#43 Tessa

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Dylan mi aveva lasciata un altra volta sola.
Alzai lo sguardo da terra e mi sforzai di alzarmi da quella poltrona, mi sentivo pesante. Chiusi gli occhi e presi un respiro sentendo le mie labbra ormai secche, ci passai la lingua sopra e aprì la mano guardando quel piccolo anello.
Il diamante rifletteva elegante la luce smorta del vecchio lampadario, invogliandomi sempre di più a guardarlo.
Me lo portai in tasca e levai un altro sospiro riempendo il silenzio di quella stanza. Uscì da li e mi accorsi della tranquillità che regnava, la luce del sole filtrava attraverso le vetrate dell'ingresso e mi stupì fosse già mattina.
Raggiunsi il bagno accanto allo studio e mi chiusi a chiave dentro aprendo il rubinetto dell'acqua fredda.
Non mi degnavo neanche di guardare il mio riflesso, se mi sentivo morta dentro non volevo immaginare come apparissi fuori.
Mi lavai il viso sentendo il trucco appiccicarsi ovunque, presi più sapone e con dell'altra acqua mi lavai meglio, forse standoci più del dovuto, chiusi il rubinetto e cercai l'asciugamano alla cieca asciugandomi il viso.
Abbassai le mani ed eccomi li, in piedi con gli stessi vestiti da due giorni, con i capelli spenti e l'aria di chi a sbattuto la porta in faccia al cuore.
Provai a sorridere, ma il risultato fu dei peggiori, scossi la testa e sentì bussare.
«Ora esco»
Dissi, mi portai due dita alla gola e mi accorsi che la mia voce fosse cambiata leggermente.
Abbassai lo sguardo e mi levai la giacca legandomela in vita, aprì la porta e incontrai il viso di Aston.
«Ah ciao»
Lo salutai, lui mi fece un sorriso e mi porse un cambio, alzai un sopracciglio e lui cercò un mio sguardo.
«Ho incrociato Dylan per le scale, mi ha chiesto di darti questi»
Gli feci un cenno e mi portai i capelli all'indietro.
«Ti consiglio di farti la doccia qua, sopra è un po' affollato stamattina»
Annuì e sorrisi meglio che potessi.
«Grazie per il consiglio»
Lui mi fece un cenno e sparì nella stanza a pochi metri di distanza, tornai dentro e annusai quei vestiti puliti, si sentiva che in assenza di Matt era stato Dylan a fare il bucato.

Mi abbandonai quasi un ora sotto a quella doccia, e ci impiegai altrettanto ad asciugarmi i capelli, forse Matt aveva ragione, ora erano davvero diventati troppo lunghi.
Uscì sistemandomi meglio quella maglia corta nera e mi ravvivai i capelli ancora tiepidi. Mi lisciai i pantaloni a vita alta scuri che portavo e sistemai meglio quel coltello infilandolo nella vita dei pantaloni.
Raggiunsi lo studio di Aston ed entrai senza bussare, i suoi occhi si alzarono incontrando i miei e alzai un sopracciglio guardandomi intorno.
«Annullami»
Dissi dopo qualche secondo, lui si alzò in piedi e fece il giro della scrivania appoggiandosi ad essa.
«Chi ti ha parlato dell'annullamento?»
Chiese stanco passandosi una mano sul viso, aveva l'aspetto di chi non dormiva da giorni.
«Che importanza ha?»
Lui prese un lento respiro e abbassò lo sguardo prendendosi qualche minuto.
«Okay, ma prima voglio che mi ascolti attentamente, niente atteggiamenti da arrogante o altro, mi sento obbligato a spiegarti cosa sia e ad elencarti le conseguenze di quello che mi stai chiedendo»
Io gli feci un cenno e lui strinse le labbra di rimando.
Annullamento, una follia che mi aveva proposto Ryan fin da subito, ma che io avevo rifiutato perché ancora credevo che un lieto fine ce l'avrei avuto anche io. Che stronzata.
Aston si sedette e mi invitò a seguirlo senza fare troppe storie.
I suoi occhi assonnati si posarono nei miei e io mi finsi attenta, non che non lo fossi realmente, ma qualunque cosa mi avesse detto non mi avrebbe fatto cambiare idea in ogni caso.
«Fondamentalmente l'annullamento non è altro che un "pulsante" di cui voi Angeli potete usufruire. Questo è grazie ad una componente minima presente nel siero che vi è stato iniettato, che, portata ad un livello maggiore può alleviare la vostra mente...»
Lasciò la frase in sospeso e io mi accorsi della mia espressione confusa, non aveva nemmeno cominciato che già avevo perso il filo.
Lui prese un respiro e alzò un secondo gli occhi al cielo proseguendo senza dare peso ai miei sguardi.
«...ti faccio un esempio, quando hai male alla testa prendi una pastiglia cosicché il dolore che senti va man mano ad affievolirsi, ma non scompare, lui è li, solo in una forma più debole»
Annuì cominciando a capirci qualcosa di più, lui sorrise e si sfiorò i capelli distratto.
«E la stessa cosa fa questo "pulsante" a vostra disposizione, in breve, va a mettere in pausa la vostra mente, facendo si che le reali caratteristiche da Angeli sovrastino la vostra umanità. Ti porterà ad essere più Angelo che te stessa e questo molte volte ci ha visti obbligati a mettere fine alla vita di alcuni tuoi simili»
Abbassai lo sguardo e guardai le mie mani stringere forte la coscia, non sentivo dolore, ma la pressione era forte.
«È già stato eseguito su altri Angeli?»
Chiesi incuriosita corrugando le sopracciglia, lui mi fece un cenno e mi presi qualche secondo per pensarci.
«Tessa, non trovo sia la soluzione più semplice, forse avresti bisogno di più tempo per rifletterci su, soprattutto non conoscendo del tutto la tua vera natura»
Mi alzai in piedi e mi sfiorai il braccio alzando lo sguardo.
«Voglio sapere solo una cosa»
Lui annuì e io presi un respiro.
«Se la sensazione fosse simile a quando ho perso il controllo la prima volta»
La sua espressione si fece più seria e rimase nei miei occhi restando in silenzio, probabilmente in cerca delle parole giuste.
«Be, all'incirca, la sensazione di distacco che si suppone si abbia sia quella. Il tuo corpo lavorerebbe come un entità a parte, tu non sarai più padrona delle tue azioni, ne di ciò che ne conseguiranno»
Annuì lentamente e mi sentì afferrare per un braccio, alzai lo sguardo e incontrai le sue iridi verdi.
«Perderesti ogni contatto con la tua umanità, non ti importerà di chi avrai davanti se le cose degenerassero, perché in entrambi i casi l'Angelo che c'è in te sceglierebbe se stesso»

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