Capitolo 36

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Todoroki camminava per le deserte vie della città, buie e prive di alcun colore.

Si chiese se fosse giusto dare la colpa a se stesso per ciò che ora stava tormentando Midoriya.

Egli avrebbe dovuto dirgli ciò che faceva la sera, del male che procurava ad altri, di come si sentisse internamente compiaciuto e appagato dalle sue azioni, perché la realtà del suo animo non era che un mostro che bramava sangue.

Midoriya, per quelle ore di università che conduceva, lo faceva sentire diverso, amato, desiderato, non ripugnato dalla bruciatura sul proprio viso.

Per qualche strano motivo quella che lui decise fosse solo amicizia, mutò in un sentimento più profondo, protettivo e quasi ossessivo, desiderava, ogni qualvolta incrociava lo sguardo smeraldino del ragazzo, potergli accarezzare le ciocche disordinate e morbide, le costellazioni che dipingevano il suo volto.

Il suo mondo si era sgretolato quell'istante che lo vide a terra, pallido, quell'istante che lo ebbe sulle proprie gambe con le labbra violacee, quell'istante che il suo cuore non riprese a battere, quell'istante che non lo vide al suo fianco al suo risveglio per la vista che gli venne sottratta.

Rabbia ardente lo avvolgeva come una fiamma che gli portava via l'ossigeno, soffocandolo con quell'odio che prepotente lo legava al padre.

Se Midoriya fosse morto, se solo lui lo avesse abbandonato, qualcosa in lui che stava prendendo vita dopo un lungo tempo di decadenza, si sarebbe eternamente sgretolato.

Alle sue spalle una presenza si fece udire, calpestando un vetro rotto.

Todoroki si voltò di scatto, notando che alcuno vi era a seguirlo, scrutò per qualche altro secondo i paraggi, tornando a camminare lungo la propria strada.

Ma prima che potesse tornare tra i propri pensieri, con il filo dell'occhio notò una lama brillare a contatto con la luce tenue della luna.

Rapido afferrò il polso della mano, dell'uomo, che brandiva l'arma, sbattendolo contro il muro di un vicolo.

Gli fece cadere la lama, colpendolo al volto "chi ti manda?" chiese, a denti stretti.

Ancora a terra l'uomo non rispose, sputando sangue.

Todoroki sfogò la rabbia che lo imprigionava in uno stato di impassibilità insostenibile, afferrandolo per il colletto del giubbotto.

"te lo ripeto" lo colpì all'addome con il ginocchio, facendolo annaspare "chi ti manda?" fece, di nuovo.

Egli non rispose.

Un'altro pugno e il naso dell'altro prese a sanguinare, mentre il labbro spaccato gli macchiava il mento del liquido scarlatto.

"rispondimi" gli batté il capo contro il muro del vicolo, ancora una volta.

"Tomura" rispose, affaticato, ormai al limite della sopportazione.

"per quale motivo?" chiese, Todoroki, confuso.

"per Katsuki Bakugo, farà del male a chiunque gli stia accanto" procedette, a stento.

"ci sono altri?" sgranò leggermente le palpebre, Shouto.

L'uomo non sembrò assimilare le parole del ragazzo, ormai prossimo allo svenimento.

"Midoriya Izuku" sbraitò Todoroki "rientra tra i suoi obbiettivi?" chiese, con voce colma di disperazione.

Ma l'altro non rispose.

"rispondimi" lo scosse "Midoriya Izuku" ripeté.

E l'altro acconsentì, prima di perdere i sensi e lasciato cadere al suolo.

Todoroki digitò rapido il numero di Izuku, fremendo in una sua risposta, facendo avanti e indietro nel vicolo.

"pronto?" chiese, con voce assonata.

"Midoriya" quasi gridò "stai bene?" chiese, rilassandosi.

"credo mi piaccia la notte" lo sentì ridere, leggero "posso dire che anche gli altri non possano vederci una beata mazza all'interno" terminò.

"ti dispiace se vengo a non vederci nulla con te?" chiese, Todoroki, non volendo lasciarlo solo dopo ciò che aveva scoperto.

"sei l'unico che trova un modo dolce per farmi sorridere sulla mia cecità" scherzò, Izuku.

"non volevo offenderti" arrossì, leggermente, Shouto.

"ti aspetto ad osservare il buio" rise, attaccando.

Yaoyorozu raggiunse, titubante Denki, ancora non convinta se fosse la cosa giusta, forse avrebbe dovuto lasciare Kyoka gestire la situazione, forse lei avrebbe abbandonato l'appartamento, in confronto al suo comportamento.

Si sedette al suo fianco, osservandolo risposare, mentre il proprio volto riprendeva il colore che aveva perso in precedenza.

"non so se lei provi lo stesso" si riferì a Kyoka, la quale repressa nel remoto angolo della sua mente cercava di uscire "ma quella sera, in moto" sorrise, al ricordo "credo di aver sviluppato un certo debole nei tuoi confronti" abbassò lo sguardo sulle proprie mani "ho fatto tutto questo per aver qualche motivo di vita" e tremò "vedevo lei prendere decisioni pessime, abbandonare le persone che amava, eppure, io non desideravo altro" si voltò a osservare il viso dormiente di Denki "vorrei separarmi da lei, vorrei non essere talmente spietata, ma è l'unico modo per sentirmi in qualche modo viva, presente, non solo una malattia mentale" procedette "credo abbia senso voler vivere, no?" sorrise, malinconica "mi chiedo se tu preferisca lei a me" gli accarezzò il polso, leggera "potrei cambiare se tu me lo chiedessi, potrei lasciarti solo lei, se è ciò che preferisci" lo informò "cosa vuoi che sia?" chiese.

Ma ciò che accadde, la colse del tutto impreparata.

Batté la testa al suolo, compiendo un smorfia.

Aprì le palpebre, trovando sopra di se lo sguardo vitreo, colmo di odio, di Kaminari.

Rapido egli le avvolse le mani attorno alla gola, stringendo, non permettendole di respirare.

Ella si dimenò, sgranando le palpebre, afferrando con entrambe le mani i polsi di Denki, con le labbra spalancate in un vano tentativo di respirare.

Disperata cercava nello sguardo di Denki l'amore che la sera del loro incontro le rivolse al lasciarla di fronte casa.

Kaminari premette, ancor più forte.

"voglio che tu sia morta" fece, tra i denti.

Questa ultima parte, dove Kaminari perde la testa, è molto simile a ciò che accadde tra Peeta e Katniss nella prima parte del film "Hunger Games: il canto della rivolta"; spero sia simile, perché l'idea era quella.

Non voglio che turbi nessuno il fatto che ho voluto 'copiare' quel pezzo, quindi se non vi piace- beh, non posso farci niente, scusatemi.

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUWhere stories live. Discover now