#53 Drake

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«Ancora?! La vuoi piantare? Non gira tutto in torno a te Jhons! Solo perché hanno fuso il cervello al tuo ragazzo non significa che dobbiamo sopportare le tue lamentele!»
Lei apre leggermente le labbra, la sua espressione cambia, alza la mano come per tirare uno schiaffo a Matt, ma invece lo afferra per la maglia spingendolo con violenza contro al muro.
«Lascia Drake fuori da tutto questo!»
Grida senza mollare lo sguardo, sembra distrarsi e lentamente si volta incontrando il mio sguardo confuso.

Aprì gli occhi e li richiusi ripetendo il movimento più volte. Il buio ancora mi avvolgeva e stanco decisi di voltarmi dall'altra parte e tornare a dormire.

«Perché sono innamorata di te Drake dannazione! Tu non hai idea di chi io sia e questo mi sta uccidendo! Non riesco più a guardarti, a parlare senza urlarti addosso e l'idea di non sapere come diavolo farti tornare da me mi sta letteralmente mandando fuori di testa!»

Mi alzai a sedere all'improvviso e ascoltai il mio cuore correre agitato, mi passai una mano sulla faccia e chiusi gli occhi sentendo la stanchezza pesare.

«Com'è possibile che non mi ricordi di te?»
Domando a voce bassa appoggiando la testa al muro alle mie spalle. Nonostante il male alla testa provo a coricarmi, ma come chiudo gli occhi mi sembra di averla davanti con la sua aria incazzata e delusa...
La porta della mia stanza si apre lentamente e nel buio distinguo la sua figura.
«Drake»
Mi chiama lei, non rispondo subito, ascolto i suoi passi avvicinarsi e torno a sedermi sentendo il letto abbassarsi.
«Che ci fai qui?»
«Non lo so»
Risponde sinceramente tenendo la voce al minimo.
«Non riuscivo a dormire»
Aggiunge, sorrido e mi levo di dosso quelle lenzuola stropicciate. Mi alzo dal letto e sento il suo sguardo seguirmi nel buio, mi porto una mano tra i capelli e chiudo gli occhi prendendo lunghi respiri cercando poi alla cieca la mia maglietta a terra.
«Te ne sei andata lasciandomi li come un coglione»
Gli faccio notare infilandomi la maglietta fredda, Tessa si alza raccogliendosi i capelli e io mi perdo a guardare la sua pelle chiara riflettere la luce pallida della luna; annuisce mettendosi una mano nella tasca degli stretti pantaloni della tuta.
«Cosa vuoi Rossa?»
Chiedo calmo cercando di capirla, il suo silenzio mi sta facendo innervosire eppure non voglio che se vada di nuovo.
«Niente che tu possa darmi»
Dice sforzando un sorriso e abbassando lo sguardo.
«Allora perché sei qua?»
«Perché ci sei tu»
Sono confuso e incontro i suoi occhi, mi avvicino e questa volta lei non arretra. Le prendo una mano e le sfioro il palmo con il pollice, salgo lungo il braccio, accarezzandole la pelle e i tatuaggi che la rendono l'Angelo più temuto di tutti.
Percorro la sua clavicola con le dita e proseguo con lo sguardo fino a fermarmi sulle sue labbra rosee.
«Non riesco a ricordare nulla di te, eppure c'è qualcosa che...»
Lascio la frase in sospeso, non so cosa è quella cosa che mi tiene li, ma la sensazione è simile a quella della notte scorsa, quando non riuscivo ad alzarmi dalla sedia.
Incontro le sue iridi e mi perdo a guardarle, quel colore puro e raro, un misto tra chiaro e scuro che a volte mi confonde la mente.
Mi abbasso leggermente, il mio naso sfiora il suo e mi accorgo che lei smette di respirare per un istante.
«Ho paura che se mi avvicinassi di più tu potresti andartene, sbattere la porta e allontanarti ancora una volta da me»
Sussurro ascoltando l'eco del mio respiro calmo nel buio.
«L'amore è dolore Drake»
Risponde con un sorriso, io corrugo le sopracciglia e le sue labbra lasciano sulle mie un bacio dolce.
«Fammi male Miller»

Una fastidiosa luce mi svegliò e io mi alzai a sedere passandomi una mano sul viso più volte. Mi levai il lenzuolo di dosso e sospirai guardandomi intorno, le prime luce del mattino illuminavano la stanza a strisce, passando indifferenti tra le vecchie persiane rovinate delle due finestre.
Scesi dal letto e afferrando la maglietta entrai nel bagno al piano inferiore, aprì l'acqua e mi sfregai il viso più volte. Afferrai l'asciugamo e notai un paio di pantaloni a penzoloni nel cesto dei panni sporchi, li raccolsi e li buttai dentro sentendo qualcosa di piccolo cadere a terra.
«Ma che?»
Guardai a terra e mi accucciai  sfiorando le piastrelle colorate con le dita alla ricerca dell'oggetto, notai un piccolo anello e lo raccolsi alzandomi in piedi.
Corrugai le sopracciglia e per un attimo mi sembrò di averlo già visto, aveva qualcosa di familiare, probabilmente era solo un normale anello di fidanzamento, infondo tutti sapevano com'erano fatti.
Mi tornò alla mente l'interno di una gioielleria, un uomo vestito elegante e nei miei pensieri galleggiò quella frase.
«È meraviglioso, speriamo che sia abbastanza folle da dire si»
Un continuo bussare attirò la mia attenzione.
«Esco subito»
Dissi guardando ancora una volta quell'anello.

DnaWhere stories live. Discover now