a sé una nebbiolina densa e fosca, mentre, nel frattempo, gli occhi di Sonohara s'infiammavano di sdegno, affilandosi e divenendo di un pericoloso rosso luminescente.

Nevan, a causa del forte rumore, si girò ancora verso le due, stavolta trasalendo alla loro vista.

"Che diavoleria è mai questa..." mormorò, iniziando a spaventarsi ed indietreggiando di un passo.

Izaya, viceversa, attaccò a ridere alla sua solita maniera, l'Heiwajima invece si accese una sigaretta, in apparenza noncurante, ma in realtà divertito al pensiero di ciò che stava per accadere... Ogni cosa cominciava proprio ad andare secondo i piani della pulce, per fortuna, e fra poco quel dannato criminale avrebbe ricevuto una punizione davvero esemplare.

Il giovane, sospirando di sollievo, tirò una veloce occhiata al funereo paesaggio circostante, il quale, ricolmo della gran moltitudine delle enormi carcasse cementificate dei vecchi edifici, un tempo parte di uno dei più lussuosi quartieri di Tokyo, faceva da cornice a uno scenario già di per sé piuttosto minaccioso.

Inoltre, come se non bastasse, a completare il quadro, ancora una volta i raggi della luna, che illuminavano sul tetto, col loro freddo chiarore, tutte e cinque le figure, di cui, a dispetto della difficile nottata passata, quella dell'informatore sembrava la più minacciosa.

BREAKDOWN | by LavrielWhere stories live. Discover now