Trentaquattresimo Capitolo

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Silenzio.

Penombra.

Odore di disinfettante.

Izaya sollevò con fatica le palpebre, risvegliandosi come per magia nella quiete artificiale della sua stanza d'ospedale, ovvero la famosa clinica psichiatrica da cui era fuggito la notte in cui aveva deciso di rischiare la vita ed affrontare Nevan da solo.

Supino ed immobile nel proprio letto, il giovane ruotò gli occhi lentamente, lo sguardo vacuo, sforzandosi di fare mente locale e comprendere quanto tempo fosse passato dal terribile attacco di panico dal quale era stato aggredito sul tetto di quell'edificio.

Considerando le tonalità di luce rosso-arancioni in parte attenuate dal tessuto chiaro della tenda, che filtravano dalle imposte semi aperte della finestra alla sua sinistra andando così a scontrarsi, come schegge luminose, con la parte posteriore del letto, impreziosendo dunque le bianche lenzuola di nuovi colori, egli poté dedurre facilmente di essersi risvegliato nel tardo pomeriggio.

"Ho dormito... per tutte queste ore?" si domandò quindi, facendo per sollevarsi a sedere e grattandosi la testa, confuso, mentre, nel frattempo, sospirava rassegnato.

Non ricordava bene cosa fosse accaduto dopo che Shizuo l'aveva abbracciato, cercando di rassicurarlo, ma la sensazione di profondo disgusto provata sulla pelle, derivata dal tentato stupro, nonostante i sedativi somministrategli non era ancora svanita del tutto, così come l'amaro ed opprimente magone annodatoglisi al collo, alla stregua di una fastidiosa sciarpa di pruriginosa lana troppo stretta.

"Io... Ho dato di nuovo spettacolo..." pensò fra sé e sé l'informatore, scrutandosi con espressione incolore la mano sinistra, sulla quale gli avevano riapplicato, per l'ennesima volta, l'ago cannula con corrispondente ed oramai conosciutissima flebo.

Il liquido semitrasparente gli scivolava nel corpo in silenzio, goccia dopo goccia, scandendo, insieme alle lancette della piccola sveglia adagiata lì sul comodino, il passare dei minuti.

Il giovane rimase immobile in tal posizione per almeno un quarto d'ora, riflettendo sulla proprie condizioni con amarezza, ma all'improvviso tutti i suoi pensieri furono interrotti da una voce maschile, a causa della quale trasalì in maniera piuttosto visibile.

"Ti sei svegliato finalmente!" esclamò il dottor Kobayashi, serio, avanzando verso di lui, passo lento e mani dietro la schiena.

Izaya sollevò gli occhi verso l'uomo per qualche secondo, distogliendo lo sguardo subito dopo, impacciato.

"Già... Pare di sì..." mormorò quindi, annuendo tristemente e ricominciando ad osservarsi la mano, mentre, nel frattempo, si preparava psicologicamente alla tremenda ramanzina che era sicuro di ricevere dal primario.

"Hai scatenato un inferno giù ad Ikebukuro!" continuò infatti questi, severo, sedendosi sulla sedia posta a lato del letto ed incavallando le gambe.

"Il nostro amico avvocato si è costituito stamattina, rivelando anche nomi e cognomi di tutti i suoi soci... Ci sono andati di mezzo persino alcuni politici... I media sono impazziti!" rivelò poi, acchiappando un quotidiano appoggiato sul comodino, a cui l'informatore non aveva ancora prestato attenzione, ed iniziando a sfogliarne le pagine fruscianti.

"Guarda tu stesso!" esclamò infine, porgendoglielo.

Il ragazzo sollevò di nuovo gli occhi ed afferrò l'oggetto, rimanendo tuttavia in silenzio, ma quando iniziò a leggere il trafiletto le sue labbra si piegarono in un timido sorriso.

"Ce l'hai fatta Izaya." dichiarò il vecchio psichiatra, addolcendo un poco il tono della voce e sorridendo a sua volta, mentre nel frattempo si alzava in piedi e gli poggiava una mano sulla spalla.

BREAKDOWN | by LavrielDove le storie prendono vita. Scoprilo ora