#10 Ella

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Riuscì ad alzarmi senza problemi, mamma mi lasciò la mano e Aston mi sfiorò la spalla, mi spostai guardandolo con disprezzo e abbassai lo sguardo ignorando il suo.
«Devi farti controllare Ella»
Disse severo quasi pretendendo il mio rispetto, la sua mano mi sfiorò il braccio e io indietreggiai ancora di un passo.
«Non toccarmi»
Sputai fredda passandomi la lingua sulle labbra doloranti.
«Stammi lontano»
Aggiunsi stringendomi una coscia con la mano, mi sentivo indolenzita e ancora qualche parte del mio corpo sembrava formicolare.
Sentivo di detestare quell'uomo come mai avevo fatto fin ora, le sue iridi verdi brillarono e io distolsi lo sguardo spostandomi i capelli.
Mi passai una mano sul viso e alzai lo sguardo verso gli Angeli di fronte a me, mi guardavano preoccupati, li ignorai e cominciai a camminare verso casa.
Ero stufa, stanca di essere il problema di tutti.
«Ella fermati»
Presi un respiro e ascoltai Matt, era l'unico oltre a mia madre a riuscire a farmi sentire normale, non sembravo un peso accanto a lui.
«Sei ferita»
Alzai il mento e chiusi gli occhi. Non sapevo se muovermi, rispondergli o restare semplicemente ferma. Volevo Drake, avevo bisogno di mio padre in questo momento come mai prima d'ora, ma non potevo permettermi quel lusso sfortunatamente.
Due braccia mi avvolsero le spalle e io sentì i capelli di Tessa confondersi con i miei.
Mi diede un bacio sul collo e io lasciai che quelle lacrime si confondessero con il suo profumo di bagnoschiuma.
«Dimmi che sai dov'è mamma»
Sussurrai sentendo una sensazione orrenda invadermi, sembrava debolezza mista all'angoscia.
Non la sentì muoversi e il cuore mi si spezzò facendomi un male cane.
Mi liberai dalle sue braccia e mi voltai incontrando gli occhi di mio zio. Verdi e intensi brillavano nella notte, non sembravano avvicinarsi minimamente alla tonalità cenere che vedevo negli occhi di mio padre.
«Tu lo sai dov'è!, ma non vuoi dirlo perché lo odi!»
Ringhiai puntandogli il dito. Aston non si mosse e io scossi la testa schifata.
«Io non so dove si trovi Drake, presumo che sia stato fatto prigioniero dal governo, data la sua scarsa puntualità»
Corrugai le sopracciglia incredula a quel tono sulla difensiva.
«Stai scherzando?!»
Gridò Matt avvicinandosi a me.
Mia madre gli si parò davanti e fermò il suo sguardo sugli occhi del ragazzo, Matt si sfiorò i capelli, i muscoli delle braccia gli tiravano e notai Tessa mettergli le mani sul petto.
«Non è il caso Matt»
Lui la guardò sconvolto e fece un passo avanti tornando con lo sguardo sullo zio.
«Non è il caso? Tessa quello ti ha torturata! Picchiata fino allo svenimento, aperta come fossi un cadavere da dissezionare, ti ha tenuta senza acqua e cibo per anni! Ti ha trascinata al campo quando avevi solo tredici anni per i suoi scopi! Hai ucciso per vivere, tutto per colpa sua!»
Gridò svuotandosi i polmoni, le mani mi tremarono e corrugai le sopracciglia inorridita sentendo quelle parole. Matt si voltò portandosi un pugno alla bocca e io feci un passo indietro sentendomi la bocca asciutta.
Scossi la testa e continuai a sostenere il suo sguardo sentendomi male.
«Cosa?»
Chiesi stupendomi di essere riuscita a parlare.
Il ragazzo rivolse uno sguardo a mia madre e lei sembrò bloccarsi. I suoi occhi nocciola mi fissarono in silenzio e abbassò lo sguardo mettendosi una mano tra i capelli.
Strinsi la medaglietta di mio padre con forza e alzai una mano pregando Matt di non dire un'altra parola.
Voltai le spalle a tutti e raggiunsi lo zio Dylan sul portico, lui mi prese la mano e mi portò dentro restando in silenzio.

Il vapore del thè caldo al limone si disperse intorno a me, appoggiai i gomiti sul tavolo e lasciai che la testa pesasse sulle mani.
Una mano mi accarezzò la schiena e alzando appena lo sguardo riconobbi i ricci biondi di Dylan.
Una sedia si spostò strisciando sulle piastrelle chiare e io mi morsi un labbro sentendo riaprirsi un taglio.
«Certe cose sono difficili da spiegare ad una bambina»
Io mi sollevai appoggiando le mani sulle gambe, incontrai gli occhi scuri di Dylan, e mi domandai dove quel ragazzo assomigliasse a mia madre.
«Lo so...ma non sono più piccola»
Lui annuì e si passò una mano sul viso squadrato grattandosi il naso.
«Sai Ella, a volte decidiamo di tenerci dentro delle cose per proteggere chi amiamo, come te, quando non hai detto niente sui tuoi incubi. Hai voluto tralasciare una parte molto pesante per non far star male nessuno, ed è coraggioso»
Io sfiorai la tazza bollente e sentì le dita bruciare.
«Anche perché nessuno avrebbe potuto fare molto»
Ammisi alzando una spalla e guardando il liquido ambrato muoversi appena.
Dylan sorrise e appoggiò un gomito sul tavolo.
«Nessuno ha il potere di cambiare il passato Ella, se Tessa ti avesse raccontato quello che le fosse successo tu che avresti potuto fare?»
Chiese alzando un sopracciglio,
«Niente»
Mormorai alzando lo sguardo, lo zio annuì e io capì. Come avevo fatto con una parte dei miei incubi la mamma aveva fatto con il suo passato.
«Ma come si fa a nascondere una cosa del genere? Insomma, lui ha sempre girato per casa...»
Domandai fermandomi su un punto che ancora non mi tornava.
«Si chiama perdono Ella»
Io annuì piano e strinsi la tazza bianca spostando il mio sguardo sul tavolo.
«Quindi anch'io dovrei perdonare lo zio?»
Dylan strinse le labbra e alzò una spalla.
«Questo puoi deciderlo solo tu bambina»

DnaWhere stories live. Discover now