#16 Ella

1.4K 81 3
                                    

Rivolsi uno sguardo a zio Aston e notai che i suoi occhi erano già su di me. Mi guardava attento, come se si aspettasse che la prossima mossa l'avrei fatta io.
Mi fece un cenno e seguì la direzione del suo sguardo.
«Cazzo!»
Gridò zio Dylan rovesciando qualche bicchiere sul bancone mettendosi poi le mani tra i suoi ricci biondi. Guardava in basso, perso nei suoi pensieri confusi probabilmente rivolti alla mamma.
Notai poi Matt alzarsi e massaggiarsi il collo con una leggera espressione infastidita in faccia.
La porta dell'entrata si chiuse con violenza e sussultai abbassando lo sguardo.
«Partirà»
Disse Aston spezzando il silenzio e accavallando le gambe, corrugai le sopracciglia e mi portai una ciocca ribelle di capelli dietro l'orecchio.
«Sarebbe stupido»
Commentò Matt strofinandosi le mani sulla maglietta per pulirsi dal sangue.
«No, sarebbe stato stupido non spararti»
Rispose ancora Aston alzando un sopracciglio, sorrisi e alzai lo sguardo su Jeremy che mi fece un cenno sparendo nel corridoio.
Matt fece un passo avanti aprendo la bocca per parlare, ma lo zio si alzò in piedi prendendo la parola per primo.
«Nessuno dice a quella ragazza cosa deve fare, soprattutto vista la situazione. Ora sa come trovare mio fratello, niente la tiene più qui, se fossi in voi mi preparerei, appena Tessa varcherà il confine verrà sparso molto sangue»
La sua voce roca e maschile mi diede una nota di preoccupazione, era risaputo che il tono di Aston era calmo e pacato, ma avevo la sensazione che da domani, sarebbe stato un miracolo anche se solo uno di noi si fosse svegliato.
«Perchè?»
Chiesi all'improvviso attirando l'attenzione di tutti, Matt corrugò le sopracciglia e io mi levai il cappotto di dosso.
«Perché, cosa?»
Domandò confuso. Io mi passai la lingua sulle labbra e presi un respiro, volevo dire troppo in una sola frase e questo mi stava mettendo in difficoltà.
«È da quando siamo qui che sento sempre la stessa frase, ogni volta che la mamma tenta di uscire da questa casa, voi non fate altro che riportarla dentro con la forza, sembra quasi che la teniate prigioniera»
Gesticolai sentendomi guardata da troppi occhi, alzai di nuovo lo sguardo su Matt, che annuendo perplesso si portò una mano tra i capelli.
«Ella...»
«Non è semplice da spiegare»
Corrugai le sopracciglia aspettando una nuova scusa da uno di loro, poi Aston mi mise una mano sulla spalla e mi spinse lentamente fuori dalla stanza.
In silenzio, sotto il brusio degli altri Angeli, superammo l'entrata fino a raggiungere lo studio.
Mi fece entrare e chiuse la porta alle sue spalle rivolgendomi uno sguardo.
«Perché mi hai portata qui?»
Chiese portandomi le mani dietro alla schiena, lui si sedette dietro la scrivania e si guardò intorno forse aspettando qualcosa.
«Ella posso farti una domanda?»
Io annuì, mi indicò la sedia davanti a lui, ma preferì rimanere in piedi al centro della stanza.
«Tu sai cosa sono gli Angeli?»
Io corrugai le sopracciglia confusa, le sue iridi verdi splendevano fisse nelle mie, abbassai lo sguardo per qualche istante e risposi lentamente.
«Sono persone dotate di una forza superiore, che allenate possono diventare vere e proprie armi. Il loro corpo li protegge da qualunque arma, anche se recentemente si è scoperto che non sono immortali»
Aston sorrise e io mi fermai.
«Non voglio la spiegazione scritta sui miei appunti, voglio sapere se sai cosa siamo realmente»
Guardai il suo viso perplessa e dopo qualche secondo di silenzio si alzò in piedi aprendo la spessa tenda alle sue spalle, si mise a guardare fuori e io mi sporsi notando mia madre litigare con Matt in giardino.
«Non capisco»
Ammisi avvicinandomi alla vetrata impolverata.
«Quello che ti ha detto Jhona poco fa non è del tutto falso, non è semplice spiegare il perché della situazione in cui viviamo»
Smisi di guardare il suo profilo e mi concentrai a guardare la scena dei due litiganti.
«Mettiamola così, ai tuoi occhi Tessa è tua madre, cioè una persona, giusto?»
Io annuì ancora dubbiosa sul suo discorso.
«Ma agli occhi degli altri lei non è altro che un assassina, un pericolo, qualcosa di non umano che va distrutto, e sai perché?»
Gli rivolsi uno sguardo e notai fosse tornato serio.
«Perché le persone hanno paura Ella»
«Ma la mamma non fa paura, è solo una...persona»
Mi affrettai a dire ricadendo sull'ultima parola, ora capivo, io vedevo tutti come semplici persone, mamma, Matt, Jhona, li avevo sempre guardati come loro si erano mostrati, senza ricordarmi di cosa fossero capaci.
«Dal tuo silenzio deduco che tu abbia percepito a cosa mi riferissi, ma devi sapere una cosa Ella. Quella che stanno cercando là fuori, non è tua mamma, ma sei tu»
«Io?»
Chiesi tornando nei suoi occhi, lo zio annuì e io feci un passo indietro.

DnaWhere stories live. Discover now