Capitolo 46

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Il fruscio familiare del movimento lieve delle tende, i caldi e tiepidi raggi del sole, i quali lambivano in una carezza il volto, contornato da lividi, di Eijiro, suscitavano pace e tranquillità, dopo la tempesta che la sera trascorsa si manifestò violenta.

Dietro le palpebre serrate di Kirishima, le quali tremavano, immagini dolorose tormentavano il proprio sonno.

Enji Todoroki lo aveva colpito, massacrandolo al suolo, per infine, trascinarlo in una stanza, trovando Bakugo intento a voler porre fine alla vita di colui che gliela aveva deturpata.

Altre immagini, come flash improvvisi, parole, grida, labbra e sussurri, confessioni e spari.

Vide Katsuki, vide le sue iridi e le sue nocche affondare nel proprio stomaco, facendogli sbarrare le palpebre, ricevendo, nel sonno, ancora una volta, l'urto, dimenandosi sopra il materasso in cui dormiente si trovava.

Ricordò di essere stato trascinato, nascosto, rilegato tra scatole pesanti, e dimenticato in quell'angolo.

Finché uno sparo, non sconvolse l'udito del rosso.

Di scatto, con la fronte pregna di sudore, e il fiato corto, si mise a sedere, spalancando le palpebre, gridando un semplice e conciso 'Bakugo'.

Si guardò, spaventato, attorno, non riconoscendo quelle pareti chiari e ridotte, rispetto alle proprie.

La porta della camera da letto si aprì, lentamente, mostrando la chioma bionda di Kaminari.

"dov'è?" chiese, repentinamente, Kirishima.

Denki non rispose, sedendosi sul letto, dando le spalle a Eijiro, chinando il capo sulle proprie gambe divaricate.

"ho sentito uno spa-" ma presto tacque.

"Todoroki non c'è più" informò, con voce cupa, Kaminari.

Kirishima pensò a Midoriya, nonostante egli non sapesse alcunché di quel ragazzo dal viso solare e tiepido.

"è stato suo padre" procedette, Denki "è stato lui a fargli ciò" fece, con le spalle che impercettibilmente tremarono.

Eijiro non osò proferir parola, devastato dal semplice fatto che un padre potesse minimamente convivere con tale senso di colpa.

"pioveva a dirotto" spiegò, intrecciando le proprie dita in un unico pugno "non potevamo neppure capire dove fosse caduto" spiegò "neppure se vi fosse una minima possibilità per salvarlo" e la propria voce si spezzò "si udivano le grida di Izuku, tra l'infrangersi dei cieli e il ticchettio devastante della pioggia" e ricordò quanto atroce fosse la voce del compagno "e tra un grido e l'altro, potrei giurare di averlo sentito dire 'fatemi tornare cieco, fatemi divenire sordo' mentre stringeva il corpo di Shoto" e tremolii costanti scuotevano la schiena di Denki.

"la pioggia ci stava divorando, sulla pelle, l'acqua gelida, risultava come lame sul procinto di spezzarci" fece "dovevamo portare via Midoriya, non potevamo restare, non potevamo salvare o aiutare Bakugo, non dopo ciò che accadde" si portò le dita tra le ciocche bionde "e lui sbraitava, disperato, tra le lacrime che insegnavano cosa fosse il dolore alla pioggia" torturandosi il capo "ma qualsiasi cosa facessimo, non avrebbe lasciato il corpo di Shoto, non con suo padre" terminò "lo colpì alla base del collo, facendogli perdere i sensi" sussultando alla propria voce scossa da balbettii.

"non abbiamo salvato Todoroki, non abbiamo salvato Bakugo" confessò "non avremmo dovuto neppure trovarci in quel luogo" voltò il capo, quel minimo per far incontrare il proprio sguardo con quello di Eijiro "tu avresti dovuto stare al tuo posto" lo accusò "avresti dovuto capire quanto fosse delicato Katsuki, avresti dovuto capire, ma non lo hai fatto" alzò la voce.

"non potevo averne idea, io-" tentò ad ogni modo di giustificarsi, ma il peso opprimente di aver causato tutto ciò, lo schiacciava.

"potevi averne eccome" sbraitò, alzandosi, Denki, mostrando gli occhi rossi, e gonfi, il viso pallido e il tremore del suo corpo "lo controllavi, non è così?" chiese, in un grido "noi ci siamo fidati di te" gli puntò l'indice contro "lui si è fidato di te" con il volto contorto in disperazione e rabbia "lo hai tradito al sottosuolo, lo hai tradito ieri" e calde lacrime solcarono gli zigomi del biondo "saresti dovuto sparire, saresti dovuto stare lontano da lui, perché tutto questo" si riferì a ciò che accadde "la morte di Todoroki, la cecità di Izuku, le torture che ho subito" spiegò "nulla di tutto ciò è stato per Bakugo" scoprì come l'amico di una vita fosse sempre stato innocente "lui non ci avrebbe mai fatto questo, nonostante i difetti, lui non è come te" la gola sembrò bruciare, mentre le corde vocali minacciarono di infrangersi "sei sempre stato silenzioso, hai fatto ricadere i tuoi errori sulle spalle di un'innocente che era pronto a morire per noi" si avvicinò a Kirishima, il quale smise di respirare nell'istante in cui Denki sbraitò "non ti è mai importato" strinse i denti "e per colpa tua" terminò "ci troviamo in questa merda" spiegò "se ti trovi ancora qui, vivo, sotto il mio stesso tetto, lo devi alla tua amica" e se ne andò, sbattendo la porta "bastardo".

Kirishima riprese a respirare, osservando le proprie mani, sporche del sangue di Shoto, sporche dei suoi peccati.

Non era che un mostro, non era che un traditore, non era che un carnefice privo di alcun sentimento.

"Bakugo" sussurrò "perdonami" e pianse.


Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUWhere stories live. Discover now