#24 Tessa

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Coprì meglio Ella con la coperta che Hunter ci aveva prestato e mi sedetti sul tavolino di legno guardando mia figlia dormire.
Era notte fonda, si sentiva russare l'uomo dal salotto, Aston entrò nella stanza e mi porse una bollente tazza di caffè.
«Quand'è successo?»
Domandai a voce bassa, il ragazzo si sedette sulla poltrona alle mie spalle e lasciò cadere le braccia sui braccioli.
«Che cosa esattamente?»
Rispose con un altra domanda. Spostai i capelli dal viso di Ella e mi chiesi come avessi fatto a non accorgermene.
«Parlo di Ella, quando ha ucciso la prima volta?»
Mi voltai verso di lui e mi raccolsi i capelli.
«Non lo so, non me l'ha detto»
Disse abbassando lo sguardo. Mi alzai e mi affacciai alla finestra incrociando le braccia al petto. Sentivo di aver fallito.
«Tessa, non fartene una colpa, nessuno se ne era accorto»
Sorrisi ironica e mi voltai lasciando cadere le braccia, i suoi occhi mi guardavano comprensivi e io non potei non distogliere lo sguardo.
«Ma io avrei dovuto»
Mi avvicinai a lui tornando a sedermi sul tavolino.
«Tu non lo sai, perché non l'hai mai fatto da quando sei stato trasformato, ma quando un Angelo uccide per la prima volta non si rende conto di quello che fa, però al suo interno scatta un qualcosa, come uno stimolo che ti porta ad apparire euforico, ti senti così vivo, che perdi il senno.
Poi tutto si spegne all'improvviso lasciandoti dentro solo una voglia assurda di provare di nuovo quella sensazione di assoluto controllo»
Mi sfregai una mano sulla coscia e spostai il mio sguardo su Ella.
«Percepisci il mondo in un modo diverso, cominci ad ascoltare cose che prima non credevi nemmeno di poter sentire, come il battito di un cuore a metri di distanza, la paura di una persona e persino il suo odore. È come se dal momento in cui uccidi il tuo cervello non riesce a pensare ad altro che al potere che ha avuto sulla morte»
Aggiunsi ricordando i centinaia di uomini che avevo ucciso quando ero riuscita ad evadere dalla cella. Mi tornarono alla mente le urla, gli spari e la rabbia di quel giorno.
Presi in mano la tazza per nascondere che tremavo, ma a forza di stringerla finì per romperla bagnandomi con il caffè e riempendo il tappeto di cocci.
«Calmati»
Presi un respiro e mi alzai uscendo con un scatto dalla stanza ritrovandomi sul portico. Mi strinsi nelle braccia e cercai di non piangere. Era palese da dire, ma mi sentivo persa senza Drake, a volte mi chiedevo se davvero ricordassi ancora la sua voce, oppure quella che immaginavo ogni tanto era solo quella di Aston o quella di Matt.
Appoggiai la spalla alla colonna e lasciai che quella maledetta lacrima scivolasse sulla mia guancia, avevo bisogno di lui, di averlo accanto. Forse avevo paura di dimenticarlo.
Ignorai quel groppo alla gola e chiusi gli occhi sperando di ritrovare il controllo. Non ero mai stata tanto debole prima d'ora.
«Lacrime?»
La voce roca e assonnata di Hunter mi fece sussultare, mi asciugai velocemente il viso, ma non mi voltai.
«Non avrei mai pensato che tu potessi piangere, sai perché?»
Abbassai lo sguardo e non risposi, non avevo voglia di parlare. Il legno sotto ai nostri piedi scricchiolò e avvertì i suoi passi farsi più vicini.
«Perché non avrei mai immaginato che tu potessi amare ragazza»
«Sembri sorpreso»
Azzardai alzando una spalla.
«Ammirato a dire il vero»
Si sedette sul primo gradino e sorrisi vedendolo in vestaglia, mi sedetti accanto a lui e allungai le maniche della maglietta che portavo per coprire le mani.
«Ammirato?»
Domandai confusa, Hunter sorrise e si mise a guardare la strada deserta.
«Di te ho sempre saputo lo stretto necessario, non mi sono mai permesso di andare ad indagare sul tuo passato, fino a quando non ho beccato Drake Miller a frugare negli archivi»
Gli rivolsi uno sguardo e sentì il mio cuore mancare un battito.
«Sono stato la prima persona a cui ha chiesto aiuto dopo essere riuscito ad evadere dalle celle dove lo teneva Ryan. Per questo non mi sono stupito più di tanto nel vederti tornare dopo tanti anni»
Presi un respiro e tornai a guardare la strada, ora capivo tutto quel lusso che avevo visto intorno a lui.
«Dimmi una cosa Hunter»
Dissi prendendo un respiro.
«Quante possibilità ho di tirare fuori Drake dai guai, senza che si accorgano che anche Ryan è sparito»
L'uomo mi rivolse uno sguardo, posando i suoi occhi stanchi nei miei. Mi osservava in silenzio, come se volesse prendere tempo.
«Forse qualche anno fa avrei detto con molta tranquillità anche cento, ma non sei più la stessa ora. Hai perso te stessa e tu lo sai meglio di me»
Abbassai lo sguardo e mi passai entrambe le mani sulle gambe, come per scaldarle, anche se in verità era solo un modo diverso per scaricare la tensione.
«Da cosa l'hai capito?»
Chiesi ingenuamente.
«Dalla tua gentilezza, non sei mai stata gentile, non ti sei mai presa il fastidio di preoccuparti per qualcuno e non hai mai dubitato tanto di te stessa da dover chiedere a me se potevi farcela»
Rispose sincero dandomi l'idea di essere dispiaciuto.
«Ho paura»
Dissi facendo un breve sorriso nervoso.
«Sono spaventata dall'idea di fallire, di perdere Drake, di dover crescere Ella da sola, perché io di una madre non ho niente. Mentre Drake sembrava essere nato per fare il padre. Avresti dovuto vederlo, ha protetto fin da subito quella bambina, se fosse stato per me ora sarebbe sotto tonnellate di macerie, o solo un ricordo ammassato tra i corpi degli altri Angeli»
Presi un lungo respiro e scossi la testa tornando a scaricare la tensione sfregandomi le mani sulle cosce.
«Sai cosa ho imparato dalla vita Tessa?
Che ognuno di noi è fatto a suo modo, non può imporsi di cambiare per andare a genio agli altri. E costringersi ad essere un altra persona non può far altro che portarti all'autodistruzione. Insomma, guardati. La più ricercata sicaria senza volto, ora trema e si piange addosso all'idea di esporsi di nuovo»
Gli rivolsi uno sguardo e lui mi fece un sorriso mettendomi una mano sulla spalla.

DnaWhere stories live. Discover now