Capitolo 19

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Alti e bassi, grida e sussurri, sguardi di odio e comprensione, uno sfiorare e un colpire ferocemente.

Se Bakugo avrebbe dovuto esprimere il rapporto che lo legava a Kirishima, forse, sarebbero stati un'insieme di pregi e i loro difetti.

Kirishima poteva essere il pregio che Bakugo non aveva mai avuto, mentre lui non era che il difetto per entrambi.

Pensare a come fossero opposti gli diede la consapevolezza di tenere, persistentemente, l'immagine di Eijiro in memoria.

Il primo passo, quello che rimuoveva il rancore e, forse, l'odio, in un angolo, lo compiva, ogni singola volta, il rosso.

Bakugo si chiese la ragione di tanta perseveranza.

Nei dubbi e nelle conseguenze che la sua vicinanza potesse creargli, l'unica cosa, persona, a cui riusciva rivolgere un pensiero, concreto e completo, non era che a lui.

Le minacce di morte avrebbero dovuto destarlo da quella sua attrazione fisica, e non, che lo opprimeva, Kirishima fu una visione appena lo vide.

Con i suoi capelli rossi fiammeggianti, le iridi scure, tanto da trascinarlo in un modo che solo egli sarebbe stato capace di creare, il sorriso innocente di un animo travolgente.

Katsuki per molto tempo aveva sostenuto l'idea della sua eterosessualità, per il semplice motivo che, completamente indifferente dall'opinione altrui, temeva di potersi realmente innamorare di un uomo.

La situazione si era distorta con Midoriya, ma si contorse con Kirishima.

Bakugo non aveva un tipo, quel genere di persone che avrebbe desiderato nella propria vita, non ci aveva mai pensato per dirla tutta, ma era conscio che il rosso, puro e incantevole, lo attraeva come la vista delle fiamme di un fuoco.

Temeva che se avesse provato con Eijiro, se solo si fosse lasciato andare per un secondo, si sarebbe bruciato.

Odiava essere dipendente da qualcuno, ma il desiderio di sistemare, di potergli dire che non era colpa sua, se in quel momento aveva scaricato la colpa completamente su di lui, era altrettanto prorompente nel suo petto.

"mi dispiace" fece, a voce abbastanza alta da farsi udire.

Come quelle parole fossero fuggite da suo controllo non ne ebbe idea, solo si pentì.

Per quanto la loro relazione si stesse complicando, con i sogni e i mafiosi che minacciavano Bakugo con Kirishima, non poté farne a meno.

E fu come un fiammifero, un'inizio, che afferrò la sua scintilla e si librò in una fiamma, debole, ma esistente, abbastanza visibile da sentirne il calore.

Kirishima udì le parole del biondo, e tornò da dove era fuggito, da una possibile realizzazione dei suoi desideri che si era frantumata.

"come scusa?" non poteva ancora accettare che quella frase fosse sfuggita dalle labbra di Bakugo, lui che non era che circondato da mura insormontabili.

Katsuki non avrebbe ripetuto quelle parole, era un momento raro quanto epico, le scuse che offrì furono sincere, ma quanto, Kirishima, fu sincero con lui?

Avrebbe voluto essere libero di parlare, libero di oltrepassare quella coltre di acciaio e cemento che lo separava dal non essere un perpetuo enigma.

Avendo lo sguardo di Kirishima su di lui, alzò il viso, precedentemente rivolto al suolo.

Delle immagini sfocate gli annebbiarono la vista dove Kirishima riposava, mentre una mano, la sua, con le proprie dita, gli sfioravano il volto.

Parole gli ripercorrevamo la memoria, in un angolo remoto che credeva di non possedere.

Si alzò dalla sedia da cui stava pranzando, e con coraggio, esibì i propri ricordi.

"se cadrai" diede voce ai suoi sussurri "io sarò al tuo fianco" automatici quei versi abbandonavano le sue labbra, diffondendosi nella stanza quasi quanto poesia.

Kirishima rimase interdetto a quell'improvviso cambiamento di argomento, ma non ne fu deluso.

Qualcosa gli fecero ammenda, qualcosa, codeste parole, leggere e passionali, gli fecero premete un'interruttore dimenticato nel tempo.

"se vivrai" procedette il biondo, ancora incapace di frenare i suoi movimenti "io vivrò al fine di proteggerti da qualunque male" spaventato da cosa le sue azioni avessero scaturito, la sua medesima voce, scomparve dalla propria memoria.

"e se fallirò" fu Kirishima, con gli occhi brilli, quasi vi potessero essere diamanti, avvicinandosi ricordando sequenze di storia distorte "che gli Dei" il suo palmo sfiorò lo zigomo di Bakugo, il quale fermo, immobile, non lo respinse, non lo insultò.

"mi permettano di bruciare" terminò il biondo, ricordando, decidendo che della sua vita, lui ne era l'unico scrittore.

Il suo sguardo cadde sulle labbra di Eijiro, forse, avrebbe desiderato fiondarsi su di esse il primo instante in cui le aveva incontrate, eppure, non ne aveva avuto la pallida idea.

"in quella vita, noi" cercò le parole, Kirishima, a corto di un fiato che credeva di possedere.

"in quella vita, tu sei morto"

Bene, per chi avesse letto "flightless bird", spero si ricordi di questo momento che per me è stato uno dei più romantici che abbia mai scritto.
Per chi no, non si deve preoccupare a leggerselo, lo spiegherò, anche se in piccole parti, ma sarà sicuramente comprensibile.

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUWhere stories live. Discover now