Capitolo 29

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Bakugo si mise a sedere sul filo del letto, ancora assorto nella sua domanda, con lo sguardo incatenato a quello di Kirishima.

"supposizione" tagliò corto Eijiro, fuggendo in cucina.

Katsuki sospirò, arrendendosi "probabilmente se vado da lui" fece, ad alta voce, in modo che Eijiro lo udisse "mi avvolgerà in un telo di plastica" portò le dita tra i capelli, allontanandoli dalla fronte, alzandosi.

"verrò con te" sentenziò, il rosso, voltandosi a guardarlo, sentendo la presenza di codesto alle sue spalle.

Katsuki rise.

"ti senti quando parli?" fece, Bakugo.

"sei divertito? o hai paura che seguendoti possa morire?" chiese, socchiudendo le palpebre, in modo da scrutare attentamente la sua reazione.

"finiscila" tornò serio in volto.

"di cosa hai paura? Bakugo" si avvicinò a lui, ponendo domande che, secondo dopo secondo, irritavano Katsuki.

"hai paura di me? hai paura di poterti innamorare, di me?" fece, inclinando appena il capo, rendendosi conto dell'espressione che mutava repentinamente sul volto di Katsuki, man mano che pronunciava parola.

"e se ciò accadesse"

"non accadrà" terminò il suo discorso, il biondo, in un ringhio.

"non ti rendi neppure conto che è già accaduto" continuò, Eijiro, quasi in sussurro.

"e cosa vorresti che faccia? Sentiamo" quando l'accenno di una conversazione, sostenuta dall'argomento 'sentimenti' o 'amore', si verificava in presenza di Katsuki, ella mutava in una violenta discussione "se anche ti dicessi che mi piaci, che probabilmente mi sono addirittura innamorato" sbraitò "credi realmente che potremmo mai avere un futuro?" tornando a osservare lo sguardo di Kirishima, avvolto da un dispiacere ultraterreno.

"ti ho detto che troveremo una soluzione" rispose, di rimando, in ugual maniera, Kirishima a Bakugo.

"ma cosa diavolo hai che non va?" desiderò mettergli le mani addosso "non capisci che sono fottuto? Che ho venti cazzo di anni e sono ricercato?" spiegò, tra le grida della sua rabbia.

"allora ti aspetterò" si avvicinò a lui di un passo, con il volto contorto in un'espressione disperata.

"devi finirla" esausto, Bakugo, quasi perse la voce, portandosi le mani tra i capelli, chinandosi sui talloni, nel tentativo di non crollare di fronte al rosso.

Eijiro lo osservò, osservò il suo corpo tremare, le sue dita, il suo volto rivolto verso il suolo.

"Baku-"

"basta" sospirò, in un singhiozzo che abbandonò la sua gola privo di permesso.

Eijiro non seppe come reagire, non seppe se fosse giusto consolarlo, o solo lasciarlo ai suoi sfoghi, eppure, rimase incapace di compiere alcun movimento.

"mi fido di te" fece, Katsuki, facendone di Kirishima un essere spregevole "ma ti prego" poté udire il contatto della propria lacrima sul pavimento "per favore" e il suo respiro dalle labbra "non illudermi in questo modo".

Kirishima si portò il palmo davanti le labbra, paralizzato dalla confessione, da una debolezza che non sarebbe mai dovuta essere intravista.

Per quanto le sue azioni fossero state sconsiderate, per quanto male, in quel momento, gli stava procurando, lui non riusciva a trattenere quei sentimenti che copiosi lo spingevano contro quel ragazzo bipolare a cui stava rovinando la vita.

Il passato, che lo tormentava, esprimeva in semplici immagini il suo sacrificio, ma come avrebbe potuto, ora, in quel secolo, in quella vita, in quel universo alternativo, poter minimamente pensare di abbandonarlo?

Aveva compiuto ciò che pensò fosse giusto, per una causa maggiore, che rappresentava il benessere della popolazione di quella città, e si rese conto, che il medesimo sbaglio commesso decina di migliaia di anni addietro, si stava ripercuotendo.

Per quanto ancora avrebbe anteposto il bene altrui a quello di Bakugo? A quello di colui che aveva confessato a se stesso, e al medesimo, di amare? Per quanto ancora, avrebbe impiegato la sua vita a procurargli null'altro che dolore?

Si chiese se fosse giusto pensare egoisticamente, si chiese se fosse giusto impiegare ogni singola sua forza per egli, per Katsuki e per ciò che avrebbero potuto rappresentare se fossero divenuti un'unica entità.

Avrebbe pensato più avanti se lasciar la polizia o semplicemente abbandonare ogni sua singola abitudine per lui, ma in quel momento, aveva deciso che sarebbe stato egoista, avrebbe donato ogni suo singolo e remoto spazio dei suoi pensieri a Bakugo, qualsiasi cosa fosse accaduta quel giorno.

E perdersi in lui.

"l'illusione che vorrei accadesse, Bakugo" si avvicinò alla sua figura, cadendo, di fronte ad essa, in ginocchio "non è altro che farmi credere di non desiderarti così ardentemente" e gli afferrò il polso della mano destra, quasi in una carezza.

"credi di volermi per quel dannato sogno" soffiò Bakugo "ma la realtà è che non si può amare per una semplice superstizione" lo informò.

"credi che sia per quello?" rispose, Kirishima "credi che soccorra in tuo aiuto per ciò?" continuò "che desideri il sorriso sulle tue labbra, per una singola volta, che la tua presenza mi rinfreschi la giornata, che il tuo sol sguardo mi arda?" chiese "ti sbagli" sentenziò "ti sei sbagliato, e sempre ti sbaglierai" si avvicinò "anche quando mi dirai che è solo sesso, anche quando griderai che alcun sentimento ti coinvolge" procedette "ti sbaglierai e mentirai".

"e lo farò, continuerò a farlo finché non diverrà realtà, finché tu non penserai sia vero" sentenziò.

"allora credo dovrai attendere a lungo" rispose, sporgendosi.

Si dice che gli opposti si attraggano, che il male attragga il bene e viceversa, che non esista il pregio senza il suo difetto, la vita senza la morte, e probabilmente, Bakugo privo di Kirishima.

Lo scontrarsi delle loro labbra, due opposti come fuoco e ghiaccio, ma talmente simili da ardere e fondere acciaio e legno.

Un movimento rude, quasi nessuno dei due avesse mai provato l'esperienza prima di allora.

Kirishima trascinò la propria mano, stretta nel polso di Bakugo, dietro la nuca di codesto, attraendolo contro di se, quasi non fosse abbastanza, desiderandone, di quel contatto, sempre di più.

Assorti dalla passione, dalla lussuria, dal qualsiasi altro sentimento che come un nastro gli avvolgeva, al fine di fargli incontrare, essi di abbandonarono, l'uno tra le braccia dell'altro, coscienti del danno, del peccato.

"ovunque tu andrai, ovunque verrai rinchiuso" si allontanò Kirishima, bisognoso di ossigeno "ti attenderò"

"o distruggerò le mura stesse"


Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUWhere stories live. Discover now