Capitolo 8

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Quel sabato mattina la città venne coperta dal rumore tentennante e malinconico della pioggia.

Il grigio manto, che avvolgeva gli edifici, rendevano quel metà Ottobre un'anteprima dell'imminente inverno.

Bakugo attendeva, sotto l'acqua limpida e inarrestabile delle nuvole, privo di ombrello, l'autobus che lo avrebbe condotto alla metro.

Solo il cappuccio del giubbotto gli proteggeva il capo da un probabile malanno.

Salendo, sul mezzo pubblico, notò, come al suo solito posto, vi era seduto lui, Eijiro.

Talvolta perdeva tempo a scrutarlo dal riflesso del vetro.

Non ne aveva un necessario bisogno, ma era come un'abitudine, che ormai formata, accadeva ogni singolo giorno.

Le macchine sfrecciavano, lasciandosi alle spalle l'asfalto coperto da un dito d'acqua e Bakugo si perdeva tra quei piccoli istanti di vita quotidiana che tanto credeva di amare.

La metropolitana, satura di studenti e lavoratori d'ufficio, lo sopprimeva in quei vagoni dove l'ossigeno sembrava abbandonarlo.

Vide Midoriya di spalle, intento a pigiare, con il pollice della mano sinistra, lo schermo del telefono.

In quel momento la sua figura non sembrò più emanargli quella scarica di attrazione che un tempo lo attraversava come un'ondata di dolce torpore.

Quando i suoi sentimenti non parvero gli stessi, non si accorse.

Quando Izuku sembrò non rappresentare più il suo punto fisso, neppure.

Nonostante egli fosse uno scoglio che lo tratteneva a riva, lontano da un'uragano che lo avrebbe travolto.

Scese dalla metro, spintonato dalle miriadi di masse che si sparpagliavano per tutte le scale sotterranee.

Il temporale sembrò, man mano che i minuti trascorrevano, farsi sempre più feroce, e in quel momento giunse in mente a Katsuki che avrebbe dovuto acquistare un ombrello il più in fretta possibile.

Osservò, sotto la tettoia dell'entrata della metropolitana, il cielo grigio illuminarsi, in quello che appariva un fulmine di prima mattina.

Era pronto a darsi ad una folle corsa contro le gocce incessanti che rumorose ticchettavano al suolo.

Finché sopra il proprio capo non vi fu un'ombrello, nero, dalle sfumature grigie, quasi fosse stato rilegato nello sgabuzzino troppo a lungo.

Per qualche istante credette fosse stato Kaminari, a porgergli quel piccolo passaggio, sotto riparo, fino all'università, finché i capelli rossi di Kirishima gli incendiarono lo sguardo.

Egli non porse un saluto, neppure un accenno, le iridi puntate unicamente sugli edifici di fronte a loro.

Camminarono in silenzio, le labbra socchiuse nella promessa che mai più Kirishima lo avrebbe infastidito.

Eppure Bakugo voleva potergli dire qualcosa, se Denki fosse l'amico che Eijiro desiderava ottenere e che lui non era stato capace di poter essere.

"il silenzio non ti si addice" fece, velocemente, Bakugo, nella speranza che non lo udisse.

"neppure a te la prima parola" e il suo sguardo, seppure per un secondo, cadde su di lui.

E un sorriso si formò agli angoli delle labbra di Kirishima.

"ti è accaduto qualcosa durante questi giorni?" non avrebbe voluto spezzare quel silenzio, sentiva una certa aria di tensione avvolgerli.

"intendi dopo averti visto?" chiese, privo di alcun tono, il rosso.

"non te lo chiederei se non fosse per quello" sbottò sgarbato.

Kirishima sospirò, forse non avrebbe mai compreso Bakugo, non ci avrebbe più neanche provato.

"no" raggiunsero la facoltà di ingegneria "puoi star tranquillo" mentre Eijiro serrava l'ombrello, inserendolo nell'apposito contenitore appena dentro le porte dell'edificio.

"ho notato che andate d'accordo tu e Denki" fece, Katsuki, salendo le scale accompagnato dal rosso, sorpreso da quelle parole.

"ci guardi?" chiese, osservando l'espressione di uno stato confusionale sul volto di Bakugo.

"certo che no, idiota" rispose aggressivo.

Eijiro sorrise, emettendo una leggera risata.

Bakugo avrebbe dovuto sentirsi beffeggiato, ma non gli diede che una motivazione per sentirsi più leggero.

Per qualche strano motivo, Kirishima lo seguì fino in fondo all'aula, dove di consueto ogni giorno Bakugo sedeva.

Fece per voltarsi, dopo aver accennato un "a dopo", ma qualcosa lo fermò.

Le dita affusolate di Katsuki che gli afferrarono il lembo della manica della giacca.

"resta" sfuggì, in un suono cupo, dalle labbra di Bakugo.


Katsuki cerca di rimediare a ciò che accaduto con Eijiro, e questo sta cambiando lentamente il suo modo di agire.

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUWhere stories live. Discover now