Capitolo 11

4.3K 458 377
                                    

Fu sera e, come non mai, Bakugo si fissava, attentamente, ogni singolo angolo del volto, allo specchio.

Si rese conto che non era affatto un ragazzo indifferente alla vista, anzi, era terribilmente affascinante.

Si compiacque, ammiccando un sorriso al suo riflesso, rendendosi conto degli attimi di felicità che in quella situazione lo colmavano.

Uscire con Izuku, quasi fosse egli una diva, forse lo avrebbe portato lontano da quella riva di ingenuità che per troppo tempo lo aveva avvolto a braccia aperte.

Sospirò, dirigendosi fuori dall'appartamento, convinto che quella sera non avrebbe commesso minchiate, ma quanto si sbagliava.

Midoriya lo attendeva alle porte del locale, con il volto oscurato dalla leggera soggezione che il luogo gli suscitava.

Non ne era abituato, spesso con Todoroki usciva al karaoke, o magari a fare una passeggiata al chiaro di luna tra l'erba umida di un parco.

Si dondolavano nei sedili delle altalene, finché i propri sguardi, per l'imbarazzo, non infrangevano il loro legame, voltandosi.

Scosse il capo, ripetendosi ripetutamente che non avrebbe dovuto pensare a Shouto in un momento del genere, soprattutto se attendeva la cotta di una vita.

Appena vide Katsuki, trionfare nell'oscurità della notte che si ergeva attorno al locale, gli rivolse un sorriso, seppur, forse, forzato.

Bakugo credette, per tutto il tragitto a raggiungere il luogo d'incontro, che Midoriya avrebbe potuto sviarlo, con le sue iridi incastonate di smeraldi, dalla memoria di capelli rossi come il fuoco e labbra piene rosee.

Era solo un pazzo a credere che Kirishima potesse essere già entrato nella propria vita a sua insaputa.

Reincarnazione, vita dopo la morte, quel diavolo che era, non poteva accettarla, eppure, vide nello sguardo di Eijiro, la mattina stessa, la complicità dello stato confusionale che lo colse in piena.

Reale o non, lui avrebbe guidato la propria esistenza in quel secolo, non quel vecchio defunto del suo antenato.

Scelse Midoriya, potendo considerarlo presente in ogni istante dei suoi più reconditi ricordi infantili.

Salutò Izuku, con un accenno del capo, appoggiando il proprio palmo sulla sua schiena.

Egli arrossì.

L'aria satura di odori e profumi diedero alla testa Bakugo, facendogliela girare come una trottola, quasi perdesse il controllo ogni singola volta varcasse l'entrata.

Izuku, con il volto tra il mezzo impaurito e agitato, si teneva stretto a Katsuki, con il costante timore che la folla avrebbe potuto ingoiarlo e non farlo tornare indietro.

"andiamo a bere qualcosa" lo incitò, Bakugo, mentre il suo atteggiamento divenne pacato, quasi rilassato, come non lo aveva mai visto Midoriya.

Scolarsi cocktail non faceva per Katsuki, preferiva la classica birra, presa per il collo e tracannata quasi stesse ingerendo acqua minerale.

Dalle sue labbra un rivolo dell'alcol gli attraversò il mento, cadendo in una goccia cristallina sul bancone.

Midoriya optò per una semplice limonata analcolica, Bakugo di questo dovette esserne abituato.

Del docile, angioletto, senza scheletri nell'armadio chiamato Izuku.

L'autocontrollo era la sua specialità, il suo animo caritatevole e gentile, quasi gli prudevano le mani, desiderando colpirlo in volto, non vedendolo perdere, per quella singola volta, assieme a lui, la ragione.

"nessuno ti stuprerà se ti vedono brillo, sai?" tentò di rassicurarlo, Bakugo, ma quel che fece non fu che peggiorare la situazione, sconvolgendo il giovane.

"scusami Bakugo" scese dallo sgabello, con sguardo oscurato dalle luci soffuse del locale "ma questo" si riferì in generale, alzando lo sguardo "non fa per me" e si allontanò dal biondo, desiderando, per la millesima volta, in quel quarto d'ora, di uscire.

Forse Katsuki sbagliava, ma non aveva idea su dove.

Lo aveva portato in uno dei suoi luoghi di ricreazione preferiti, ma dovette ammettere che l'alcol e il fumo non facevano per le verginelle di turno, senza volerlo offendere, ovviamente.

Roteò gli occhi, sbuffando, e iniziò a crearsi un varco tra la massa, con tanto di spintonate e sguardi poco amichevoli.

Non lo trovava e per un momento, il panico lo avvolse.

Finché una mano non afferrò, con forza, la propria spalla, facendolo voltare in maniera quasi violenta.

"credevo di non trovarti qui, questo sabato sera" gli occhi di Eijiro brillavano in quella semi oscurità.

L'alito pregno di alcol del rosso giunse come una folata di vento gelido sul volto di Katsuki.

"scansati" si limitò a dire, nonostante cercasse di non far cadere lo sguardo sulla sua maglia a scollo a v, sapendo che se lo avrebbe fatto, sarebbe stata probabilmente la fine.

"le vedi pure tu quelle cose vero?" gli sussurrò, con le labbra a sfiorargli l'orecchio, la sua altezza in quel momento rese vulnerabile Bakugo "come degli spruzzi lontani di una vita passata" mentre con le mani gli accarezzava i fianchi, artigliandoli in una presa possessiva.

"ti ho detto di scansarti" utilizzò un tono duro, ma con, nel profondo, il timore che lo facesse realmente.

La sensazione di calore che egli emanava con quella sola vicinanza, sembrò infonderlo di piacere, come se non avesse desiderato altro per decenni.

"resta" fu ciò che dalle labbra del rosso sfuggì in una supplica.


Spero non star scrivendo immondizia, tengo a dire che la Kiribaku mi è complicata da esprimere.

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora