#8 Ella

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Matt aveva sistemato meglio che poteva quell'enorme Babbo Natale a pochi metri dal portico, i capelli biondi e confusi gli ricadevano sul viso, lo vidi rivolgermi uno sguardo e io sorrisi abbassando il mio.
Guardai le mie scarpe sopra tutta quella ghiaia e presi un respiro ricordando il viso di mio padre martoriato.
«Avanti piccola! Attacca!»
Io mi avvicinai ed esitai, quel pupazzo era troppo simpatico per colpirlo sul serio.
«Il trucco è immaginare che sia qualcun'altro»
Disse mettendomi una mano sulla spalla.
«Ad esempio?»
Chiesi nervosa, lui ci pensò su e mi fece un cenno.
«Qualcuno che vorresti picchiare sul serio. Aston per esempio»
Io sorrisi e lui fece un passo indietro.
Ripensai allo zio, alle sue parole e strinsi un pugno sentendo la rabbia invademi.
«Non ce la faccio Matt»
Ammisi guardando i gonfi baffi dell'uomo paffuto.
«Allora colpisci me»
Io feci per ribattere, ma lui mi rivolse un sorriso di incoraggiamento, mi avvicinai e gli tirai un debole pugno sulla mano aperta davanti a me.
«Sei figlia di Tessa e questo è il tuo meglio?»
Io mi presi il pugno nella mano e corrugai le sopracciglia quando Matt cominciò a parlare.
«Pensa a tuo padre Ella, ai colpi che riceve e che tu ogni notte senti. Ricostruisci nella tua testa il suo dolore, la sua paura e riversala nella tua forza. Lui ha le mani legate piccola, non può farci niente, ma tu si, tu sei libera»
Il mio cuore prese a battere con forza e sentì come se il sangue corresse più velocemente del solito nelle mie vene.
Strinsi un pugno ricordando le grida di mio padre e presi un respiro, scagliai un pugno a Matt e lui lo parò con facilità. Sorrise e mi ricordò quello dell'uomo dal viso familiare  che spesso colpiva Drake alle spalle.
Cominciai a prendere a pugni il ragazzo dimenticandomi di chi avessi realmente davanti, le lacrime mi bruciarono la pelle.
Gli mollai un calcio nella costola e chiusi gli occhi trovandomi dietro di lui, sentivo ogni muscolo formicolare, il mio corpo era caldo e mi fermai sentendo l'adrenalina scendere.
Guardai Matt alzarsi e guardarmi stupito.
«Wow»
La testa mi girò e mi appoggiai al ragazzo, lui mi accarezzò la schiena stringendomi a se.
«Credo che tuo zio si sia sbagliato sul tuo conto, sei un Angelo a tutti effetti piccola»
Mi separai da lui e mi voltai cominciando a tossire, un gusto metallico mi tornò in bocca. Un aria fredda si alzò davanti a me e qualcuno mi prese i polsi, gli occhi di mia madre si fermarono nei miei e io mi voltai coprendomi la bocca.
La testa mi girava più del solito e il petto mi bruciava confondendosi con il battito accelerato del mio cuore, correva tanto forte da farmi male.
«Ella»
Non riuscivo a smettere di tossire, sentivo il sangue caldo sporcarmi le mani fredde, non riuscivo a capire chi mi stesse chiamando o chi mi avesse presa in braccio.
Mi sentivo male, le immagini di mio padre mi tornarono alla mente, forse gridai, ma non ne fui sicura.

Aprì gli occhi a fatica, mi alzai a sedere e guardai le lucine colorate delle decorazioni illuminare il camino di pietra dalla parte opposta della stanza.
Mi sfiorai il petto con la mano e notai delle garze avvolgermi entrambi gli avambracci. Mi guardai intorno e mi resi conto di essere nel salotto. Mia mamma e Matt dormivano uno accanto all'altra sul pavimento, Phil era seduto scomodamente in fondo al divano e russava appena. Mi spostai la coperta dalle gambe sentendo caldo e mi chiesi quando mi fossi tolta la felpa. Jeremy e Kyle erano sdraiati sul tappeto, i capelli scuri e mossi di entrambi gli nascondevano i visi assonnati.
Mi alzai e camminai a piedi scalzi verso la cucina. La testa ancora mi girava, ma riuscivo a stare in piedi senza problemi.
La grande entrata addobbata mi strappò un sorriso. Un rumore di pentole attirò la mia attenzione e piano aprì la porta della cucina.
Jhona era ai fornelli, un profumo di uova e succo di frutta mi invitò ad entrare.
«Tutto bene Ella?»
Chiese con la sua voce roca e scherzosa, io annuì e mi sedetti al bancone appoggiando i gomiti sul tavolo.
«Hai fame?»
Annuì ancora, lui mi porse un enorme piatto di uova e un grappolo d'uva gialla.
Rovesciò del succo arancione in un alto bicchiere trasparente e io lo ringraziai.
«Be hai bisogno di forze ragazzina»
Sorrisi e presi un chicco d'uva. Alzai lo sguardo verso il ragazzo e feci uno scatto indietro guardando una lancia aprirlo in due sotto un urlo agghiacciante.

Mi svegliai di soprassalto, tremavo e sudavo freddo. Mi portai una mano alla bocca per non gridare e cercai di calmarmi chiudendo gli occhi, una lacrima mi scese silenziosa sul viso e presto tornai a respirare normalmente.
Mi levai le lenzuola di dosso e raggiunsi il bagno della mia stanza, aprì l'acqua fredda e mi lavai il viso guardandomi allo specchio. Chiusi gli occhi ascoltando il mio respiro e esciugandomi uscì dalla camera sperando che mia madre fosse ancora in piedi.

DnaWhere stories live. Discover now