Capitolo 31

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Kirishima batté, con forza, il telefono sul ripiano di lavoro della cucina.

Alle sue spalle Bakugo origliò parte della conversazione, una semplice minaccia, e il nervosismo di Eijiro, gli fecero comprendere quanto di quel ragazzo ancora non conoscesse, quanto ne fosse all'oscuro.

"idiota" chiamò la sua attenzione "l'acqua" gli indicò la pentola, il quale interno bolliva fuoriuscendo dai margini.

Ma l'unica acqua su cui Kirishima posò lo sguardo, non erano che le gocce bollenti e cristalline che si posavano con delicatezza sul petto nudo di Katsuki, accarezzandogli la pelle, scivolando sull'epidermide accaldata.

"alla tua destra" sorrise, quasi con malizia e compiacimento, Bakugo, ricordando a Kirishima della pentola.

Eijiro scosse il capo, imbarazzato, portandosi una mano dietro la nuca, annuendo, facendo in modo di distogliere lo sguardo da tale monumento.

Bakugo tornò in camera da letto, strofinando con leggerezza il tessuto dell'asciugamano, che posava sulle proprie spalle, sul capo, nell'obbiettivo di asciugare i biondi capelli, mentre con l'altra mano brandiva il telefono.

Un messaggio, giunse la sera precedente, che non aveva avuto il tempo di leggere, richiamò la sua attenzione.

Il numero dal quale fu spedito non aveva nome, e si presentava solo una frase, accompagnata da un audio subito dopo.

"a causa dei tuoi errori" recitava.

Katsuki venne pervaso da ansia, panico e rabbia, pigiando con il pollice l'avvio dell'audio.

"come ti chiami?" fece una voce cupa, quale Bakugo riconosceva particolarmente bene "parla" continuò, spazientito, il soggetto.

Un lamento, si udì in sottofondo, "De-" ma la voce di questo venne spezzata da tosse "Denki" rispose, dolorante.

Bakugo sgranò le palpebre, mentre il proprio battito accelerava e le proprie sofferenze non terminavano.

"dimmi dove ti trovi" continuò, questo.

"vai al diavolo" un'unico insulto, e il corpo di questo venne colpito.

"stronzetto irrispettoso" si udì in un sussurro "Katsuki Bakugo, ciò che sta per accadere, deriva completamente da ogni tua azione, dalle tue bugie e dal tuo doppio gioco" spiegò "Tomura ha riposto fiducia, ma non clemenza" lo scatto di un'accendino, e l'allontanarsi di passi "questo andrà avanti, con qualsiasi persona tu stringa affetto o relazione" procedette "preparati a vedere ciò che più ami morire" infine, si levarono fiamme, e con lo scoppio del serbatoio, con le urla di Denki, Bakugo infranse il proprio telefono al muro.

Kirishima udendo il movimento del biondo, accorse da egli, il quale lo trovò intento a vestirsi, con ira e fretta.

"dove credi di andare?" gli sorrise appena, notando con diffidenza la serietà sul suo volto.

Bakugo non rispose, alzandosi dal letto, con i capelli umidi, sorpassando Eijiro, senza degnarlo di alcun sguardo.

Kirishima lo seguì, chiamandolo più e più volte, in un vano tentativo, sino al punto da doverlo afferrare per il polso, in modo che gli volgesse parola.

Notò le sue iridi brillare di collera, quasi fossero fiamme ardenti.

A stento Kirishima riuscì a proferir parola, sussultando a tale sguardo "cosa succede?" chiese, deglutendo sonoramente.

Katsuki strattonò il proprio braccio dalla presa del rosso, tornando suoi propri passi, aprendo la porta, fendendo l'aria con essa "succede che hanno osato troppo" e la sbatté, dietro le sue spalle.

Bakugo conosceva l'uomo, colui che aveva fatto di Kaminari polvere, il lavoro che conduceva, oltre essere il braccio destro di Tomura, l'uomo che impregnava le proprie mani nel sangue per il suo capo.

Egli risiedeva in un'officina, molto conosciuto, meccanico affidabile, gentile e particolarmente, per voce dei suoi clienti, veritiero.

Quel tardo pomeriggio, mentre l'azzurro mutava nelle sue più meravigliose sfumature calde provocate dall'imminente tramonto, Katsuki si dirigeva, con la rabbia esplosiva che sin dall'infanzia lo aveva perseguitato, in quel luogo, dove in pace col mondo, privo di alcun rimorso, l'uomo, che aveva privato a un ragazzo della propria vita, lavorava sereno.

Era modesto l'edificio, nulla che gridasse 'mafiosi nelle vicinanze', eppure, ciò, infiammò ulteriormente il proprio umore, facendogli digrignare i denti, assumendo una smorfia irata.

Aprì il portone, in un gesto secco, nonostante un cartello recitasse dettagliatamente 'chiuso'.

"mi scusi" la sua voce tornò come un requiem alle orecchie di Bakugo "ma l'officina è chiusa" procedette.

Katsuki lo vide intento ad armeggiare sotto il cofano di un'auto, steso su un piatto e sottile carrello, in grado di sostenerlo, mentre esplorava il corpo meccanico del mezzo.

"solo un momento, la prego" rispose Bakugo, afferrando da un banco una chiave inglese "non vi impiegherò molto" e lo afferrò da una caviglia, trascinandolo lontano dalla sua precedente postazione.

"noto con piacere che hai ricevuto il mio messaggio" gli rivolse un sorriso di scherno.

Katsuki lo colpì, con l'attrezzo, sullo zigomo, afferrandogli, poi, il colletto della tuta da lavoro, alzandolo di forza, ma egli mantenne il proprio ghigno, con orgoglio e divertimento.

Un ulteriore volta venne travolto dal ferro sul viso, facendogli sgorgare fiotti di liquido denso e scarlatto lungo le tempie, cadendo in un suono sordo.

Bakugo si mise sopra di lui, avvolto e accecato dalla rabbia, dalla vendetta che prepotente lo spingeva ad azioni che mai avrebbe commesso.

Ripetutamente, la chiave s'intingeva di sangue, le nocche di Bakugo e la sua pelle nivea, il proprio volto in piccole gocce, che lo dipingevano in un criminale a tutti gli effetti.

Il volto dell'uomo, sfigurato, non reagiva, mentre le proprie braccia tentavano un movimento disperato per toglierselo di torno, non avendo compreso anticipatamente la gravità della situazione.

E tra tutti quei colpi, quel sangue che a fiumi macchiava il suolo freddo dell'edificio, una sola parola, risuonava prepotente.

"muori" grida di disperazione, mentre, ancora, nella sua ragione circolavano le urla di Denki, quel amico che aveva appreso a seguire e volere nella propria solitaria e maledetta vita.

Delle braccia lo avvolsero da sotto le ascelle, allontanandolo dall'uomo che a stento riusciva ad incanalar aria.

Kirishima vide il sangue, vide la furia priva di controllo di Bakugo, e per un secondo, ne ebbe timore, timore che tale avvenimento sarebbe potuto accadergli se le sue verità fossero emerse.

"basta, Bakugo" gli gridava contro, volendo renderlo inerme.

L'uomo sputò sangue, cercando di alzarsi, ma cadendo a pancia in giù, i gomiti non lo reggevano, il proprio corpo non lo reggeva, la sua vista non vi era, accecato dal metallo.

"informa Tomura" si liberò dalla presa di Eijiro, Bakugo "che non finisce qui" e uscì, facendo cadere la chiave inglese a terra.


Azzardo troppo.

Bakugo si è inimicato la polizia, e con essa, la mafia.

Incomprensioni e morti.

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

(Ho notato un'incoerenza nella ff, anzi, più di una -scusatemi davvero- il telefono di Bakugo era caduto a terra all'interno del sottosuolo, quindi-ci sto facendo una figura di merda- fate finta che resuscita un telefono dai suoi pantaloni)

No type // KIRIBAKUWhere stories live. Discover now