#34 Tessa

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Ero certa che questa fosse la stronzata più grande che avessi mai potuto fare, ma la mia unica certezza si trovava all'interno di quel posto da cui non avevo fatto altro che scappare da una vita.
Mi era stata legata una benda sugli occhi e ora camminavo a fatica spinta da due uomini dal distintivo facile.
Sorrisi sentendo sotto ai miei piedi la ghiaia sostituirsi al cemento, delle sirene risuonarono forse una o due volte, il rumore metallico di un cancello automatico mi fece sorridere. Ero li, a pochi passi dal mio inferno personale.
«Cammina ragazza!»
Gridò un soldato strattonandomi il braccio e ridendo tra sé, alzai un sopracciglio e sentì la benda scendere appena. Avrei potuto liberarmi da quelle manette in qualsiasi momento e prendere a calci in culo quei due, ma avrei dovuto trattenermi ancora un po', giusto il tempo per ascoltare l'eco dell'elicottero tornare in cielo e pregai che a Matt non mancasse molto per raggiungermi.
Riuscì a distinguere il rumore di un viavai continuo, di porte di ascensori aprirsi e voci varie passarmi accanto velocemente. Non avevo idea di dove mi trovassi, ma di certo, non si avvicinava alla mia idea di posto per rinchiudere e torturare qualcuno.
«Entra»
Qualcuno mi spinse e io presi un respiro calmandomi, la mano di Hunter mi accarezzò un braccio e presto mi invitò a fare qualche passo indietro, sentì le sue labbra avvicinarsi al mio orecchio e le sue dita spostarmi lentamente i capelli indietro.
«Tieni duro Ragazza»
Disse a voce bassa, sorrisi e gli feci un leggero cenno sentendomi improvvisamente stretta dentro quell'ascensore.
Mi passai la lingua sulle labbra e chiusi gli occhi sentendo inevitabilmente l'ansia crescere. Un leggero suono mi risvegliò dai miei pensieri e uscimmo tornando a camminare su un pavimento probabilmente troppo incerato.
La mano di Hunter mi teneva tranquilla, appoggiata piano sulla mia schiena a volte mi spingeva per farmi aumentare il passo.
All'improvviso quel senso di sicurezza mi abbandonò, ma tornai a sentire il suo contatto appena dietro la testa.
«Che sta facendo?»
Domandò un soldato.
«Le levo la benda, mi sembra che ora non sia più necessaria»
Le sue mani esitarono qualche secondo sul nodo e mi chiesi se non ci fosse uno scambio silenzioso di sguardi in mezzo a quell'istante di silenzio che precedette l'eliminazione di quella benda.
Tornai a vedere e notai tante di quelle cose in una frazione di secondo che riuscì a dimenticare tutto quando dentro a quel grande ufficio rividi quei due occhi scuri in cui tanto avevo riposto domande.
Il suo sguardo si abbassò e io corrugai le sopracciglia accorgendomi di Hunter intento ad aprire le manette.
Quando tutti lasciarono la stanza chiudendosi la porta alle spalle non potei non sorridere ironica, Nathan tornò sui miei occhi e appoggiandosi alla scrivania incrociò le braccia al petto.
«Ti ho cercata in tutto il mondo Tessa, ho sparpagliato uomini ovunque alla ricerca di una sola traccia di te e poi, quando perdo le speranze mi arriva una chiamata improvvisa che tu stai per arrivare qui. Assurdo, non trovi?»
Smisi di massaggiarmi i polsi e alzai il mento ancora schifata, mi sembrava di avere un dejavù, solo che questa volta, al posto di Ryan mi ritrovavo davanti Nathan.
«Ti è andata via la voce piccola?»
Alzai un sopracciglio e presi un respiro.
«Perché?»
Chiesi infine confusa, volevo sapere, capire cosa gli avessi fatto tanto di male per far si che mi buttasse tra le braccia della morte un anno fa.
«Perché cosa?»
«Perché ci hai venduti tutti Nathan, valgo così poco per te?»
«Tu mi hai dimenticato Tessa!»
Gridò sovrastando le mie parole, feci un passo indietro e lui tornò a respirare calmo, si portò una mano tra i capelli e abbassò lo sguardo tagliando il silenzio con un sospiro.
«Di che stai parlando?»
Domandai confusa. Lui sorrise e scosse la testa rivolgendomi uno sguardo, i suoi occhi scuri sembravano vagare nei miei in cerca di qualcosa.
«Al campo non ho fatto altro che proteggerti, senza di me non saresti durata due giorni, ti ho dato il mio cibo, le mie coperte, ti ho detto dove nasconderti e come curarti in caso di ferite per non farti uccidere! E cosa ho ottenuto in cambio? Il tuo sguardo che mi fissava immobile mentre i superiori mi portavano via, non hai alzato un dito, non ti sei mai presa la colpa per ciò che avevi fatto!»
Gridò puntandomi il dito, abbassai lo sguardo e ascoltai il mio respiro diventare incontrollato.
«Avevo dodici anni Nathan, non sapevo quello che facevo, la paura mi teneva ferma, non ti avrei mai lasciato andare se non fosse stato per...»
«Per?! Per cosa? Tessa non mi hai mai cercato, non ti sei mai chiesta dove fossi? O che cosa mi avessero fatto?»
Alzai le sopracciglia e feci qualche passo avanti.
«Non osare Nathan! Io ti ho cercato ovunque, ho rischiato la mia vita per trovare anche solo un indizio per cominciare. Mi sono beccata mesi di torture per essere stata presa a girovagare nelle celle sotterranee di notte! Una volta fuori dal campo non ho fatto altro che spendere il mio tempo sul computer, cercando un qualsiasi cosa che mi avesse dato una speranza! Io non ho mai smesso di cercarti, nemmeno quando Matt mi ha portato da te. E a essere sincera, non credo di averti ancora trovato davvero»
Gli presi il polso abbassandogli la mano, i suoi occhi erano lucidi e io mi sentivo sul punto di esplodere. Scossi appena la testa senza separare i nostri sguardi.
«Non ho fatto altro che avere incubi da quando te ne sei andato, l'intero campo mi si è rivoltato contro quando ti hanno portato via, non hai idea delle notti che ho passato nascosta in qualche buca per evitare di essere accoltellata nel sonno. Mi sembra abbastanza come punizione, non credi?»
Lui abbassò lo sguardo e io mi allontanai facendo qualche passo indietro.
«Eri la mia migliore amica Tessa, io ti amavo, forse nel posto e al momento sbagliato, ma credimi, ho detestato sapere che tu alla fine avevi scelto Drake!»
Ringhiò tirando un pugno sulla scrivania.

DnaWhere stories live. Discover now