Capitolo 6

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Uscito dall'oscurità di quei contorti vicoli, Bakugo, si portò le dita tra i capelli, scoprendo la fronte.

Si chiese se qualcosa sarebbe realmente accaduto a Eijiro.

Non avrebbe mai dovuto seguirlo, non avrebbe mai dovuto provare a diventare amico di una persona indomabile.

A grandi falcate tornò a casa.

Sbatté rumorosamente la porta, e vi si appoggiò con la schiena.

Sperando in un secondo di pace, il telefono prese a squillare in un motivo fastidioso e irritante.

"è andato tutto liscio?" una voce cupa, dall'altro lato, si volle assicurare che il pacco fosse giunto a destinazione privo di intoppi.

Katsuki avrebbe dovuto informare l'uomo, per filo e per segno, dell'accaduto con Kirishima.

Eppure, non ne ebbe la forza.

"sì" rispose, fermo.

"perfetto" e attaccò.

Non si rese conto di aver trattenuto il respiro per quei venti secondi di chiamata.

Eijiro rimase minuti, forse ore, accovacciato in quel vicolo.

I suoi pensieri non erano che rivolti a quanto la sua vita sarebbe precipitata, tra le pressioni dei trafficanti, probabilmente, tra il nascondersi, non ne aveva la più pallida idea.

Se solo fosse rimasto al suo posto, in quell'autobus, se solo fosse tornato a casa senza deviare il suo percorso.

Katsuki gli era sembrato talmente sereno da permettersi una passeggiata assieme.

Non si capacitava di tanta confidenza, non era sua intenzione essere invadente, oppressivo o fastidioso.

Avrebbe dovuto parlare con lui, non erano circostanze da prendere alla leggera quelle, ma come avrebbe mai potuto? Avrebbe potuto rovinare Katsuki con le sue scuse.

Quella notte, Bakugo, venne tormentato dal viso del rosso, come un'immagine persistente che non lo abbandonava.

Se gli fosse accaduta una tragedia? Sappe benissimo a chi dar la colpa.

A se stesso.

Afferrò il telefono poggiato sul comodino, digitando il numero dell'unica persona che probabilmente lo avrebbe compreso.

Privo di vergogna o velo di finzione.

"Kacchan?" rispose, Midoriya, con voce impastata dal sonno.

"dimmi cosa devo fare" si portò il palmo destro a coprirsi gli occhi.

Il giorno seguente Kirishima stava seduto accanto al posto in cui il giorno precedente vi era Katsuki.

Non era sicuro di starlo ad attendere, ammetteva soltanto che da lì si sentiva meno osservato dal professore, non che lo temesse.

Finché lo zaino, del biondo, si schiantò sul banco, facendo sobbalzare Eijiro, precedentemente, preso dallo schermo del telefono.

"Bakugo" tentò un approccio diretto, il rosso, portando il telefono dentro la tasca dei propri pantaloni.

"dimenticalo" gli rispose, immediatamente, l'altro, poggiando i propri occhi color rubino su quegli d'oblio di Kirishima.

"come sarebbe a dire?" fece, Eijiro, mezzo sconvolto.

"dimenticalo, voce del verbo dimenticare, prima coniugazione" lo informò, ovvio, Bakugo.

"è questo il tuo modo di risolvere le situazioni?" corrugò la fronte, perplesso, Kirishima.

"a quanto pare" voltò il viso verso la lavagna interattiva.

"decisamente affronti tutto questo da codardo" afferrò i suoi effetti e giunse a sedersi accanto a Kaminari, situato ai primi banchi.

Katsuki sbuffò.

Non aveva bisogno della sua opinione per riconoscere le proprie azioni.

Si affacciò al vetro cristallino della finestra, e per la prima volta, incrociò lo sguardo di Izuku.

"quindi ti sei dato la scossa?" quasi cadde dalla sedia Kirishima.

"pensavo non funzionasse" si difese, Kaminari.

Bakugo ancora non comprese come era accaduto che si trovasse a consumare il pasto con quei due.

Sembrarono fatti della stessa allegria e scintilla.

"fu la prima volta che vidi Bakugo piangere dal ridere" sorrise Denki, volgendo lo sguardo al diretto interessato.

"un pirla che prende la scossa con una forchetta dentro una presa" fece Katsuki "chi non riderebbe?" si giustificò ovvio.

Eppure, quel giorno, fu talmente fuori dal mondo che gli sembrò di poter fare qualsiasi cosa gli fosse passato per la mente.

Alle spalle di Bakugo, apparve Midoriya.

Il quale, con un sorriso sfavillante, salutò gli altri due, per poi richiamare esclusivamente l'attenzione di Katsuki.

Si allontanarono dagli amici, per poter conversare liberamente.

"cosa vuoi?" gli chiese sgarbato, il biondo.

"ti ho sentito affranto a notte fonda" fissò il pavimento "volevo chiederti se è tornato tutto come prima" intrecciò le proprie dita in un movimento di ansia e imbarazzo "ma non attraverso una telefonata" alzò appena lo sguardo.

Katsuki lo osservò per qualche secondo, avrebbe voluto dirgli che grazie a lui, forse, era realmente così.

Ma poi il proprio sguardo cadde su Eijiro, il quale sorrideva allegramente a Denki.

"non ne ho idea" rispose.

Per il momento avrebbe lasciato che ogni cosa scorresse, fin quando qualcosa non avesse interrotto questo ciclo.

Avrebbe dovuto accorgersi che errava.


Spero non via annoino questi primi capitoli, ma voglio provare a farli avvicinare lentamente, scrivendo ogni sfaccettatura delle loro emozioni, mi scuso se lo ritenete troppo lungo, gomen.

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUWhere stories live. Discover now