Capitolo 49

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Katsuki venne svegliato di soprassalto, scosso e gettato al suolo.

"vi staccassi la faccia a morsi bastardi" minacciò, nonostante vi fosse palesemente impotente.

Una delle guardie premette, volontariamente, il punto in cui Bakugo venne colpito dalla pallottola due giorni prima, la quale ferita bruciava al singolo e sfiorante tocco.

"crepa" digrignò al sorriso divertito e sadico di egli, il quale si prestò a sfilargli la maglia che avido indossava, dato il freddo travolgente che di notte lo assaliva.

L'uomo, accanto all'apparente 'bastardo', stringeva tra le mani la tradizionale e priva di stile uniforme carceraria arancione.

"ti troverai bene" ghignarono "da come lo hai preso con consenso e enfasi da Kirishima, non ti dispiacerà venir sbattuto in tutte le mura del carcere" risero, beffeggiandolo, quale peggior umiliazione di quella vi poteva essere?

"tra sette anni ricorderò le vostre facce da cazzo" informò entrambi, il biondo, ma essi non vi fecero caso.

Presto venne caricato all'interno di un furgone, chiuso solitario al suo interno, privo di finestrini.

Kirishima, dopo aver incontrato Bakugo, si diresse al sottosuolo, privo di alcun senso di colpa, ormai compreso che nulla avrebbe mutato la situazione, nulla avrebbe portato indietro Todoroki.

Un giovane gli aprì la porta, riconoscendolo dopo tutti quei anni "Kirishima" si sorprese "pensavo non vederti mai più in un luogo del genere privo di distintivo" sorrise, divertito dalla situazione.

"riconosco che sia improvviso" tentò "ma in onore delle nostre vecchie scorribande" incrociò severo e deciso lo sguardo dell'altro "ti chiedo un favore, Hitoshi" terminò.

"mi chiedo ancora come siano riusciti a ripulire la tua fedina, Eijiro" sorrise, complice, Shinsou "quanto tempo vi è voluto per farti tornare sui tuoi passi" e lo fece entrare.

Accompagnato da del caffè macchiato, Kirishima attendeva all'interno di un'auto, palesemente non sua, l'arrivo di determinate persone, accostato alla strada principale del confine.

In passato non era che uno dei tanti mal viventi i quali si guadagnavano da vivere in svariati modi non assicurati dalla legge, ma con la differenza che la fama lo stava divorando.

Sempre più ricercato, costantemente seguito, indubbiamente in pericolo ogni istante delle sue giornata.

Amava ciò che era, assaporare il brivido del furto, l'adrenalina che seminare la polizia gli infondeva, il riflesso scarlatto del sangue versarsi alle sue iridi, comprendendo che nonostante fosse errato, egli contemplava con piacere la propria vita, ma tutto mutò, in un istante.

Abbandonò e divenne ciò che odiava, utilizzando il proprio talento per scovare coloro che un tempo erano la sua famiglia.

A quel tempo, un giorno pari agli altri, tornando a casa, quella che era un porto sicuro per egli e la propria famiglia biologica, ai suoi occhi vi si presentò un bagno di sangue, a causa della propria ingordigia, del proprio piacere, della sconsideratezza che l'adolescenza comportava.

La polizia aveva trovato dove egli vivesse, dove vi si rifugiasse, incontrando opposizione da parte dei famigliari, i quali incoscienti della situazione vennero reputati criminali di egual calibro, massacrati in quella che era una semplice intenzione di proteggere un'innocente.

A Kirishima fu data la possibilità di imparare, di migliorarsi, cedendo le proprie capacità alla polizia investigativa, creando di egli un burattino.

Presto dallo specchietto destro vi vide giungere il veicolo con all'interno Bakugo, posando la propria colazione ai sedili posteriori, afferrando un sacchetto, stringendolo nell'incavo sotto il proprio gomito, e una semplice arma da fuoco.

Scese dall'auto, sereno, con sul volto degli occhiali da sole, in modo da proteggersi dalla luce mattutina di esso, non avendo acquistato, ancora, lucidità dopo il dormiveglia.

