Capitolo 39

2K 201 41
                                    

Kyoka batté le folte ciglia, trovandosi a riposare sul materasso di Bakugo, mentre dalla cucina lievi rumori di stoviglie la accompagnavano in sottofondo.

Un tremore, scosse la sua mente, pigra dal voler destarsi dal sonno, all'interno della tasca anteriore dei suoi jeans.

Rispose alla chiamata, sedendosi a fatica sul materasso.

"sei ancora viva" la voce di Tomura diffuse in Kyoka timore e panico "che delusione" procedette "il tuo protetto non giungerà vivo prima della fine del mese, Yaoyorozu" ghignò, Shigaraki, soddisfatto della sua attuale posizione da leader "cosa prova?" chiese "al sentirsi minacciata e calpestata?" Jirou non comprese le sue parole "la tua copertura, all'interno di quel corpo da ragazzina nel quale ti trovi" sorrise, sadico "sta per crollare" rise "e a quel punto non avrai schiere di sottoposti a proteggerti" Kyoka desiderò poter proferire parola, poter chiedere con chi credeva di parlare, ma la voce, come spezzata, non azzardava ad abbandonare le sue labbra.

"preparati" giunse al termine, Tomura "non ti stiamo cercando solo noi" e attaccò.

Bakugo, dopo essersi rivestito, si trovò sulla soglia di casa Kirishima, a contemplare, un'ultima volta, il viso di Eijiro.

"forse, tornerò" fece, flebile, Katsuki.

"mi ami?" chiese, repentinamente, Kirishima, con sguardo pallido e vitreo in volto.

Per istanti, Bakugo, credette che codeste parole non avrebbero mai sfiorato il proprio essere, che mai al mondo, potesse esistere individuo capace di apprezzare le sue più irrequiete azioni.

"sì" girò la manopola della porta "ti amo" e si dissolse dietro ad essa, abbandonando Kirishima alle sue colpe e dubbi.

Il telefono squillò, rivelandosi essere il suo superiore.

"ti voglio in azione" la voce cupa di egli, fece di Eijiro un corpo vuoto, percependo lo stomaco contorcersi in quei sentimenti contrari a ciò che più amava "Katsuki Bakugo non è più un tuo caso, sei dissolto" terminò, agganciando.

Eijiro si chiese quando avesse avuto in mente di tradirlo.

Katsuki, con il cappuccio della felpa a nascondergli il volto, raggiunse il proprio appartamento, trovandoci Denki intento a bollire dell'acqua per del ramer in scatola.

"stai meglio?" chiese, Bakugo, poggiandosi con i gomiti al tavolo da pranzo.

"stavo per ucciderla" rispose, il biondo, con voce fredda e distante "Kyoka" precisò "nella mia testa vedevo in lei un mostro" spiegò "desideravo vederla morta, e tutt'ora mi sembra di volerlo" continuò ad armeggiare con i contenitori di ramen istantanei.

"ricordi qualcosa di come abbiano fatto a farti questo?" fece Bakugo, trovando un tono privo di urla e rabbia, non volendo alterarlo, stando egli in uno stato psichico non particolarmente stabile.

Rivolgendo ancora le spalle a Bakugo, Denki, si portò l'indice della mano destra alla tempia, indicandola "scosse, una dopo l'altra, di intensità sempre più insopportabile" spiegò "udivo le mie urla come distanti, mentre le mie unghie scavavano sul mio medesimo palmo" procedette "percepivo il corpo bruciare, come in un rogo" batté la mano, in un pugno, sul piano di lavoro della cucina.

"ti riprenderai" chiuse il discorso, Katsuki.

"non ti interessa?" chiese, voltandosi, Kaminari, avvicinandosi all'amico "non sarei dovuto essere stato io a ricevere quel trattamento" il suo volto si contorse in ira e risentimento "dovevi esserci stato tu" gli puntò il dito contro "per colpa tua, stavo per ucciderla" continuò "per colpa tua sono diventato questo" alzò la voce "tutto questo è colpa tua" sbraitò.

"allora vattene" rispose, indifferente, Bakugo "avresti dovuto negarmi sin dall'inizio" procedette "la colpa del tuo stato, non è che tua e delle tue scelte di merda" terminò, volgendo il suo sguardo rubino a quello dell'altro.

"ho rischiato la mia vita per te" fece, tra i denti, Kaminari.

"vedo con piacere che sei ancora vivo" rispose, impassibile.

"dovevano massacrarmi per farmi comprendere quanta feccia vi fosse in te" gli rivolse solo disgusto, Denki.

"appena termina di mangiare" si riferì a Kyoka "portala con te e non tornate" terminò, chiudendosi dietro la porta del bagno.

Ad essa poggiò la schiena, mentre sulle proprie labbra, il proprio palmo, prepotente, tratteneva singhiozzi a cui Bakugo non desiderava dar voce, mentre i proprie occhi, gonfi e rossi di un probabile pianto, minacciavano di abbandonare il suo volere.

Si sedette sulle piastrelle fredde del pavimento, battendo le palpebre rapidamente, fissando il soffitto, in preda al dolore atroce che gli attanagliava la gola, la quale desiderava esprimersi in un grido straziante e logorante.

Dire addio, in quelle poche ore, gli risultava difficile e rapido.

Si chiese se lasciare indietro Kirishima fosse stato giusto, se non informarlo fosse stato corretto, se dirgli dei suoi sentimenti, prima di ciò che sarebbe accaduto, fosse stato da codardo.

Mina aveva terminato il turno alla stazione centrale di polizia, stiracchiandosi sulla sedia girevole della propria scrivania.

Decise per tanto di chiamare il telefono dell'ufficio del suo superiore, volendo informarlo del suo terminato turno.

Premette i numeri e si collegò alla sua linea telefonica.

"non mi sembra che il ragazzo sia morto" udì la conversazione dell'uomo, Ashido.

"cosa le ha mai fatto di male quel giovane?" chiese, una voce divertita, dall'altro capo del telefono.

"se non lo vedo tra l'elenco dell'obitorio entro questa sera, la polizia cessa la sua collaborazione con lei, Tomura Shigaraki" Mina sgranò le palpebre.

"non si preoccupi Todoroki" la prese sul ridere l'altro "ma prima vorrei saperne il motivo, tra soci la fiducia è fondamentale" insistette.

"non ammetto distrazione per mio figlio" terminò, attaccando.

Buon Anno a tutti/e voi che leggete e sostenete questa mediocre scrittrice e le sue opere♡

Questo capitolo lo trovo noioso,, ma rientra tra le fasi finali della ff

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora