#58 Tessa

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Guardai il corpo di Jhona a terra e mi portai una mano alla bocca sentendomi male. Mi voltai notando Ella e Drake sostenere insieme il peso stanco di Ryan.
Aston mi si avvicinò con uno scatto e guardai il taglio sul suo labbro rimarginarsi velocemente.
«Prendiamo un furgone e andiamocene»
Suggerì fermandosi un attimo sul corpo del ragazzo e su quello di Phil steso malamente nel furgone alle mie spalle.
Annuì e cercai di separare Matt da Jhona per raggiungere il furgone più vicino.
«Matt ti prego andiamo»
Lo pregai trascinandolo via da li, lui si alzò pulendosi il viso con il braccio e io gli presi la mano cercando di convincerlo a seguirmi.
«Non possiamo lasciarlo qui»
Disse guardandosi le spalle.
«Dobbiamo Matt, ci ammazzeranno tutti altrimenti»
I suoi occhi mi guardarono assenti e incontrai lo sguardo di Aston che ci supplicava di muoverci.
«Dove lo vuoi seppellire?»
Chiesi velocemente cedendo, lui mi fece un mezzo sorriso e indicò il bosco.
Mi affrettai a raccogliere le armi degli agenti a terra e consegnai due pistole e un pugnale al ragazzo.
«Sbrighiamoci»
Lui annuì e io con uno scatto raggiunsi gli altri che nel frattempo avevano già messo in moto il furgone.
«Aston voi andate, fermatevi a tre motel da qui, noi vi raggiungeremo»
Il ragazzo mi guardò per qualche secondo in silenzio e poi abbassò lo sguardo annuendo una volta.
«Fate attenzione, probabilmente ne arriveranno altri»
Mi avvertì accelerando e alzando polvere lo guardai allontanarsi.
Tornai da Matt e rimasi ferma ad osservarlo caricare il corpo di Jhona sul furgone.
«Ti do una mano con gli altri?»
Chiesi, lui scosse la testa e io andai a cercare una pala da qualche parte sul retro della casa.
Aprì il garage e notando i corpi a terra ipotizzai potesse essere passato Aston, mi feci largo tra quei cadaveri prendone a calci qualcuno, cercai una pala e la trovai tornando velocemente da Matt.
Passai davanti all'entrata principale e sentì dei passi e qualche finestra andare in frantumi all'interno, rivolsi uno sguardo a Matt incontrando i suoi occhi trasparenti, rimasi un attimo a riflettere e ricordai chi fosse salito sul furgone, se potesse mancare qualcuno all'appello.
«Dylan!»
Ricordai all'improvviso lasciando cadere la pala terra, mi precipitai all'interno sentendo il cuore minacciare alla cassa toracica di uscire da li a pochi secondi, Matt salì al piano di sopra e io mi fiondai prima in cucina, nel giardino sul retro e poi ancora in salotto e in camera di Aston, aprì la porta dell'ufficio e mi sentì mancare trovando Dylan steso a terra.
«O mio Dio Dylan!»
Lo raggiunsi accucciandomi su di lui, spostai il suo corpo e mi dimenticai per un momento come si facesse a respirare.
Gli sfiorai il viso e quel buco nel petto che gli aveva portato via il cuore.
«NO...no no no no»
Gli posai una mano sul petto e mi sedetti a cavalcioni su di lui.
Lacrime calde mi rigarono il viso e io gli accarezzai una guancia chiudendogli gli occhi.
«Non è giusto...»
Sussurrai sentendomi male, la testa mi esplodeva e il cuore batteva talmente veloce da provocarmi dolore, qualcosa mi bloccava la gola e a stento riuscivo a respirare.
Mi accucciai su di lui sfogando quel pianto che sembrava avermi messa al tappeto. Appoggiai il viso sulla sua spalla e avvertì ogni suo muscolo rigido e freddo.
«Non te ne puoi andare, non lasciarmi sola Dylan...»
Un singhiozzo mi interruppe.
«Ti prego»
Continuai stringendo forte i suoi ricci biondi tra le dita.
Cominciai a gridare pregando il silenzio di uccidermi adesso, mi tornò alla mente ogni istante passato con lui, ogni serata spesa a parlare di cose inutili davanti ad una bottiglia di vodka. Più cercavo di dimenticare, più ogni ricordo con lui sembrò invadermi come un fiume in piena e più questo succedeva più io mi sentivo stanca, incazzata con me stessa per non essere riuscita a proteggerlo come avrei dovuto.
«Tessa...»
Alzai lo sguardo su Matt, che in piedi sulla soglia si lasciava sorreggere dallo stipite. I suoi occhi si posarono sul corpo di mio fratello e io distolsi lo sguardo tornando a piangere come una bambina.
Mi tornò ancora in mente la sua voce e il suo sorriso che riusciva sempre a migliorare una giornata storta.
La mano di Matt mi accarezzò lenta la schiena e mi alzai a sedere all'improvviso sentendo un lamento provenire dalla stanza. Mi alzai in piedi attenta e guardai oltre alla scrivania un agente sfiorarsi la testa dolorante.
Fermai Matt prima che potesse fare qualunque cosa e avanzai verso l'uomo sentendo la rabbia confondersi con il dolore.
Posai la pistola sulla scrivania e tesi la mano all'uomo, che senza pensarci la prese aiutandosi a tornare in piedi. Incontrai il suo sguardo, la sua faccia piena di lividi e il labbro spaccato, sorrisi e lui fece un passo indietro scontrandosi con il muro.
Gli rifilai un pugno sul naso e lo colpì ancora allo stomaco sentendo le ossa spezzarsi sotto i miei colpi. Gli tirai un forte calcio al polpaccio spezzandogli la gamba, un urlo gli bloccò il respiro e lo afferrai per i capelli evitando che potesse scivolare a terra. Gli feci sbattere la fronte sull'angolo della scrivania e lo lasciai cadere a terra con uno spintone.
Per qualche secondo rimase fermo, ma quando guardai la sua mano muoversi gli rifilai un altro calcio per girarlo, mi inginocchiai ed estrassi il taglierino dal mio anfibio.
«Giuro che troverò la tua famiglia e la farò a pezzi»
Gli sussurrai all'orecchio sentendo i suoi muscoli doloranti irrigidirsi.
«Ci vediamo all'inferno»
Aggiunsi con un sorriso tornando sui suoi occhi e gli tagliai la gola pugnalandolo al cuore consapevole che non sarebbe servito.
Aspettai qualche secondo e lasciai la presa sul manico fine del taglierino, mi alzai in piedi e guardai la mia mano sporca di sangue, non c'era niente che avrebbe potuto alleviare quel maledetto dolore che mi bruciava dentro.
Mi pulì la mano sui pantaloni cercando di non piangere ancora, ero incazzata, avevo la nausea e probabilmente la mia mente non voleva accettare che con Dylan fosse finita lì, niente più serate al bar, niente più risate e confidenze, mi sentivo completamente a pezzi.
Una mano mi strinse il polso e io fermai quel continuo sfregarmi sulla coscia.
Non riuscì nemmeno a guardare Matt in faccia.

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