Attese la vicinanza del furgone, indossando indifferente un passamontagna, facendo cadere sull'asfalto il contenuto del sacchetto, nell'instante esatto in cui il veicolo lo avrebbe superato.

Come da informazione, datagli da Shinsou, la polizia possedeva tra i propri armamenti dei chiodi abbastanza solidi da poter perforare il spesso strato che rappresentava la gomma di un'auto.

Presto il furgone inchiodò, mentre i conducenti allarmati estrassero le proprie armi, sfoggiando il distintivo che non gli avrebbe salvati.

Uno di essi, col sudore alla fronte, scese dal veicolo, annunciando al alta voce che ciò che Kirishima stava compiendo era reato, ma questo venne fatto tacere dall'indice di Eijiro che premette il grilletto, trapassandogli il volto non protetto dagli antiproiettile.

"non mi dire" scherzò, Kirishima "tu" indicò l'altro uomo con la punta dell'arma "vai ad aprire" ordinò, indicando il retro del furgone, con voce roca attutita dal tessuto che avvolgeva il suo capo.

Questo, travolto da tremori, fece come richiesto, notando con quanta freddezza il giovane di fronte a se privò della vita il suo compagno, ma quando aprì, quando non appena le ante del furgone si schiusero, la figura di Bakugo gli incombe contro, facendolo cadere, battendo il capo sull'asfalto.

"chi sta sotto ora?" ghignò, avvolgendogli con la catena delle manette il collo "forse non mi servono tutti questi sette anni per vederti crepare" rise di gusto, stringendo.

"è viola" constatò, Kirishima.

"mi ha denudato e umiliato, meriterebbe di peggio" non distolse lo sguardo dalla propria vittima.

Eijiro roteò lo sguardo, sprecando un secondo proiettile, terminando quella lenta e straziante tortura che il poliziotto in quell'istate stava patendo.

"ma che diavolo" si alzò, sconcertato, Bakugo, osservando attentamente la figura del presente, per infine spazzolarsi le mani e far tintinnare le manette "dovrei essere all'università a quest'ora" ricordò, all'altro.

Eijiro si sfilò il passamontagna, il quale non servì ad altro che a far scena "Bakugo" lo chiamò, osservando le sue iridi con passione e sentimenti travolgenti "ti amo" confessò, mentre una frizzante brezza sfiorava le chiome di entrambi "e non ho bisogno di alcun tuo consenso per farlo o prenderti qui, all'istante e subito" terminò.

Katsuki abbassò il capo, mentre il grano delle sue innumerevoli ciocche ondeggiava, sorridendo, avvicinandosi al rosso, portando entrambe le braccia, e la catena, oltre il capo di egli "lo hai sempre avuto il mio consenso" dichiarò.

"non posso prometterti una vita spensierata, assieme a me, Bakugo" informò, Kirishima, convinto che a quelle parole il biondo sarebbe tornato all'interno del furgone in attesa dei soccorsi "neppure se volessi e provassi" spiegò.

"se cadrai, io sarò al tuo fiancò" sussurrò, Bakugo, ricordando "se vivrai, io vivrò al fine di proteggerti da qualunque male" recitò.

Kirishima sgranò leggermente le palpebre, sorpreso dal semplice fatto che egli ricordasse tali parole "e se fallirò, che gli Dei mi permettano di bruciare" terminò, il rosso, perdendosi nei rubini degli occhi dell'amante.

"in quella vita siamo morti"

"in questa non accadrà"

THE END





IO-

no niente, come finale lascia a desiderare, ma scriverò un epilogo  ♡

Vi ringrazio per il supporto e chiunque abbia amato leggere questa ff ♡

Avevo in mente di scrivere una ff su una ship di One Piece, ma non so a quanti di voi potrebbe piacere.

Si parlerebbe di Lawlu (LuffyxLaw) MA VABBE poi vedrò

grazie ancora ♡

No type // KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora