#42 Dylan

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Quando mi resi conto del peso morto che ormai stavo sostenendo le alzai il viso e le asciugai le ultime lacrime, portandole i capelli umidi appiccicati sulle guance dietro le orecchie, le feci un cenno e lei sembrò reagire appena.
«Okay J, ascolta, torno subito va bene? Tu resta qui, non muoverti»
Lei mi guardò con ancora gli occhi lucidi e le lasciai un bacio sulla fronte aiutandola a sedersi sulla poltrona.
Cercai un ultima volta i suoi occhi, ma lei sembrava quasi completamente assente, mi si strinse il cuore a vederla ridotta così, non era da lei e questo complicava altrettanto le cose, con un scatto fui davanti alla porta, girai la chiave e uscì con la testa nel corridoio cercando con gli occhi Jhona, feci qualche passo avanti e lasciai la porta socchiusa corrugando le sopracciglia nel vedere tutto quel viavai davanti all'ingresso.
Fermai Jeremy e lui mi fece un sorriso storto alzando un sopracciglio.
«Hai visto Jhona?»
Gli chiesi, lui indicò il salotto e io gli diedi una pacca sulla spalla correndo in quella direzione.
Feci un cenno a Drake guardandolo intento ad aiutare Aston con dei punti da sutura per la spalla di Nathan, l'uomo sembrava essersi svegliato da una bella dormita, ma lo ignorai cercando Jhona con lo sguardo, lo trovai in fondo alla sala con un paio di coperte in mano.
«Ehi fratello, tutto okay con Tessa?»
Chiese alzando il mento per chiedere aiuto, gli presi le coperte e le appoggiai sullo schienale del divano, dallo sguardo che mi rifilò capì che non andavano messe li, ma ora niente era più importante di mia sorella.
«Jhona ho bisogno di te!»
Gridò Phil da infondo al corridoio, io chiusi gli occhi un secondo, afferrai le coperte e con uno scatto mi ritrovai in fondo al corridoio, lasciai le coperte a Phil e lui mi alzò un sopracciglio ringranziando a voce bassa. Tornai indietro e trascinai Jhona via da li, superai la cucina e mi fermai poco più in la.
«Qualcosa non va con Tessa?»
Domandò cercando un mio sguardo, ero davvero così sconvolto che mi si leggeva in faccia?
Annuì e guardai alle sue spalle che non passasse nessuno.
«È fuori controllo, sembra una morta vivente, ha cominciato a piangere e parlare velocemente, all'inizio non capivo nulla, ma poi mi ha detto che Drake non si ricorda di lei»
Rivelai agitato portandomi una mano sulla nuca, lo sguardo disorientato del mio amico non aiutava, ma io non sapevo che fare.
«Aspetta, non capisco, hai detto che Drake non si ricorda di Tessa?»
Io annuì incerto, non sembrava avere alcun senso anche per me, ma era questo che lei era riuscita a dirmi.
«È impossibile, come? Non ha senso»
«Già»
Risposi portandomi una mano sul viso.
«Quindi?»
Chiese attirando la mia attenzione, io alzai le spalle e incrociai lo sguardo di Drake in fondo al corridoio, alzò la mano come per un breve saluto e io lo ricambiai senza riuscire a sorridere troppo.
«Quindi niente, Tessa è distrutta, non si muove, non parla, sembra una bambola rotta a grandezza naturale. Non so cosa fare e come possa Drake averla dimenticata»
«Ma non può averla dimenticata, come sono uscito mi ha salutato come al solito, sa chi siamo tutti quanti, come fa ad essersi scordato della sua ragazza? Non è che Tessa ha qualche crisi da donne?»
Alzai le sopracciglia fulminandolo con lo sguardo e lui alzò le braccia in segno di resa, mi fece un sorriso e io scossi la testa nervoso.
«Senti, fammi un favore, avverti gli altri di non parlare con Drake di Tessa, spiegagli velocemente che succede, io vedo di gestire mia sorella in qualche modo»
Annuì e io sorrisi stringendogli la mano, lui mi diede una pacca sulla spalla e lo guardai allontanarsi.
«Ah, fallo visitare da Aston»
Dissi alzando appena la voce in modo che mi sentisse, lui alzò una mano, come era solito fare per far capire che avesse afferrato. Annuì e tornai nel piccolo salotto prendendo un respiro.
Entrai piano chiudendo ancora una volta quella porta, Tessa era seduta immobile, fissava il pavimento senza alcuna espressione in volto e mi sentì male per lei.
La piccola stanza senza finestre era circondata da una grande libreria ad angolo semivuota, tre poltrone intorno ad un tavolino in legno rotondo al centro della stanza e un tappeto dall'aria costosa posto sopra quelle piastrelle chiare. Nel complesso sembrava una strana forma di triste fotografia.
Mi avvicinai a lei e tornai ad accucciarmi cercando un suo sguardo, ma le sue iridi nocciola erano spente, fisse altrove, alla ricerca di un ricordo probabilmente, gli occhi erano ancora rossi, come le guance che davano colore alla sua pelle pallida.
«Ti va di spiegarmi con calma che è successo?»
Domandai scandendo bene ogni parola, lei tornò sui miei occhi e io sorrisi sfiorandole il mento.
«Niente sforzi J, solo se te la senti, okay?»
Lei aprì appena le labbra e la ascoltai prendere un respiro, ogni suo muscolo sembrava essersi arreso, non avevo mai visto Tessa così, nemmeno quando Drake era scomparso si era buttata giù tanto.
«Stavo parlando con Nathan, aveva cominciato un discorso che non riuscivo a seguire, forse perché solo lui sapeva di che parlava»
Corrugai le sopracciglia e mi sedetti nella poltrona accanto lasciandola parlare, la sua voce non era la stessa di sempre, ma andava bene, aveva reagito e già questo bastava.
«Poi ad un tratto è entrato Drake»
Si fermò appena pronunciato quel nome, prese un lento respiro e tornò a fissare il tavolino. Dopo qualche secondo chiuse gli occhi e li riaprì incontrando i miei, strinse qualcosa nella mano, ma non ci diedi peso.
«Avevo immaginato quel momento in tanti modi, come una tredicenne ai suoi primi film mentali, hai presente?»
Chiese sorridendo, forse per sdrammatizzare a modo suo, io annuì e risi appena seguendo il suono della sua voce.
«Ma lui non aveva idea di chi avesse davanti»
Disse sconfitta alzando una spalla e asciugandosi una lacrima caduta all'improvviso. Tirò su con il naso e alzò un altra volta una spalla.
«Fa schifo Dylan, fa schifo e fa male, non credevo potesse fare tanto male, ma invece mi sbagliavo, dio se mi sbagliavo...»

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