#20 Drake

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Con un calcio alla schiena fui spinto dentro una stanza buia, mi vennero levate le manette e presto fui di nuovo solo.
Una luce intensa si accese e io mi coprì gli occhi con il braccio, non ero abituato a tanta luce.
«Drake corri
Mi voltai, il cuore mi esplose nel petto, era Lei, era la sua voce.
«Tessa!»
Gridai cercando di guardarmi intorno, girai su me stesso più volte, fino a vedere una figura correre lungo il muro. Corrugai le sopracciglia e feci un passo avanti guardando il muro bianco cambiare, diventare più scuro.
«Rossa! Ti prego dimmi dove sei»
Mi portai una mano sul petto, il cuore mi batteva talmente forte da farmi male.
«Non vale! Hai barato
Ancora quella voce, ora sembrava quasi un eco lontano, guardai quella ragazzina correre lungo la parete e sparire all'angolo, feci un passo avanti e la parete si spense,
«Dai prendimi! Sei lento Drake
Mi voltai e sorrisi incontrando il suo viso nascosto da una lunga coda bruna. Allungai una mano, ma la parete si spense ancora, mi voltai e ancora una volta la vidi. Ora con i suoi lunghi capelli rossi, l'aria da stronza e quel vestito che tanto odiava.
«Sei un idiota»
Sorrise dandomi le spalle. Io non potei fare a meno di avanzare, cercai di afferrarla, ma la mia mano si fermò piatta su una parete fredda.
«Ma cosa?»
Corrugai le sopracciglia confuso e mi sentì chiamare ancora, sempre la sua voce, sempre la mia ragazza che sembrava irraggiungibile.
«Londra»
La sentì dire, mi voltai e guardai in lontananza la sua figura seduta dietro le sbarre, una delle sue mani afferrò un po' di terra e la fece scivolare tra le dita.
«Perché non Venezia? Dicono sia meravigliosa di notte»
Ascoltai la mia voce, anche se non ero io a parlare, scivolai lungo il muro e rimasi a guardarla. Allungò una gamba e io rimasi in silenzio.
«Mi piacerebbe guardare il mondo dall'alto, sai quella grande ruota panoramica che viene spesso immortalata nelle foto?»
Disse sorridendo e appoggiando la testa al muro dietro di se, sorrisi ricordando quel discorso, era uno dei tanti momenti vissuti nelle celle durante il nostro "ricovero".
«Immagina che meraviglia la su di notte...deve essere bellissimo»
Continuò, un rumore di uno sparo fece eco nella stanza, poi un grido, mi alzai in piedi girando su me stesso, per vedere ancora il suo viso da qualche parte.
«È davvero bella»
Mi fermai, davanti a me trovai Ella, stringeva forte la mia medaglietta e guardava Tessa quasi incantata, la sua voce così fragile e innocente mi fece venire un vuoto al cuore.
Lentamente avanzai, un passo dopo l'altro e mi ritrovai più vicino alla bambina.
Corrugai le sopracciglia e feci un passo indietro, tutto questo era già successo...
«Tutto questo è già successo»
Ripetei a voce alta dando le spalle a quel muro, davanti a me un altra parete si accese e vidi Tessa appesa ad una catena, aveva l'aria stanca e affaticata, sorrisi e scossi la testa.
«Lei non è qui...»
Continuai in un sussurro strozzato al nulla, mi inginocchiai sentendo la sua voce ripetersi all'infinito nella mia testa, le immagini di quello che avevamo vissuto insieme sembravano invadermi con violenza, scorrevano come un film facendomi esplodere la mente.
«Basta!»
Urlai mettendomi le mani tra i capelli.
«Basta, per favore, basta!»
Sentivo le lacrime bruciarmi la pelle, strinsi la presa sui capelli, il cuore mi scoppiava nel petto, il sangue circolava veloce e la sua mancanza mi stava uccidendo.
«La differenza tra me e te e che a me piace essere quella che sono!»
La sentì gridare nella mia mente, una lacrima mi percorse il viso e sorrisi ascoltano quel suono. Quella risata leggera e pura, che forse avevo ascoltato poco più di due volte.
Mi portai una mano sul petto, la testa mi esplodeva, portando continuamente a galla ricordi che credevo dimenticati, per un attimo mi parve di sentire il suo odore, quell'inconfondibile profumo di shampoo, caffè e sangue.
Tornai con le mani nei capelli e strinsi i denti.
«Lei non è qui!»
Ripetei sperando di liberarmi da quella tortura. Tornai ad aprire gli occhi fermando il mio sguardo sul pavimento chiaro, il suo tatuaggio mi tornò alla mente, mi sembrò di scorrere la mano su ogni centimetro della sua pelle, su ogni piuma, ogni linea e parola.
«Mi sei mancato Drake»
Disse dolcemente, lasciai cadere le braccia e sentì le lacrime scendere incontrollate, ricordando quell'abbraccio che mi aveva fatto cadere il mondo addosso. Era stato quel momento, quell'unico momento che mi aveva fatto rendere conto di quanto davvero amassi quella ragazza, probabilmente nel modo sbagliato in cui lo era sempre stato, ma che nonostante le litigate lo rendeva vero.
Un fischio infinito e fastidioso interruppe il filo dei miei pensieri, mi portai le mani sulle orecchie e corrugai le sopracciglia sperando che finisse, ma non ero sicuro che venisse da fuori, sembrava più provenire dalla mia testa.

DnaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant