Capitolo 15

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Katsuki sgranò gli occhi, consapevole della gravità della situazione, e dell'improvviso battito accelerato del proprio cuore.

"tu sapevi di lui" alzò la voce, avanzando di un passo verso la figura.

"certo che lo sapevo" roteò lo sguardo, infastidito "e so, dal tuo volerlo nascondere, che è abbastanza importante per te" sollevò un angolo delle labbra, screpolate, Tomura.

"ti sbagli" sbottò, impertinente.

"sei entrato a far parte di questa grande famiglia, dovresti esserne più che orgoglioso" lo schernì.

"feccia di mafiosi, vi farò passare la voglia di minacciarmi" sbraitò, alzando il braccio, con la mano chiusa in un pugno, volgendolo contro Shigaraki.

Bakugo venne afferrato alle spalle, sollevato e scaraventato dall'altro capo della stanza, colpendo, con la schiena, in un urto soffocante, la porta in legno.

Annaspò, con i polmoni completamente privi di aria.

Scorse, con la vista annebbiata, due uomini dalle massicce dimensioni.

"dovrebbe esserci, dentro la tua testolina, del piombo, a quest'ora, per solo aver provato questo vano tentativo di colpirmi" lo informò "questa volta lascerò passare, sei solo un ragazzo, ma meriti una bella rinfrescata di buone maniere" lo scostò, in malo modo, con il piede, uscendo "vedi di sopravvivere" e con un gesto del capo, ordinò ai propri uomini di agire.

Bakugo venne afferrato dal colletto, tirato su e fatto sbattere, con il capo, contro l'intonaco spesso delle mura.

Alle sue orecchie un fischio stridulo gli annebbiò la vista, perdendo quasi i sensi, le palpebre si fecero pesanti, in un invito dolce e persistente a lasciarsi andare.

Si rese conto di non voler reagire, dopo aver creduto che l'amicizia di Kirishima fosse veramente da lui desiderata, dopo aver scoperto che non era tale, che non era per ingannarlo.

Non trovò la forza per maledirlo, per volerlo massacrare a suon di pugni e calci, eppure un secondo prima lo era.

Delle nocche, resistenti quanto il metallo, lo colpirono al volto.

In quei momenti, dove la propria forza, dove il proprio essere turbolento e impulsivo svanivano, non si sentiva che Midoriya.

Debole, sopraffatto, inutile.

Prima che il secondo uomo lo colpisse, scostò il capo, facendosi sfiorare lo zigomo.

Con la pianta del piede, Bakugo, spinse il suo aggressore, permettendogli quei pochi secondi necessari a reggersi in piedi.

L'altro si mosse rapido, afferrandolo da dietro le spalle, sotto le ascelle, rendendolo il sacco da box umano del compagno colpito.

Con il viso avvolto dall'ira, rosso, dalle vene gonfie in fronte, il sottoposto, spinto lontano, si vendicò del biondo, colpendolo ferocemente alle costole.

Bakugo sputò sangue, emettendo un urlo muto, travolto dal dolore acuto che gli avvolgeva il busto infranto.

Con le ultime forze, ormai sull'orlo della perdita di coscienza, pestò con forza il piede di colui che lo tratteneva, evitando un ulterior danno al proprio corpo.

La porta d'uscita dell'appartamento era bloccata da quei due, ogni speranza di fuga era vana, o decisamente folle.

Vi era una finestra, dal vetro sparso in mille cocci al suolo, da dove avrebbe potuto fuggire.

Vi guardò oltre, scorgendo il terreno, dove non vi era nulla che cemento e asfalto.

Prese un lungo respiro, a pieni polmoni, sperando che la propria scelta non lo avrebbe condotto alla morte.

E si lasciò andare.

Per quei secondi, in cui la gravità gli concesse di abbandonar ogni pensiero, se non alla caduta, l'immagine di Eijiro, gli apparse sfocata, dove alle spalle di egli, non vi era che una voragine ricoperta d'oscurità.

Allungò la mano, nel tentativo di afferrarlo, ma nulla accadde, se non le proprie gambe che lo ressero in quel l'atterraggio, ma cadde, rovinosamente, con il proprio busto sul cemento.

Spalancò le labbra, in un grido che mai giunse, afferrandosi disperato la gamba destra.

Alcune lacrime gli rigavano il volto, dalla visione fugace che lo colse privo di preavviso, confuse e intrecciate tra quelle di dolore.

Un auto sostò al fianco del marciapiede in cui atroce si contorceva.

Il guidatore, il quale Bakugo non si prese la briga di scorgere o osservare, lo afferrò da sotto le ginocchia e schiena.

Qualche gemito di dolore abbandonò le labbra di Katsuki, facendogli aprire le palpebre strette nell'agonia, notò, con rammarico, che il suo soccorritore non era niente di meno che Kirishima.

"come stai?" gli chiese, in un tono preoccupato, mentre lo abbandonava ai sedili posteriori del mezzo.

"come credi che stia? Dopo essermi fatto quasi massacrare per colpa tua?" cercò in ogni modo di sbraitare, di sfogare quella rabbia repressa che non riusciva a manifestare in quella situazione di costante dolore.

"che stai dicendo?" assunse un'espressione confusa e irata, Kirishima, accedendo il motore, allontanandosi dall'edificio da cui Katsuki si era gettato.

"sporco traditore, lo sai benissimo" emise una smorfia, Bakugo, mentre Eijiro notava il suo volto farsi pallido e violaceo.

"non parlare" impartì, il rosso.

"tu non mi dici che cazzo fare" si sporse, in modo da rendere le sue parole più dure e serie, ma a suo malgrado, il dolore, all'altezza della cassa toracica, fu lancinante.

"allora preferisci perforarti un polmone con una costola rotta? Perché è questo che ti accadrà se non chiudi la bocca" sbraitò, nell'oscurità dell'auto, Kirishima.

Bakugo tacque, nonostante desiderasse colpirlo in quell'esatto istante.

"ti porto in ospedale" proseguì, con lo sguardo fisso sulla strada.

"no" rispose secco, Katsuki "ci penserai tu" mentre lo osservò, con sguardo truce, dallo specchietto.

Scusatemi non aver aggiornato ieri, ma spero questo capitolo non sia orribile come mi è sembrato.

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora