Capitolo 1

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Dalle sue labbra una nuvola grigia di fumo si disperse nella stanza.

Non sentiva che il battito del proprio cuore, quasi inesistente tra le urla soffocate dai propri pensieri.

La luce soffusa dei neon, i volti estasiati dei presenti che si dimenavano privi di controllo proprio, i corpi ondeggianti e l'ossigeno saturo di fumo e alcol.

Non erano molti i giorni in cui si concedeva una pausa e si lasciava trasportare dall'aria di ribellione che gli annebbiava la mente.

Quando per puro divertimento e svago gli spinelli da uno diventavo tre, o forse quattro, da quanto tempo aveva smesso di tenere il conto?

Non lo sapeva, tutto ciò che comprendeva, quando entrava all'interno di quel locale, era la constatazione di non aver responsabilità.

E capitava, che il giorno dopo, tra le coperte affianco al suo corpo, un volto sconosciuto riposava sereno.

Ciglia lunghe, viso magro e labbra piene.

Era sempre lo stesso volto, i soliti capelli rossi, differenziava solo la persona, solo la ragazza.

Permetteva al momento di impadronirsi di lui, di fargli perdere la cognizione del tempo, del luogo, della ragione.

E ogni mattina, dopo le sere che comprendevano le avventure di una notte, lui si sedeva sul bordo del letto sfregandosi il volto con le mani e i gomiti poggiati sulle ginocchia.

Non ricordava come ella si chiamasse, non ricordava come l'avesse conosciuta, non ricordava neppure dove fossero le chiavi di casa che gli fecero aprire la porta per farla entrare, non ricordava il sesso, non ricordava il piacere, non ricordava nulla.

Non voleva neppure provarci.

In quei momenti desiderava solo poter sbattere fuori di casa propria quelle intruse che non riconosceva.

Le scuoteva dalle spalle e loro, come ogni singola volta accadeva, si lamentavano del mal di testa e dei modi bruti e sgarbati di Bakugo.

Poi, un semplice "vattene" le risvegliava completamente, assumevano sempre espressioni indignate sgranando gli occhi.

Imprecavano contro di lui, mentre raccattavano i propri vestiti con il volto che si contorceva in disprezzo.

Per Katsuki, non era che un dejavu al quale non poteva fuggire.

Roteava gli occhi spazientito e le spingeva oltre l'uscio di casa, mentre persistevano a gridargli contro.

Sbatteva la porta e finalmente silenzio.

Non era colpa sua se non riuscivano ad accettare il sesso occasionale senza pensare che probabilmente l'amore le aveva trovate.

Ma quella sera fu diverso, si ripeteva, senza sosta, che avrebbe mantenuto il controllo, che il divertimento non era dimenticare tutto il giorno dopo.

Non si sarebbe portato a casa una sconosciuta, non avrebbe fumato più del dovuto e non avrebbe perso conoscenza.

Katsuki Bakugo non era un drogato, fumava solo quei sabato sera, mentre per il resto della settimana non era che il solito ragazzo irascibile che avrebbe fatto a botte con il primo malcapitato che avesse commesso il solo errore di scontrarsi con lui.

"sei alla quinta sigaretta" una voce, al suo fianco, gli rivelò il conto che aveva perduto.

"mh" e fece cadere quella che teneva tra le dita, pestandola.

Aveva fallito, non era nulla di nuovo.

"immagino andrai in cerca di una rossa ora" una risata sommessa gli fece voltare il capo infastidito.

Non vide che lo sfavillante color rubino della chioma di colui che si era permesso tanta confidenza.

"vorrei chiederti" e il suo volto si fece serio, mentre i suoi occhi neri come l'oblio, che come attrazione magnetica attirava quelli rubini di Katsuki, si specchiarono in quelli del biondo "cosa ci trovi nelle rosse?" pose la sua domanda.

"non mi piacciono le rosse" sbuffò, spezzando quello sguardo, voltandosi.

"vengo qui ogni sabato, e ogni sabato ti vedo uscire con una rossa" gli sorrise, lo sconosciuto, affilando con il proprio sguardo la linea decisa della mandibola di Bakugo.

"sei qui a far da psicologo?" gli ringhiò contro, spazientito.

Il rosso sorrise, divertito "mi sembra di conoscerti da una vita" e si alzò, andandosene.

Bakugo, con quale coraggio o forza invisibile, gli afferrò il polso, ancora seduto "come ti chiami?" chiese, colto alla sprovvista dalle proprie gesta.

"Kirishima" i suoi occhi sembrarono addolcirsi "Kirishima Eijiro" e svanì, tra la folla.

Era accaduto per la prima volta, che il mattino dopo, non ci fosse alcuna ragazza a sbraitare e una serata da ricordare.

E per qualche oscuro motivo, quel Kirishima Eijiro, sembrò averlo già conosciuto in passato.

Lo smartphone, posato sul comodino, prese a vibrare sbilanciandosi oltre il bordo.

Katsuki lo prese tra le mani, leggendo, incoscientemente, ad alta voce, il nome di colui che lo stava chiamando "Denki".

Poggiò il proprio pollice sul tasto verde, e la voce allegra e sonora dell'amico gli lacerò i timpani.

"pronto a tornare all'università?"

Perfetto, ieri non ho scritto il capitolo di "Flightless Bird" perché stavo organizzando le idee per la Kiribaku.

Bakugo non è un drogato e Kirishima uno stalker.

Spero vi piaccia, farò del mio meglio per rendere questa ff all'altezza delle precedenti ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUOnde histórias criam vida. Descubra agora