Capitolo 38

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Jirou soffocava.

Sentiva il proprio capo pronto ad esplodere, i propri polmoni cedere e la sua vista farsi cupa, dove il volto di Kaminari si faceva, con il trascorrere dei secondi, sempre più sfocato.

Yaoyorozu portò il palmo, della propria mano destra, sulla guancia di lui che, privo di esitazione, premeva sul suo perlaceo e debole collo, creandovi un segno rosso, che presto, dopo il suo decesso, sarebbe divenuto viola, come il suo corpo pallido e freddo.

Così, Yaoyorozu, decise che l'egoismo, tra le braccia della morte, non avrebbe giovato a lei, e neppure alla sua coinquilina, così la fece uscire, per assorbire gli ultimi istanti che quel giovane le stava concedendo prima di ucciderla.

Kyoka prese il controllo, lasciata libera da Yaoyorozu, ma con la medesima felicità che la avvolse in quei piccoli nano secondi, ella tornò nel più profondo del terrore.

"Denki" sospirò, nel panico, udendo le proprie vie respiratorie cedere, il proprio cuore, cedere "ti prego" mentre una lacrima, le percorse il volto, perdendosi al contatto con pelle delle nocche del ragazzo.

Jirou non riusciva a comprendere come fosse giunta a quel punto della sua vita, dove il giovane che le aveva promesso aiuto, in quel momento, la stava soffocando.

Accarezzò la guancia di Kaminari con il pollice, in un gesto insignificante privo di alcuno scopo.

"grazie" sospirò, in un ultimo anelito di vita, Jirou, sforzando un ultimo sorriso "lei non tornerà, in questo modo" e la propria voce si spezzò, prima di lasciarsi andare.

Kaminari strinse, ancora un po', osservando il volto della ragazza venir sopraffatto dalla paura, ma quando codesta sorrise, quando recitò le sue ultime parole, ricordi giunsero in sua memoria.

E lasciò, trasalendo dalle proprie azioni, battendo il capo nel comodino del letto, respirando a fatica mentre con sgomento e terrore osservava le proprie mani.

Il corpo di Kyoka rimase al suolo, prima che, lesto, Kaminari non lo reggesse fra le proprie braccia, cercando una speranza.

"Kyoka" chiamò, scostandole una ciocca dei capelli lunghi dal volto "rispondimi" la scosse "ti prego" la posò nuovamente sul pavimento, premendo più e più volte sul proprio cuore, ma alcun movimento di vita giunse.

Alternava la propria visuale dal suo pugno che ripetutamente premeva sul suo busto, al viso pallido di lei che riposava priva di vita.

"torna da me" la propria voce si spezzò "tornate da me" ripeté, mentre, liquidi, i suoi occhi divennero lucidi.

Osservò il collo di ella, trovandolo avvolto da un rossore acceso.

"non ti lascio così" disperato, non si arrese all'idea che ella fosse deceduta.

"devi ancora accettare di divenire mia amica, mia fidanzata, mia moglie" sorrise, a quelle fantasie di un futuro brillante e colmo di speranza "devi ancora dirmi quale sia il tuo colore preferito" pianse "e  devi perdonarmi" sfinito, poggiando il proprio capo sul petto di ella.

Singhiozzò, più e più volte, rendendosi conto del male che con le sue stesse mani creò.

"giallo" una risposta giunse al suo udito, mentre le docili, affusolate, dita di lei accarezzavano le proprie ciocche bionde.

Kaminari alzò lentamente il capo, mentre con le iridi colme di lacrime incrociò lo sguardo onice e cupo di lei.

"perdonami" sospirò, lui, prima che ella sorridesse e cadesse in un sonno stanco, ma non permanente.

"trova un modo per fuggire" sussurrò Bakugo, accarezzando il volto di Kirishima, il quale dormiente, destava a pochi centimetri dal viso dell'altro "se dovessi morire, almeno saprò che tu vivrai" sorrise, triste, osservando i lineamenti del rosso.

"prova a tradirmi" procedette "troverei una ragione per odiarti e non desiderarti" socchiuse le palpebre, tornando a contemplare il sonno "trova un modo per lasciarmi" affievolì il tono "perché tutto questo non ci porterà ad un lieto fine" sospirò "noi non lo abbiamo mai avuto, non è così?" chiese, al vuoto, al tempo.

"allora perché vogliono farci questo?" continuò, esasperato da uno scherzo del destino che non trovava pace per loro "perché, io, ho voluto cedere?" si chiese, pentito del suo peccato.

"Bakugo" richiamò la sua attenzione, Kirishima "credi che il finale sia ciò che richieda più importanza?" chiese, al biondo, aprendo le palpebre, osservando il suo sguardo rubino.

"credo che vederti morto non mi renderebbe appagato quanto sentirti sulle mie labbra" spiegò, concedendosi un'espressione pacata, quasi stanca, come se la rabbia fosse fluita lontano dal suo animo.

"siamo qui ora" sorrise, stringendogli la mano nella propria "io sono qui ora" procedette "e se dovessi mai morire" codeste parole fecero fremere Katsuki "saprò, che per un secondo, nella tua vita, mi hai amato" si avvicinò ad egli, sfiorandogli le labbra con le proprie, in un movimento dolce quanto malinconico, quasi come se si stessero concedendo un'ultimo addio, quasi fossero a conoscenza che non sarebbero mai giunti su quel letto, spogli del proprio orgoglio, nuovamente.

E forse, sarebbe stato realmente così, forse, non avrebbero mai raggiunto la felicità, non per sempre.

Morte.

Morte ovunque.

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUWhere stories live. Discover now